Quota 103 si avvicina alla sua fine naturale, ma la situazione dei conti pubblici italiani potrebbe impedire al governo di introdurre un nuovo metodo di uscita anticipata dal lavoro. Questo significa che dal 2025 potrebbe tornare pienamente in vigore la cosiddetta legge Fornero, che regola il pensionamento ed è stata elaborata per essere sostenibile per i conti pubblici italiani.
L’Italia si prepara a un taglio delle spese a causa della situazione dei conti pubblici. Le nuove regole europee, approvate con il Patto di Stabilità, garantiscono maggiore flessibilità ma pongono fine al periodo di spesa incontrollata dovuto alla pandemia. Con il peso dei bonus edilizi, il Governo sarà costretto a trovare un modo per rientrare da debito e deficit eccessivi.
Quota 103 addio: ritorna la legge Fornero?
Nel 2019 il primo Governo Conte, su spinta della Lega, approvava Quota 100, un pensionamento anticipato con ricalcolo contributivo che permetteva di andare in pensione con 62 anni di età e 38 di contributi. Una norma non strutturale, che si sarebbe conclusa nel 2021. Questo avrebbe comportato che, nel giro di un giorno, tra il 31 dicembre 2021 e il 1 gennaio 2022, ci sarebbe stato uno scarto di 5 anni per l’uscita dal lavoro.
Per evitare il verificarsi di questa circostanza i governi successivi rinnovarono la norma riducendone però i vantaggi in termini di età di uscita. Nacquero così Quota 101, 102 e infine Quota 103, oggi in vigore, che permette di andare in pensione con 62 anni di età e 41 di contributi. Anche questa norma si esaurirà a fine anno e logica vuole che si passi a una Quota 104, ma questo potrebbe non accadere, in due scenari.
Il primo è quello in cui la maggioranza di Governo, in particolare la Lega, rispetti le promesse elettorali e approvi una Quota 41, che permetterebbe di andare in pensione con 41 anni di contributi a prescindere dall’età. L’altro invece, il più probabile al momento, è che si ritorni alla legge Fornero, che è sempre rimasta attiva e che permette di andare in pensione a 67 anni di età, oppure in anticipo con 42 anni e 10 mesi di contributi.
Spesa pensionistica record, i problemi dei conti pubblici
Anche a causa delle varie “forme di flessibilità”, la spesa pensionistica italiana ha raggiunto livelli mai visti. Nel 2024 saranno 340 miliardi di euro i soldi dati ai pensionati, il 16% del Pil del Paese. La situazione non migliorerà a breve, dato che stanno per raggiungere l’età pensionabile alcune delle coorti più numerose della storia del Paese, quelle nate tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60. Nei prossimi due anni si toccheranno i 360 miliardi.
Il Governo vorrebbe introdurre nuove misure di flessibilità, ma i conti non sembrano permetterlo. Il debito ha raggiunto il 137% del Pil e il rapporto tra il deficit e il prodotto interno lordo è oltre il 7%. Questi parametri porteranno a una procedura di infrazione europea. L’Italia dovrà attuare già quest’anno una manovra correttiva. Tagli alla spesa, che potrebbero colpire anche il comparto previdenziale.
Un semplice ritorno alla legge Fornero dovrebbe risolvere i problemi di spesa eccessivi. La norma è fatta proprio per gestire il picco di spesa pubblica dovuto all’entrata in età pensionabile della generazione più numerosa del Paese, per poi accompagnare la spesa previdenziale verso un calo che la renda maggiormente gestibile. Non è certo però che una decisione simile sia fattibile dal punto di vista politico, con alcuni partiti della maggioranza guidata da Giorgia Meloni, Lega di Matteo Salvini in testa, che da anni criticano la legge Fornero in maniera molto aspra.