I grandi esclusi alle elezioni europee 2024: da Renzi a Calenda, tutti i nomi

Le elezioni europee hanno decretato vincitori e vinti anche in Italia. Chi sono i nomi dei grandi esclusi nel nuovo Parlamento europeo

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Le elezioni europee hanno decretato vincitori e vinti anche in Italia. C’è chi trionfa e gioisce, e chi invece rosica e si sta già rimboccando le maniche per rimettersi in pista. Vediamo chi sono i grandi esclusi nel nuovo Parlamento europeo che prende forma dopo il voto di questi 8 e 9 giugno 2024.

Matteo Renzi

Alle elezioni europee 2024 il re degli esclusi a Strasburgo è Matteo Renzi, che in mezzo agli illustri vincitori, da Giorgia Meloni a Ilaria Salis, accetta la sconfitta con consapevole onestà. “Niente, è andata male”, si è affrettato a commentare su X a poche ore dalla chiusura dei seggi. Ma, aggiunge: “Pesa l’assurda rottura del Terzo Polo: potevamo avere 7 parlamentari europei riformisti, insieme. E invece sono zero. Che follia”. La stoccata, ça va sans dire, è per l’ex alleato Carlo Calenda.

La lista Stati Uniti d’Europa che Renzi ha impacchettato ad hoc con +Europa di Emma Bonino per racimolare il 4% ha raccolto appena 874.535 preferenze, fermandosi al 3,76%. Uno smacco per un soffio, tanto che non sono bastati neanche i 144.328 voti guadagnati dallo stesso leader di Italia Viva per risollevare le sorti di una coalizione azzoppata.

Ma Renzi non si ferma: “Sono grato a Emma Bonino e a tutti i dirigenti politici che ci hanno creduto. Ma la politica è una grande scuola di vita anche quando non si vince. E dunque non riesco a essere triste cari amici. Perché sono molto convinto che fosse giusto fare questa proposta, in questo momento: al mondo impazzito di oggi servono gli Stati Uniti d’Europa ed è stato bello affermare le ragioni di un sogno controcorrente. Abbiamo lottato, abbiamo espresso idee nelle quali crediamo, ci siamo messi in gioco. Non abbiamo fatto il quorum, che peccato”.

Ma questa idea di Europa va avanti: “Non smetteremo oggi di lottare per questa idea di Europa, l’unica nella quale l’Italia può giocare un ruolo da protagonista. Troveremo i modi per insistere sulla battaglia culturale e valoriale per un’Europa diversa”, dichiara.

Per quanto riguarda la mancata alleanza con Calenda, in ogni caso, anche sommando i voti di Azione, Renzi e Calenda sarebbero arrivati comunque a circa 1,65 milioni di voti, decisamente meno dei 2,18 raccolti alle Politiche del 2022, quando invece +Europa di Emma Bonino corse da sola, convincendo quasi 800mila italiani.

E dire che l’investimento in campagna elettorale è stato massiccio: secondo i dati, Renzi ha speso in sponsorizzazioni su Meta e Google, solo negli ultimi 3 mesi a ridosso del voto, circa 150mila euro.

Carlo Calenda

Rimane fuori, dicevamo, anche l’ex alleato di Renzi, Carlo Calenda. La sua Siamo Europei incassa solo 777.775 voti, raccogliendo appena il 3,35% dei voti e non superando quindi la fatidica soglia di sbarramento del 4%. Il leader di Azione torna a casa deluso e amareggiato e con i soldi in tasca bruciati, visto che i circa 40mila euro spesi in sponsorizzazioni online sono valsi a poco.

Commentando i risultati delle elezioni, Calenda spara a zero proprio contro Emma Bonino e Matteo Renzi: “Dal Terzo Polo in poi tutto ciò che ho fatto è cercare di avere un progetto politico, il problema è che Bonino fa partiti con nessuno e Renzi li fa per sfasciarli”.

E ancora: “Io ho detto a Emma, quando abbiamo iniziato questo percorso, che il suo elettorato era incompatibile con quello di Renzi e infatti hanno lasciato a terra il 40% dei voti”, ha proseguito Calenda, che si “rimprovera” soprattutto di aver creduto che si potesse costruire davvero il Terzo Polo, smontato “il giorno dopo da Matteo”. E conclude: “Non sono abituato ad attribuire ad altri gli insuccessi, non rimprovero a Bonino la scelta che ha fatto. L’ha fatta lei, amen”.

Emma Bonino

Come detto, anche la decana della politica italiana ed europea, Emma Bonino è tra le grandi escluse alle Europee 2024. Europarlamentare dal 1979 al 2006 e commissaria europea dal ’95 al ’99, proprio come l’alleato di un giorno Matteo Renzi è rimasta fuori dal Parlamento europeo. Per lei appena 65mila preferenze espresse dagli italiani alle urne.

Vittorio Sgarbi

Trombato anche Vittorio Sgarbi. Candidato per il Sud con FdI, un risultato decisamente sotto tono il suo alle elezioni europee 2024, in cui prende forma una Europa a 27 sempre più lontana dagli ideali di uguaglianza, inclusività e sostenibilità rivendicati dalla Gen Z.

Alessandra Mussolini

Niente da fare nemmeno per Alessandra Mussolini, eurodeputata uscente di Forza Italia, che aveva preso il posto di Antonio Tajani, attuale ministro degli Esteri del governo Meloni.

Michele Santoro

Non entra nel Parlamento europeo nemmeno Michele Santoro, che però si dice soddisfatto. Il suo partito Pace, terra e dignità arriva al 2,2%, con circa mezzo milione di voti raccolti. Un risultato che, sottolinea, può porre il suo partito come “interlocutore di tutto il sistema politico italiano, mettendo al centro della guerra e della pace”.

Una sorta di segnale all’Europa, forte e chiaro, soprattutto come contraltare di un’Europa che vira a destra, con le disfatte di Macron in Francia, che dopo la mazzata inflitta da Marine Le Pen ha deciso di indire elezioni anticipare, e della Spd di Scholz in Germania, superata dall’ultradestra di Afd.

“Stiamo parlando delle due travi si cui regge l’Unione Europea – spiega Santoro – che sono state completamente sconvolte a causa della guerra. Adesso non siamo in grado di prevedere cosa accadrà, sappiamo soltanto che niente rimarrà come prima. Questo lo possiamo dire con assoluta certezza”.

Cateno De Luca

Bocciato anche Cateno De Luca, che ringrazia i 285mila elettori che hanno votato Libertà. “Non ci sono dubbi che sul piano nazionale abbiamo registrato una grande sconfitta causata anche dall’oscuramento mediatico che ci è stato riservato”, attacca.

“Nella provincia di Messina abbiamo confermato la nostra primaria posizione pur con le ovvie flessioni di una campagna elettorale fortemente mediatica. In Sicilia abbiamo mantenuto una posizione strategica in parte scalfita dalla potenza dei partiti nazionali”, precisa il leader di Libertà.

Stefano Bandecchi

Niente quorum nemmeno per Alternativa Popolare, il partito di Stefano Bandecchi, colorito imprenditore e dirigente sportivo italiano, oltre che politico, dal 15 giugno 2022 coordinatore di Alternativa Popolare e dal 31 maggio 2023 sindaco di Terni. Il suo partito si ferma a livello nazionale allo 0,39%, mentre in Umbria sfiora l’1,84% e nella sua Terni però ben il 9,48%.

“Non mi aspettavo niente di più, dato che il nome Bandecchi è stato tolto dal simbolo e lo spazio che ci è stato riservato in campagna elettorale è stato pari a zero. Ma è stato un seme di inizio”, ha commentato.