Con due circolari pubblicate lo stesso giorno, la n. 38 e la n. 35 del 6 aprile 2023, l’Inps ha reso noti il nuovo limite di impignorabilità delle pensioni e l’incremento degli importi dei trattamenti minimi valido per il triennio 2023-2025.
Di fatto, quindi, cosa cambia?
Pensioni e nuovo limite di pignorabilità: le novità Inps
La normativa precedente, prima delle modifiche approvate dal legislatore, prevedeva che: “Le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di altri assegni di quiescenza” non potevano essere pignorate “per un ammontare corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale, con un minimo di 1.000 euro”.
Quanto stabilito precedentemente vale ancora nella parte in cui si afferma che solo parte eccedente il cd. trattamento minimo di pensione è pignorabile.
Il decreto-legge n. 115/2022, poi, ha però introdotto importanti novità, ovvero ha rivisto il limite di impignorabilità delle pensioni collegato all’ammontare dell’assegno sociale che, invece di essere pari alla misura massima mensile dell’assegno sociale aumentato della metà è, oggi, corrispondente al doppio della misura massima mensile dell’assegno sociale.
Poiché l’importo dell’assegno sociale – per il 2023 – ammonta, nella sua misura piena a 503,27 euro, il “minimo vitale” di cui tenere conto quando si tratta di pignoramenti presso terzi su pensioni, oggi è pari a 1006,54 euro per 13 mensilità.
Di quanto aumentano le pensioni
Sempre rimanendo in tema di pensioni (dopo aver fatto chiarezza sui permessi 104: qui tutte le novità), l’Istituto Previdenziale ha disciplinato anche gli aspetti correlati all’aumento delle pensioni riconosciuto dalla legge di bilancio per il trienni 2023-2025.
Al fine di contrastare gli effetti negativi dell’inflazione (qui di quanto sono aumentati i prezzi e di tutti i rincari previsti per Pasqua), il governo ha deciso di procedere in via transitoria con un aumento degli assegni pensionistici cui cifra è pari o inferiore al trattamento minimo.
Nello specifico, gli importi delle pensioni aumenteranno:
- nel 2023 di 1,5 punti percentuali per tutti e 6,4 punti percentuali per i soggetti di età pari o superiore a settantacinque anni;
- nel 2024 di 2,7 punti percentuali senza distinzione di età.
A tal proposito bisogna precisa che l’incremento è riconosciuto, anche se in via eccezionale, con decorrenza 1° gennaio 2023 fino a dicembre 2024, per ciascuna delle mensilità spettanti, ivi compresa la tredicesima mensilità (qui quando viene pagata).
L’importo erogato a titolo di incremento sarà corrisposto con la stessa cadenza di pagamento della pensione (mensile, semestrale o annuale) e sarà evidenziato sul cedolino mensile con apposita voce (qui come leggere le varie sezioni).
Inoltre, a chi al 1° gennaio 2023 risultava già titolare di pensione, con il primo pagamento verranno corrisposti anche gli arretrati spettanti. Chi andrà in pensione quest’anno o il prossimo anno, invece, vedrà l’importo incrementare a partire dalla data di decorrenza del trattamento.
Ovviamente, le somme corrisposte a titolo di incremento sono fiscalmente imponibili e, conseguentemente, assoggettate a tassazione (bisognerà quindi riportarli correttamente al momento della dichiarazione dei redditi: qui chi è esonerato e non la deve presentare) . L’aumento riconosciuto, compreso di mensilità arretrate, sarà riportato nella certificazione fiscale relativa agli anni di erogazione e verrà posto in pagamento direttamente ai beneficiari tramite la procedura automatizzata.