Pensioni anticipate, Quota 100 e rischio “scalone” 

Rischio scalone con lo stop anticipato a Quota 100. Governo al lavoro per evitare che si materializzi: occhi puntati sul DEF

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Redazione

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Il mese di gennaio ha ufficialmente segnato l’inizio delle trattative Governo-Sindacati sulla riforma del sistema pensionistico. Al centro della discussione, la flessibilità in uscita e il superamento di Quota 100 che la Lega vorrebbe, invece, mantenere.

Nodo da sciogliere

Un nodo da sciogliere in fretta perchè Quota 100 è in scadenza a fine 2021 e il rischio è che nel 2022, quando dovrebbe tornare in vigore la legge Fornero – che prevede sostanzialmente il pensionamento di vecchiaia a 67 anni o con 41 anni e 10 medi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne) – si verifichi il cosiddetto “scalone”, con un “salto” di cinque anni per andare in pensione.

A spiegare, tempo fa, il meccanismo era stato il senatore Dem Nannicini, da sempre contrario alla misura: “Mario e Alessandro – ha scritto – hanno lavorato per gli stessi anni: entrambi raggiungeranno 38 anni di contributi nel 2021. Mario compirà 62 anni nel dicembre 2021, Alessandro nel gennaio 2022. Sono praticamente identici. Con Quota 100, avranno lo stesso trattamento? No, perché il primo andrà in pensione a 62 anni, il secondo a 67. Tra Mario e Alessandro il governo ha frapposto uno ‘scalone’ di 5 anni”. 

Come ormai noto, Quota 100 una delle due misure bandiera insieme al Reddito di Cittadinanza della precedente esperienza Lega -M5S –  che consente di andare in pensione a 62 anni d’età e 38 di contributi versati, è nata con la  data di scadenza sulla schiena essendo stata introdotta in via sperimentale per il triennio 2019-2021.

Alla fine del 2021, dunque non ci sarà più. Ma potrebbe uscire di scena anche prima. In scia alle note difficoltà di sostegno alla spesa nel lungo periodo, c’è chi all’interno della maggioranza di governo preme per mandare in pensione Quota 100 già alla fine del 2020.

Cos’è la Quota 102

A sostituire la Quota 100 potrebbe essere la Quota 102, una proposta avanzata da Alberto Brambilla, esperto di previdenza e consulente nei tavoli che l’esecutivo terrà nelle prossime settimane sul tema. L’obiettivo è quello di garantire la flessibilità in uscita anche in futuro. E la sua prima proposta è quella di farlo per tutti i lavoratori, con la quota 102: ovvero la pensione a 64 anni di età e almeno 38 di contributi, da adeguare poi alla speranza di vita.

La coperta delle risorse disponibili, come sempre, è molto corta  senza contare che la questione si pone all’interno di un quadro tecnico-economico particolarmente complesso, che vede incrociarsi diverse istanze di riforma non solo del settore previdenziale. Il Governo, infatti, ha anticipato un doppio intervento su Irpef e previdenza, che secondo prime ipotesi, potrebbe costare non meno di 12-15 miliardi di euro e nella prossima manovra  dovrebbe inserire nero su bianco un’indicazione del meccanismo da attivare per evitare che si materializzi il rischio “scalone”.  Per capirne di più , dunque, occhi puntati sul DEF.