Avvicinare la data della pensione e aumentare i contributi è possibile grazie al riscatto degli anni di studio all’Università. Si tratta al momento di una pratica poco diffusa ma che in certi casi può essere un modo per arrivare prima all’età pensionabile. Riscattare gli anni di studio all’università può considerarsi un vero e proprio investimento per la propria sicurezza finanziaria. Il motivo è che migliora l’anzianità contributiva e può influenzare positivamente l’importo della pensione futura..
Condizioni per il riscatto di laurea pro pensione
Gli anni di studio trascorsi all’Università possono essere riscattati a fini pensionistici ma non in tutti i casi. Il primo punto imprescindibile è quello di aver effettivamente conseguito un titolo di studio. Servono diplomi universitari di durata non inferiore a due e non superiore a tre anni, lauree triennali e specialistiche, sia vecchio che nuovo ordinamento, dottorati, specializzazioni come quella in medicina e archeologia e corsi di Alta Formazione Artistica e Musicale attivati dall’anno accademico 2005/2006. Gli anni da riscattare da prendere in considerazione sono solo quelli ritenuti in corso.
Inoltre, in caso di studente lavoratore, non sarà possibile usufruire di questa possibilità poiché in quel periodo sono già stati versati contributi, a meno che non si tratti di part time universitari o di tirocini professionalizzanti. Sì al riscatto anche per studenti che hanno prestato servizio militare e civile.
Come si riscatta la laurea?
Le modalità di riscatto della laurea ai fini pensionistici sono soggette a una serie di requisiti che cambiano in base a molti fattori. Uno su tutti è il momento storico in cui si è conseguita la laurea: se il periodo di studio per il conseguimento della laurea è precedente il 31/12/1995, si ricade in una tipologia di pensione retributiva, le cui variabili sono troppo complesse per poter fare un esempio concreto. Basti pensare che l’importo da versare per il riscatto sarà determinato dall’articolo 13 della legge 12 agosto 1962, n. 1338, in base a età, periodo da riscattare, il sesso e le retribuzioni percepite negli ultimi anni.
Sistema pensionistico contributivo: il calcolo
Per capire quanto si dovrà versare per il riscatto della laurea è necessario seguire alcuni passaggi. Come è noto a tutti, per il sistema pensionistico contributivo attualmente in vigore, è richiesto il versamento di una percentuale del reddito lordo annuo. Esso è esattamente del 33% per i dipendenti e del 27,2% per i liberi professionisti ed è calcolato in base all’importo dell’anno precedente rispetto al momento della richiesta stessa.
Ottenuto questo valore, si procede alla moltiplicazione dello stesso per il numero di anni di studio e a quel punto sarà possibile versare l’importo complessivo in un’unica volta o suddiviso in 120 rate, senza alcun tasso di interesse. Si può effettuare il pagamento del riscatto per la pensione tramite MAV, on line sul sito dell’Inps, presso sportelli bancari o attività del circuito Reti Amiche.
Un esempio? Se il guadagno annuale di un giovane trentenne dipendente è di 10.000 € e vuole riscattare 5 anni di studi, l’importo da versare alla cassa di previdenza sarà di 16.500 €, ovvero 5*(10.000*33%), con 120 rate mensili da 137,5 €, che devono essere pagate puntualmente, non sono ammessi ritardi, se non di al massimo 30 giorni e non oltre le 5 dimenticanze, pena la revoca della domanda dei contributi.
Ma conviene davvero il riscatto della laurea? Ebbene, più è basso il proprio reddito – probabilmente a inizio carriera – più economiche saranno le rate. Il punto di forza, poi, è che esse si potranno scaricare fiscalmente e che si avrà la possibilità di godere prima della pensione.