Gli elettori del Veneto sono chiamati alle urne domenica 23 e lunedì 24 novembre per eleggere il nuovo Presidente della Regione e rinnovare il Consiglio regionale. Si chiude così l’era di Luca Zaia, giunto al suo terzo mandato. Le elezioni si terranno domenica 23 novembre 2025 dalle 7 alle 23 e lunedì 24 novembre dalle 7 alle 15.
Per votare è necessario presentarsi al seggio elettorale con un documento di riconoscimento valido e la tessera elettorale. Le elezioni si svolgono in contemporanea con le regionali di Campania e Puglia.
Indice
I candidati
Sono cinque i candidati in corsa per Palazzo Balbi:
- Alberto Stefani, sostenuto da una coalizione che include Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia;
- Giovanni Manildo, appoggiato da PD, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, e altre liste civiche;
- Marco Rizzo, candidato della lista Democrazia Sovrana e Popolare;
- Fabio Bui per Popolari per il Veneto;
- Riccardo Szumski per Resistere Veneto.
La legge elettorale veneta prevede che si può votare segnando solo la lista (il voto andrà anche al candidato presidente collegato) o mettendo una X direttamente sul nome del candidato presidente. È possibile esprimere fino a due preferenze per i candidati consiglieri, ma solo se sono di genere diverso (un uomo e una donna) e appartengono alla stessa lista. Infine, è consentito votare per un candidato presidente e, contemporaneamente, per una lista a lui non collegata.
Cosa dicono i sondaggi
Gli ultimi sondaggi prima del silenzio elettorale dipingono uno scenario chiaro. Alberto Stefani è dato in larghissimo vantaggio, con stime che lo collocano tra il 62,8% e il 64,5%. Giovanni Manildo segue a distanza, attestandosi tra il 26,8% e il 32,6%. Gli altri tre candidati, secondo le rilevazioni, non superano singolarmente la soglia del 6%.
Ma è la fotografia delle liste a rivelare la dinamica più interessante. Secondo gli istituti di sondaggio Demos & Demetra e Ipsos, che raccolgono anche le percentuali di voto dei partiti all’interno della coalizione, il centrodestra nel suo complesso conferma il Veneto come sua roccaforte, con un consenso complessivo che sfiora e supera il 60%.
All’interno del blocco, si registra un testa a testa:
- Lega e Fratelli d’Italia sono praticamente appaiate, intorno al 23-24%;
- Forza Italia si conferma sopra l’8%;
- l’area centrista (Noi Moderati, Udc, Liga Veneta Repubblica) si attesta tra il 7 e il 10%.
Dal lato opposto, il campo largo che sostiene Manildo segna un miglioramento percentuale rispetto alle ultime regionali, ma senza riuscire a scalfire il dominio avversario. Il PD si colloca tra il 14,8% e il 20%, a seconda degli istituti di rilevazione. Nel complesso, le liste a sostegno di Manildo possono avvicinarsi al 35-37%; un dato che, seppur in crescita, si scontra con un blocco di centrodestra che è al 60%.
Lotta Lega-FdI e il “terzo incomodo” Vannacci: le sfide del centrodestra
Proprio la corsa interna tra Lega e FdI è uno dei temi caldi di questa campagna. Matteo Salvini punta a fare del Veneto il teatro della sua rivincita, ambendo a riportare il Carroccio a essere il primo partito del centrodestra nella regione che ne è storicamente il baluardo.
A turbare i sonni di Salvini è anche il caso Vannacci, l’ex generale dell’Esercito e ora a capo del movimento “Il Mondo al contrario”, presente all’interno della Lega ma con squadre autonome distribuite in tutta Italia (circa 150 nella Penisola, con 12 solo in Veneto). L’obiettivo dichiarato da uno dei dirigenti nazionali, Guido Giacometti, non è creare un partito concorrente, ma di “vannaccizzare” la Lega dall’interno, diventando un canale di mobilitazione per l’elettorato più identitario. Tuttavia, Vannacci si porta dietro l’ombra del flop in Toscana, dove la Lega si è fermata intorno al 4,4% nonostante il forte impegno del generale.
Quel risultato ha accentuato lo scontro tra chi in Vannacci vede un catalizzatore di voti e chi, soprattutto al Nord, teme che la sua radicalizzazione allontani il partito dal suo radicamento amministrativo e moderato. Per questo, il Consiglio federale del Carroccio ha spiegato che i “team Vannacci” non possono “fare politica” in senso stretto né chiedere candidature, ma possono solo affiancare la Lega. Ma solo dopo lunedì sapremo se questo appello è stato recepito oppure no.