L’Italia riconoscerà la Palestina come la Francia? Chi è contrario

Parigi riconosce la Palestina e porta a 157 i Paesi favorevoli; Roma rimanda il sì invocando cautele politiche e nodi giuridici ed economici, mentre riparte il dibattito sui due Stati

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Negli ultimi giorni lo fanno tutti, persino l’Inghilterra e, nella giornata di ieri, anche la Francia. Il presidente francese Emmanuel Macron, parlando all’Assemblea generale dell’Onu, ha annunciato che la Francia riconosce ufficialmente lo Stato di Palestina, per affermare che:

i palestinesi non sono gente di troppo sulla Terra.

Con la mossa di Parigi, il numero di Paesi che riconoscono la Palestina sale a quasi 160: ben 157 Stati membri Onu su 193. Solo 17 stati Ue su 27. Cresce però l’ondata di riconoscimenti senza precedenti da parte di nazioni occidentali che segna, finalmente, una svolta nella posizione dell’Europa sulla questione.

Purtroppo l’Italia, terra di pastarelle e di pranzi domenicali dalla nonna, non figura ancora tra questi Paesi e resta su posizioni che definiremmo, eufemisticamente, caute.

Mentre gran parte della comunità internazionale abbraccia il riconoscimento, nel nostro Paese si confrontano opinioni opposte:

  • le richieste di seguire l’esempio francese
  • la resistenza del governo attuale, allineato agli Stati Uniti.

Ma questo è il Governo. Sì, perché le piazze italiane intanto si riempiono di migliaia manifestanti, segno di una pressione popolare crescente su una politica che dovrebbe perlomeno ascoltare i cittadini – e che invece sposta il focus su sparuti facinorosi che hanno inquinato le proteste.

La Francia riconosce la Palestina: quanti Paesi hanno già detto sì

La Francia non è sola. Anche Regno Unito, Canada, Australia e Portogallo hanno annunciato formalmente il riconoscimento dello Stato palestinese. A loro si sono aggiunti poi Belgio, Lussemburgo, Malta, Liechtenstein e Nuova Zelanda.

A oggi sono 157 i Paesi su 193 membri dell’Onu che riconoscono il diritto dei palestinesi a esistere come Stato sovrano. È un dato importante, perché significa che oltre l’80% delle nazioni del mondo ha dato un riconoscimento formale alla Palestina.

In particolare, molti partner europei hanno fatto questo passo, invertendo una storica riluttanza. Prima di quest’ultimo summit Onu erano solo 12 su 27 i Paesi dell’Unione Europea ad aver riconosciuto la Palestina. Adesso potrebbero salire a 17 su 27, cambiando gli equilibri interni all’Ue.

All’appello mancano ancora alcuni attori di peso, Germania e Italia in Europa, la cui linea resta allineata a quella di Washington. Non a caso, il governo israeliano di Benjamin Netanyahu e gli Stati Uniti hanno reagito duramente a questa svolta: Netanyahu l’ha definita una “enorme ricompensa al terrorismo” all’indomani del 7 ottobre, e la Casa Bianca ha bollato la scelta di questi dieci governi occidentali come puramente “performativa”.

Israele e Usa a parte, per molti nel mondo, riconoscere lo Stato di Palestina è visto come un passo necessario per ridare slancio alla soluzione dei due Stati e riconoscere i diritti e le speranze del popolo palestinese che ogni giorno paga col sangue la colpa di vivere in un territorio visto come una terra promessa.

La Palestina è uno Stato giuridico? Cosa dice il diritto internazionale

Finora oltre 150 Paesi riconoscono la Palestina come Stato, ma sul piano giuridico la sua condizione resta particolare. Per questo bisogna andare indietro nel tempo di quasi 100 anni. Secondo la Convenzione di Montevideo del 1933, per definire uno Stato servono alcuni requisiti:

  • un popolo permanente su un territorio;
  • un governo effettivo;
  • la capacità di intrattenere relazioni internazionali.

La Palestina soddisfa questi criteri solo in parte. Esiste un popolo palestinese, con una forte identità nazionale. Ma il territorio che dovrebbe costituire lo Stato di Palestina è oggi in gran parte occupato da Israele e diviso in modo profondo.

In Cisgiordania, l’Autorità Nazionale Palestinese ha poteri limitati, spesso vincolati dalla presenza militare israeliana. A Gaza, invece, dal 2007 il controllo è passato al movimento Hamas, fuori dalla portata dell’Autorità Palestinese.

Riconoscere la Palestina è un atto politico

Il riconoscimento internazionale della Palestina ha soprattutto un valore politico e simbolico. Significa dire chiaramente che il popolo palestinese ha diritto a decidere del proprio futuro. È un modo per isolare le posizioni più estremiste del governo Netanyahu, pur sapendo che, da solo, questo gesto difficilmente cambierà nell’immediato l’atteggiamento di Israele o la drammatica realtà vissuta nei territori.

Sul piano diplomatico, riconoscere uno Stato porta con sé anche conseguenze pratiche: si aprono relazioni ufficiali, ambasciate, e si possono rivedere accordi esistenti, come per esempio quelli commerciali.

La Palestina ha ottenuto nel 2012 lo status di Stato osservatore non membro alle Nazioni Unite. Non è ancora riconosciuta da tutti, ma la stragrande maggioranza dei Paesi Onu la considera ormai lo Stato legittimo dei palestinesi, anche se oggi non può esercitare pienamente la sovranità sul proprio territorio.

Perché l’Italia non riconosce ancora la Palestina: chi è contro

L’Italia, sinora, è rimasta ferma su una posizione prudente. Il governo dice di sostenere ufficialmente la soluzione due popoli, due Stati, ma si rifiuta di riconoscere formalmente lo Stato di Palestina in questa fase.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che già nel 2014 era a favore della creazione dello stato di Palestina, a distanza di 10 anni ritiene che il riconoscimento al momento sia prematuro.

Di quale Stato palestinese stiamo parlando? Al momento c’è rimasto ben poco…

Domanda retorica della presidente del Consiglio, visto che Gaza è innegabilmente stata rasa al suolo.

A dar manforte è giunto poi il ministro degli Esteri Antonio Tajani, il quale ha ricalcato la posizione espressa anche dal presidente Usa Donald Trump, sostenendo che riconoscere ora la Palestina significherebbe “fare un regalo a Hamas”.

L’Italia rimane così allineata ai suoi principali alleati occidentali che hanno scelto di non compiere questo passo. Oltre a Washington, anche Berlino continua a negare il riconoscimento diplomatico alla Palestina.

Questa posizione, però, rende Roma sempre più isolata in Europa man mano che cresce il numero di governi Ue favorevoli al riconoscimento ufficiale di uno Stato palestinese.

Le forze di opposizione interne, dal canto loro, incalzano il governo a cambiare approccio. La segretaria del Pd Elly Schlein ha pubblicamente chiesto a Meloni “se non ora, quando?” nell’aderire al riconoscimento, dicendo anche che l’Italia rischia di trovarsi, come peraltro spesso accade, “dal lato sbagliato della storia”.