La Russia produce un nuovo super drone con l’aiuto della Cina

Il Garpiya-A1, che in russo significa "arpia", è stato già utilizzato da Mosca contro obiettivi militari e civili in Ucraina. Dopo gli iraniani Shahed, ora il Cremlino punta su motori e componenti cinesi per la sua guerra contro l'Occidente

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

I droni hanno cambiato il modo di fare la guerra e il loro “laboratorio” è stata l’Ucraina. Sia i difensori sia gli invasori hanno acquistato, utilizzato e anche sviluppato modelli sempre più innovativi e letali: dal classico “sparatore” al lanciafiamme, passando per i droni suicidi. Proprio in quest’ultima categoria, la Russia ha registrato un deciso passo avanti.

Secondo una rivelazione esclusiva dell’agenzia Reuters, Mosca ha sviluppato un nuovo super drone kamikaze grazie a motore e componenti forniti dall’altro grande impero che spaventa l’Occidente: la Cina. Una notizia inedita, che però conferma la già nota cooperazione fra Cremlino e Repubblica Popolare in funzione anti-americana.

Cos’è e quanto è potente il nuovo drone kamikaze russo

Stando a due fonti di intelligence e documenti visionati dai giornalisti Reuters, tra cui un contratto di produzione e corrispondenza aziendale, già nel 2023 la Russia ha avviato la produzione di un nuovo drone d’attacco a lungo raggio. Si tratta del Garpiya-A1, che include tecnologia cinese. E non solo lo ha sviluppato, ma l’ha anche utilizzato sul campo nel conflitto contro gli ucraini. Iemz Koupol, una filiale del colosso russo degli armamenti Almaz Antey, ha realizzato più di 2.500 Garpiya nel giro di un anno, tra il luglio 2023 e il luglio 2024. Il termine “Garpiya” è significativo e tragicamente eclatante: in russo significa “arpia”.

Contattate dall’agenzia di stampa inglese, Iemz Koupol e Almaz-Antey non hanno risposto a una richiesta di commento. Il drone è stato impiegato contro obiettivi civili e militari in Ucraina. Secondo le due fonti, che hanno richiesto l’anonimato, ha provocato ingenti danni materiali e vittime tra la popolazione e le forze armate ucraine. La notizia “potrebbe indicare che la Russia si sta affidando maggiormente alla produzione nazionale e, ovviamente, a Pechino, dato che entrambe le parti in conflitto dipendono da componenti cinesi per la produzione di droni”, ha sottolineato Samuel Bendett, del think tank americano Center for a New American Security.

Le fonti hanno inoltre riferito che la Difesa russa, su impulso di Vladimir Putin, ha firmato un contratto da un miliardo di rubli (10,9 milioni di dollari) con Iemz all’inizio del 2023 per sviluppare una fabbrica per la produzione di droni Garpiya.

La Russia ha utilizzato anche droni prodotti dall’Iran

Oltre ai Lancet prodotti in patria, dal 2022 la Russia si è affidata in gran parte ai droni Shahed di progettazione iraniana per colpire città e infrastrutture energetiche ucraine. Un segnale ulteriore della stretta collaborazione militare ed economica che Mosca e Teheran hanno sviluppato negli ultimi anni. I tecnici militari di Mosca l’hanno ribattezzato Geran-2, apportando modifiche significative al modello originale. Il 10 settembre gli Stati Uniti hanno poi confermato che l’Iran ha fornito al Cremlino missili balistici a corto raggio Fath-360, per dare impulso a una guerra di logoramento che ha rischiato di essere sconvolta dopo l’incursione ucraina nella regione russa di Kursk.

Il drone Shahed 136, introdotto nel 2020, è lungo 3,5 metri di lunghezza e largo 2,5 metri per un peso totale massimo di 300 chili, inclusi 50 chili di materiale bellico. Nella sua versione iniziale, per i russi è stata un’arma fondamentale per oltre un anno, in quanto potente provvisto sulla carta di un’autonomia di 2.500 chilometri, scesa nei fatti alla comunque ragguardevole quota di circa 1.700 chilometri. Nell’ultimo anno sono state apportate ulteriori migliorie: dall’implementazione di sensori Gsm alla comunicazione istantanea di dati via rete 4G, dall’installazione di telecamere Ptz all’aumento del carico militare fino a 90 chili e una portata superiore ai mille chilometri.

Secondo gli Usa, una produzione sistematica di Garpiya potrebbe anche segnare “un allontanamento dalla dipendenza della Russia dai progetti iraniani per i droni a lungo raggio”. L’Ucraina stima che la Russia abbia lanciato circa 14.000 droni contro obiettivi civili e militari dal febbraio 2022.