Ucraina e Nato, la riunione segreta che cambia la guerra

L'esercito di Kiev sfonda sul fronte meridionale, aprendo una breccia nella prima linea di difesa russa. Tutto (o quasi) merito di un consiglio di guerra segreto con la Nato

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 27 Agosto 2023 13:45

C’è qualcosa di nuovo sul fronte meridionale: l’esercito ucraino ha sfondato la prima delle tre linee di difesa russa nel sud del Paese, avanzando nella regione di Zaporizhzhia. Non solo: le forze speciali di Kiev hanno lanciato anche un grande e decisivo blitz nella costa occidentale della Crimea, facendo di nuovo sventolare la bandiera gialla e blu sul territorio della penisola per la prima volta dal 2014, da quando cioè i russi l’hanno occupata e annessa unilateralmente alla Federazione.

Il “segreto” di un tale successo, o uno dei segreti, è il confronto alleato nell’ambito di una riunione segreta (anche questa) tra vertici della Nato e della Difesa ucraina. Si tratta di una sorta di consiglio di guerra tenutosi il 15 agosto, alla presenza del capo delle Forze Armate ucraine Valerii Zaluzhnyi, e venuto fuori soltanto adesso grazie a un’inchiesta del Guardian.

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Il consiglio di guerra segreto tra Kiev e Nato

Col generale Zaluzhnyi c’era anche l’intera catena di comando, fermamente convinta a rivedere la strategia militare ucraina in un momento cruciale della controffensiva, quello attuale caratterizzato da un complessivo rallentamento, e in vista di un conflitto che potrebbe prolungarsi anche oltre l’inverno. L’importanza del summit è suggerito dal fatto che i vertici militari ucraini, per presenziarvi, hanno viaggiato per oltre 500 chilometri in pieno svolgimento del conflitto. Da questo punto di vista si è rivelata preziosa la presenza del comandante delle forze alleate in Europa, il generale Christopher Cavoli e del capo di Stato Maggiore della Difesa del Regno Unito, l’ammiraglio Tony Radakin.

Talmente preziosa che, appena 10 giorni dopo, l’esercito ucraino è stato in grado di imprimere una svolta alla guerra, sfondando sul fronte meridionale. Cosa è cambiato? Dal punto di vista squisitamente militare, uno dei fattori che hanno determinato questa fase di successo della controffensiva è la rinnovata capacità ucraina di schierare più rapidamente i reparti d’assalto in prima linea. Una tattica che, assieme a un massiccio utilizzo di paracadutisti, mira a aprire una breccia nei piccoli villaggi occupati disseminati lungo la linea del fronte e costringere le truppe russe a ritirarsi dagli insediamenti (pace solo a queste condizioni: cosa vogliono davvero Russia e Ucraina).

L’operazione ucraina nel sud e in Crimea

Un altro effetto della rinnovata strategia stabilita a tavolino con il Consiglio Atlantico è la riuscita operazione ucraina in Crimea, dove si sta preparando un’operazione di terra su più vasta scala per liberare la penisola dagli occupanti russi. Gli ucraini ora ci credono molto di più, come traspare dalle dichiarazioni del capo dell’intelligence militare, Kyrylo Budanov: “Siamo in grado di colpire i russi in Crimea dovunque e in qualunque momento”.

Lo sfondamento della prima linea di difesa russa a sud comporta anche dei rischi, ma la fiducia in futuri progressi ucraini è condivisa anche dall’Occidente. Secondo i vertici della Nato, la fornitura dei tanto richiesti caccia F-16 all’Ucraina imprimerà un ulteriore impulso alla controffensiva. Questi jet militari saranno infatti in grado di rilevare gli aerei russi a lunga distanza e consentire ai piloti ucraini di rimanere fuori dal raggio d’azione della difesa aerea russa in prima linea (la Russia potrebbe schierare ancora milioni di soldati: cosa sappiamo).

Con ogni probabilità gli F-16 americani saranno equipaggiati con missili aria-aria Aim-120 Amraam, che garantiscono prestazioni simili e anche superiori agli R-77 russi. Secondo la Nato, inoltre, “la fornitura di F-16 offrirà all’Ucraina una piattaforma in grado di integrare facilmente un’ampia gamma di armamenti sofisticati, qualora gli Stati Uniti e altri Paesi decidessero di fornirli in futuro”. Si va dal sistema di contromisure elettroniche AN/ALQ-131 alle armi cinetiche a lungo raggio come la bomba di piccolo diametro e missili da crociera come l’Agm-158 Jassm.