L’invasione su larga scala dell’Ucraina del febbraio 2022 ha accelerato una crisi internazionale che nel 2025 rischia di esplodere ai suoi massimi livelli. A certificarlo è il Global Risks Report del World Economic Forum di Davos, un’analisi che ogni anno evidenzia e approfondisce i rischi globali.
Il quadro per l’anno appena iniziato è stato definito “cupo”, per via di una frammentazione generale che inasprisce le tensioni geopolitiche e le sfide tecnologiche e sociali. Guerre, economia e clima sono gli ambiti che destano maggiore preoccupazione nel “turbolento panorama globale” delineato dagli esperti. Che rischia di protrarsi ben oltre il 2025, contagiando l’intero decennio che abbiano davanti.
I rischi globali per la geopolitica
Secondo il rapporto, i conflitti armati tra Stati rappresentano il “rischio globale immediato più urgente” per il 2025, con quasi un quarto degli intervistati che li considera la preoccupazione maggiore. Si parla letteralmente di “recessione geopolitica”. Per il secondo anno consecutivo, “misinformazione e disinformazione restano i principali rischi di breve periodo”, coi dati che sottolineano “la persistente minaccia alla coesione sociale e ai sistemi governance, erodendo la fiducia ed esacerbando le divisioni all’interno e tra le nazioni”. Tradotto vuol dire che le tregue in via di definizione sia in Ucraina sia in Medio Oriente non porteranno alcun miglioramento, anzi rischiano di porre le basi per ulteriori fratture e rivendicazioni.
La Russia ha deciso da tempo di guardare a Est e legarsi alla rivale ma cooperante Cina per spezzare l’egemonia degli Stati Uniti. I progetti di controglobalizzazione hanno polarizzato sacche di violenza e tensione preesistenti, innescando un effetto domino di guerre per procura che le grandi potenze alimentano dietro la comoda maschera della diplomazia nelle sedi istituzionali. I Paesi in via di sviluppo e l’Europa economicista sono il “premio” del mercato globale. Le narrazioni opposte di Usa, Cina e Russia porteranno un carico di rischi tecnologici, spionaggio informatico e disinformazione che il report di Davos allarga ai “possibili impatti negativi delle soluzioni di intelligenza artificiale”. Il caso Starlink ne è un pallido esempio.
Più della metà degli oltre 900 esperti, politici e business leader intervistati si aspetta “una maggiore instabilità entro i prossimi due anni“. Gli attacchi hacker e il sabotaggio delle infrastrutture critiche delle varie nazioni, in primis energetiche, si faranno più pesanti e frequenti. Tutto si agita sul proscenio della contesa finale tra Usa e Cina, che nel prossimo decennio potrà esplodere anche nel nodo cruciale di Taiwan e nella strategica rotta dell’Artico.
I rischi globali per il clima
Altri rischi rilevanti nel breve periodo sono gli eventi meteorologici estremi. Come nel più classico e terribile degli effetti farfalla, i disastri climatici ai quali stiamo assistendo aumentano la portata dei rischi ambientali che dominano l’orizzonte di lungo periodo. La scomparsa della biodiversità e il collasso degli ecosistemi, i cambiamenti critici dei sistemi terrestri e la scarsità di risorse naturali balzano in cima alla classifica dei maggiori pericoli per i prossimi dieci anni. Il quinto rischio ambientale per rilevanza è l’inquinamento, percepito come minaccia significativa anche nel breve termine.
Il sesto posto per quanto riguarda il breve periodo è una conseguenza del precedente: i gravi effetti sulla salute e sull’ecosistema di un’ampia gamma di sostanze contaminanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo. In definitiva, gli eventi meteorologici estremi vengono classificati sia come rischi immediati sia come pericoli primari sul breve e lungo periodo.
I rischi globali per l’economia
Come per gli scenari geopolitici, le divisioni sociali e le tensioni internazionali minacciano ovviamente anche le congiunture economiche. Gli esperti di Davos sottolineano in questo senso l’urgenza di una “cooperazione globale efficace”, ma mai come in questo momento storico si tratta di una pia illusione. Al contrario, le attuali collaborazioni tra Stati alimentano la frattura in blocchi contrapposti in modalità differenti rispetto al puro bipolarismo sperimentato durante la Guerra Fredda. I nemici degli Usa lavorano per sostituire il mondo unipolare a guida americana con un impianto multipolare in cui le reti economiche coi Paesi più poveri giocheranno un ruolo di primo piano.
Il decennio che ci attende rappresenta “un momento cruciale per i leader, che dovranno gestire rischi complessi e tra loro interconnessi, affrontando i limiti delle strutture di governance esistenti”, si legge nel rapporto. I fattori di rischio derivanti dalla “geoeconomic confrontation” sono al terzo posto nella classifica generale dei pericoli globali, mentre la cosiddetta “economic downturn” (assimilabile a quella che noi chiamiamo “depressione economica”) figura al sesto posto.