L’esercito israeliano chiede ai cittadini di Rafah di evacuare la città

Continua l'escalation di tensioni nella striscia di Gaza: Israele vuole prendere a tutti i costi la città di Rafah, considerata punto strategico dove potrebbero esserci migliaia di combattenti di Hamas

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Le forze armate israeliane hanno iniziato le evacuazioni dei civili palestinesi da Rafah in vista di un possibile attacco alla città nel sud di Gaza, secondo quanto riportato da un’emittente israeliana questa mattina 6 maggio 2024.

L’esercito non ha fornito conferme immediate sulla notizia da Army Radio, che ha riferito che le evacuazioni si concentrano su alcuni quartieri periferici di Rafah, da cui gli evacuati sarebbero diretti a città tenda nelle vicine Khan Younis e Al Muwassi.

Preludio di un attacco imminente?

Ciò sembra essere l’inizio di un’evacuazione civile prima di un’offensiva terrestre, infatti l’esercito israeliano ha invitato i palestinesi nelle parti orientali di Rafah a spostarsi in una “zona umanitaria” nelle vicinanze.

In una dichiarazione, l’esercito ha affermato che manifesti, messaggi di testo, chiamate telefoniche e annunci mediatici sarebbero utilizzati per “incoraggiare…il graduale spostamento dei civili nelle aree specificate”.

A sette mesi dall’inizio della sua offensiva contro Hamas, Israele ha affermato che Rafah ospita migliaia di combattenti del gruppo islamista palestinese e che la vittoria è impossibile senza prendere la città.

Ma con più di un milione di palestinesi sfollati che si rifugiano a Rafah, la prospettiva di un’operazione ad alto numero di vittime preoccupa le potenze occidentali e l’Egitto confinante.

Queste evacuazioni sembrano segnalare che l’attacco israeliano potrebbe essere imminente. La campagna militare israeliana ha intensificato gli sforzi umanitari nell’area, ampliando le risorse nella “zona umanitaria” di Al-Mawasi, che ora comprende ospedali da campo, tende e rifornimenti di cibo, acqua e farmaci.

La decisione di evacuare i civili potrebbe essere volta a ridurre le potenziali vittime civili durante l’attacco previsto.

In risposta alle crescenti tensioni, molte potenze internazionali, inclusi Stati Uniti ed Europa, hanno chiesto la moderazione e il rispetto del diritto internazionale da entrambe le parti.

Nel frattempo un portavoce delle Forze di Difesa Israeliane (Idf) ha dichiarato che l’evacuazione di Rafah avviata questa mattina è considerata un’ “operazione di portata limitata”. Durante un briefing con i media, il portavoce ha affermato: “Questa mattina… abbiamo avviato un’operazione di portata limitata per evacuare temporaneamente i residenti nella parte orientale di Rafah”. Ha sottolineato che si tratta di un’operazione mirata e limitata nelle sue dimensioni e obiettivi.

Attacchi durante la notte

La notte scorsa, la Resistenza islamica in Iraq ha annunciato di aver lanciato due droni contro Israele, mirando a due postazioni militari, tra cui una base a Eilat. Questa azione sottolinea ulteriormente le tensioni nella regione e la crescente escalation delle ostilità tra gruppi militanti e Israele. Secondo il ‘Times of Israel’, i dettagli sull’efficacia degli attacchi e sulle eventuali conseguenze non sono stati ancora resi noti.

Inoltre, fonti sanitarie di Gaza, citate da Al Arabiya, hanno riportato che un raid israeliano ha colpito una casa a Rafah, causando la morte di nove persone.

Continuano le azioni diplomatiche da parte degli Usa

Intanto, è emersa la notizia che l’amministrazione Biden ha bloccato una spedizione di munizioni fabbricate negli Stati Uniti verso Israele. Secondo quanto riportato da Axios, questa è la prima volta dall’attacco del 7 ottobre in Israele che gli Stati Uniti bloccano una fornitura di armi per le forze militari israeliane.

Oggi, a poche ore dall’ennesimo fallimento nei negoziati per una tregua con Hamas, è atteso a Tel Aviv il direttore della CIA, Bill Burns, dopo le sue visite in Egitto e Qatar. La sua presenza potrebbe indicare un coinvolgimento ulteriore degli Stati Uniti nel cercare di trovare una soluzione diplomatica alla crisi in corso.