L’appello all’Occidente di Albert Schweitzer

Il viziato mondo occidentale, che tutto ha e ritiene nulla gli sia dovuto nel pensiero di Albert Schweitzer

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Nato nel 1875 e deceduto nel 1965, Albert Schweitzer ha vissuto differenti vite in ambito artistico e accademico. Medico, filantropo, teologo, filosofo, musicista e non solo. Si è più volte speso in merito al doloroso tema della sofferenza africana. Esterrefatto dinanzi al contrasto evidente tra la straordinarietà della sua natura incredibile, che ne garantisce una bellezza unica nel suo genere, e l’atavica sofferenza che la circonda.

Occidentali viziati

Guardando al mondo d’Occidente, Albert Schweitzer ha più volte descritto i suoi popoli come viziati. Il problema di fondo è la non riconoscenza dei vantaggi di cui godono fin dalla nascita. Un diritto dato unicamente dalla fortuna del luogo in cui sono venuti al mondo.

Tale condizione fa in modo che restino concentrati unicamente sulla propria condizione, procedendo nella vita ignorando le sofferenze altrui. I servizi che considerano normali e dovuti sono in realtà una rarità in alcuni Paesi e continenti. Basti pensare agli ospedali, lì pronti per assisterli per qualsiasi malanno, anche il più insignificante. Si resta impassibili invece dinanzi ai mali, a volte orrendi e molti dei quali importati dall’Occidente, che travolgono la vita di milioni di persone.

Una frase ben sintetizza il suo pensiero in merito a tale condizione di ingiustizia societaria su scala globale: “Ognuno dei miei lettori pensi alla storia della sua famiglia. A cosa ne sarebbe stato se nell’ultimo decennio non avessero avuto assistenza medica e chirurgica. Dobbiamo risvegliarci dal torpore e affrontare le nostre responsabilità”.

Non soltanto analisi teoriche, tutt’altro. Tutto ciò che Albert Schweitzer esprime è frutto di esperienze personali. Ha vissuto quelle sofferenze negli occhi dei suoi pazienti e, a differenza di gran parte degli occidentali, ha scelto di fare qualcosa di concreto in merito. Amava svolgere la propria professione medica tra i più bisognosi.

Appello all’Occidente

Albert Schweitzer rendeva ben nota la propria esperienza personale, al fine di farne un utile esempio, in grado di smuovere le coscienze degli occidentali. Spiegava come valesse la pena abbandonare casa e operare per il bene di chi è cosparso di piaghe, “anche soltanto per vederli gioire quando avvolti da bende pulite, o quando non devono più trascinare i pieni insanguinati nel fango”.

Il suo intervento non poteva di certo cambiare lo stato delle cose, ma gli ha consentito di rafforzare il proprio pensiero. Se un solo medico poteva risultare così incredibilmente necessario, seppur in ridotte aree e per un ridotto numero di soggetti bisognosi, cosa avrebbe potuto ottenere una mobilitazione da parte del mondo ricco e in salute.

Ecco il suo appello all’Occidente, dunque. Riteneva fosse dovere di questa fetta di mondo occuparsi di quella più indigente. Non si tratta di richiamo al buoncuore, bensì di presa di coscienza, come già detto, riportando alla memoria le proprie enormi responsabilità nelle miserie e nelle ingiustizie vissute da tali soggetti.

“Inconcepibile il fatto che noi, popoli civili, adoperiamo i nostri metodi di lotta contro le malattie, il dolore e la morte, solo a nostro vantaggio. Se esiste in noi un pensiero etico, come possiamo rifiutarci di permettere che le nuove scoperte vadano a beneficio di queli esposti a mali peggiori dei nostri?”.