Raffaele Fitto commissario europeo, nomina a vicepresidente rinviata a data da destinarsi

"Sarò il vicepresidente esecutivo di tutti". Questo, in sintesi, il senso del discorso con cui Raffaele Fitto ha cercato di disinnescare le polemiche delle opposizioni sulla sua nomina a vicepresidente esecutivo con delega alla Coesione e alle Riforme

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 12 Novembre 2024 11:20Aggiornato: 12 Novembre 2024 14:17

Ha preso il via oggi l’audizione di Raffaele Fitto, ministro per gli Affari europei del governo Meloni, che la premier italiana ha candidato nel  nuovo esecutivo di Ursula von der Leyen. Le sinistre Ue hanno alzato le barricate contro una nomina che hanno ritenuto inopportuna e addirittura offensiva. A pesare non è stato tanto il curriculum di Fitto, quanto la sua appartenenza a Fratelli d’Italia, che in Europa fa parte di Ecr, il Gruppo dei Conservatori e dei Riformisti.

Nel suo discorso in audizione al Parlamento europeo, Fitto ha scelto parole rassicuranti spiegando che sarà il vicepresidente esecutivo di tutti e non di una sola parte politica. Ora si attende la conferma della nomina di Fitto.

I coordinatori della commissione Affari Regionali dell’Eurocamera hanno rinviato a “data da destinarsi” la valutazione dell’audizione di Raffaele Fitto come vicepresidente della Commissione Ue.

Le rassicurazioni di Fitto

“Voglio essere chiaro: non sono qui per rappresentare un partito politico. Non sono qui per rappresentare uno Stato membro. Sono qui oggi per affermare il mio impegno per l’Europa. Sono consapevole dei requisiti imposti ai membri della Commissione in base ai trattati e al codice di condotta. Se confermato, li rispetterò rigorosamente e agirò sempre e solo nell’interesse della nostra Unione e dei nostri cittadini. Sono anche consapevole che il ruolo di vicepresidente esecutivo comporta una grande responsabilità. Per la prima volta, a un vicepresidente esecutivo vengono affidati la coesione e le riforme”. Questa le parole di Raffaele Fitto nella sua audizione di conferma al Parlamento europeo.

“Circa la nostra astensione sul Next Generation Eu – ha aggiunto – posso dire che in quella fase avevamo dei dubbi sulla sua attuazione, ma era una posizione di attesa, non contraria. Se dovessi votare domattina sarebbe un voto favorevole”.

Sinistre europee contro Fitto

Liberali, Socialisti e Verdi hanno alzato un muro sulla nomina di Fitto: le sinistre temono che offrire un ruolo di peso a un esponente meloniano possa spostare eccessivamente a destra l’asse della Commissione. L’audizione nella commissione parlamentare Regi del ministro italiano candidato alla vicepresidenza dell’esecutivo europeo è avvenuta al culmine di tensioni e polemiche, sollevate anche da parte di esponenti italiani in Europa.

L’obiettivo principe delle opposizioni è quello (improbabile) del ritiro della nomina a vicepresidente esecutivo per Fitto. L’obiettivo secondario è il ridimensionamento delle deleghe. Ma si tratta anche di uno stallo tecnico: qualora non riuscissero nell’operazione di sabotaggio, le sinistre punterebbero a spingere la presidente della Commissione a dare un segnale di equilibrio che rassicurasse sulla presenza di un membro di Ecr in una maggioranza costituita da Ppe, S&D, Renew e Verdi.

La spagnola Iratxe Garcia Peres (capogruppo di S&D) ha portato avanti un estenuante giro di consultazioni con gli altri capigruppo, e con la stessa von der Leyen, per cercare spiragli per una mediazione.

Le sei vicepresidenze esecutive

Sono sei le vicepresidenze esecutive proposte a metà settembre da Ursula von der Leyen per la nuova Commissione, quattro donne e due uomini: la spagnola Teresa Ribera (Green Deal), la finlandese Henna Virkkunen, il francese Stéphane Séjourné (Industria), la estone Kaja Kallas, la romena Roxana Minzatu e l’italiano Raffale Fitto, che è vice presidente esecutivo con delega alla Coesione e alle Riforme.

“Porre sullo stesso piano Fitto e Ribera è inaccettabile, l’accordo del Ppe era con le forze pro-europee, come i socialisti e i liberali, e Ribera è una socialista. C’era un accordo tra popolari e socialisti e deve essere rispettato”. Così ha tuonato Iratxe Garcia Peres, riferendosi alla minaccia dei Popolari di far cadere la candidata spagnola se venisse bocciato l’italiano.

Ma la polemica ha investito anche, e soprattutto, il patriota ungherese Varhelyi sul quale il giudizio è stato rinviato a mercoledì 13 novembre.

Il rischio di un effetto domino

La nomina di Fitto ha scatenato veti e richieste di concessioni reciproche. Se Verdi e Liberali si sono mostrati nettissimi nel loro niet, tra i Socialisti è andata in scena una spaccatura. Difficile, in particolare, la posizione del Pd lacerato fra la repulsione per un candidato di Ecr e l’imbarazzo all’idea di respingere un candidato italiano.

Ma tratta di un gioco più grande della persona di Fitto: una sua eventuale caduta in seguito all’audizione, rischierebbe di far cadere a cascata tutte le altre cinque nomine.