Perché Margaret Thatcher è detta Iron Lady: il rapporto con la Regina Elisabetta

Margaret Thatcher ha segnato un'era della storia inglese, al punto da darne il nome. La sua figura è però discussa ancora oggi. Ecco perché e cosa ha fatto

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Se oggi si domandasse a un inglese che ha almeno 40 anni quali sono le donne che più hanno inciso sulla storia del suo Paese, sarebbero due i nomi in cima alla lista: la Regina Elisabetta e Margaret Thatcher. La prima è una sovrana, mentre la seconda è stata “soltanto” un primo ministro, la prima donna a ricoprire tale incarico.

Fu una politica talmente importante e influente da dare vita a una corrente di pensiero e di azione detta “thatcherismo”, una fusione fra conservatorismo e neoliberismo, e da essere soprannominata “Iron Lady” (“Signora di ferro”). Il periodo degli Anni Ottanta nel Regno Unito è detto inoltre “era thatcheriana”. Ma perché Margaret Thatcher fu così importante?

La carriera politica di Margaret Thatcher

Come i più grandi protagonisti della storia, anche la Thatcher coltivava gli interessi culturali più vasti. Prima di diventare avvocato, era una ricercatrice chimica. Le porte della politica le si spalancarono nel 1959, quando fu eletta al Parlamento in rappresentanza del sobborgo londinese di Finchley. Undici anni dopo, il primo ministro Edward Heath la nominò Segretario di Stato per l’Istruzione e la Scienza. Nel 1975 la Thatcher sconfisse proprio Heath nelle elezioni della leadership del partito conservatore, diventando capo dell’opposizione e prima donna a guidare un grande partito politico nel Regno Unito.

La sua fama come politica decisa e poco disponibile ai compromessi la portò alla grande svolta della sua carriera. Nel 1979 vinse le elezioni generali, diventando primo ministro. La sua visione della Gran Bretagna era talmente chiara e impellente che la Thatcher non perse tempo. Mise subito in atto iniziative politiche ed economiche volte a combattere la recessione che aveva colpito il Paese e causato un grande e diffuso malcontento popolare. L’obiettivo primario era contrastare l’elevata disoccupazione inglese.

Nell’elaborazione della sua strategia economica e politica, la leader conservatrice prese ampiamente spunto dall’esempio del presidente americano Reagan (e definito “Reaganomics”). Cominciò dal settore finanziario, attuando una decisa deregolazione, e rese più flessibile il mercato del lavoro, oltre a privatizzare le aziende statali e a ridurre l’influenza politica dei sindacati. Proprio quesito ultimi punti hanno reso Margaret Thatcher una delle politiche più discusse ancora oggi in patria e fuori. La popolarità della premier nei primi anni di mandato non fu infatti stabile, complice anche il persistente galoppo di recessione e disoccupazione che invece aveva promesso di sconfiggere.

Una decisa virata al rialzo fu però data dalla vittoria inglese nella Guerra delle Isole Falkland (1982). Anche gli indicatori economici migliorarono nel giro di qualche anno, consentendo alla Thatcher di venire rieletta nel 1983.

Perché la Thatcher è soprannominata “Iron Lady”

L’intera azione politica di Margaret Thatcher è sempre stata improntata a un rigido liberismo, con tagli alla spesa pubblica e privatizzazione delle industrie nazionalizzate dopo la fine della Guerra Mondiale. Proprio questo suo modo quasi “spregiudicato”, deciso, risoluto e diretto di portare a termine le sue riforme, senza cedere a compromessi, le valsero il soprannome di “Lady di ferro” fin dai tempi in cui era ancora all’opposizione.

Nel 1976 la neo leader del Partito Conservatore tenne un celebre discorso in cui attaccava duramente l’Unione Sovietica. Un giornale russo la criticò definendola “Железная леди” (“Zheleznaya ledi”), traducibile in inglese con “Iron Lady”. Era l’inizio di un mito pieno tuttavia di ombre antidemocratiche. La scelta della “Signora di ferro” di ridurre il potere dei sindacati, ad esempio, portò la sigla dei minatori (il NUM) a dichiarare lo sciopero a oltranza per opporsi alla chiusura di parecchie miniere volute dal Governo Thatcher. Le proteste di piazza e gli episodi di picchettaggio furono duramente represse per volontà della stessa premier. Ne conseguirono episodi come la battaglia di Orgreave, una lotta violentissima in cui si fronteggiarono migliaia tra poliziotti e minatori.

L’opposizione a una maggiore autonomia di Scozia e Irlanda portarono la Thatcher a farsi altri nemici. Nel 1984 scampò incredibilmente a un attentato dei militanti repubblicani irlandesi dell’IRA diretto contro di lei e contro tutto il suo gabinetto durante il congresso del partito conservatore al Grand Hotel di Brighton. L’attacco provocò tuttavia la morte di cinque persone.

Il rapporto tra Margaret Thatcher e la Regina Elisabetta

È ormai acclarato che tra Margaret Thatcher e la Famiglia Reale di Elisabetta II non corresse proprio buon sangue. Il tutto, ovviamente, mantenendo una cordiale etichetta formale di rispetto e riverenza. Un episodio su tutti è rimasto nella memoria degli inglesi: la Thatcher era solita utilizzare il plurale maiestatis durante discorsi pubblici per riferirsi al suo Gabinetto di governo, spingendo la Regina a farle notare, in un’occasione ufficiale, che tale “privilegio lessicale” era consentito soltanto alla sovrana d’Inghilterra.

Elisabetta II andò anche oltre e una volta si lasciò scappare un sarcastico “la detesto cordialmente”, mentre la Regina Madre Elizabeth Bowes-Lyon definì la Thatcher come “la figlia del droghiere”, alludendo alle sue umili origini. Nel 1984 la Regina Elisabetta manifestò la sua preoccupazione per lo sciopero dei minatori, ma la Lady di Ferro tenne fede al suo soprannome continuò nella sua linea intransigente, scontrandosi ancora una volta a distanza con la monarca.