Pensionato fa la comparsa per 77 euro, l’Inps gliene chiede 20mila

Un giorno sul set come comparsa costa carissimo a un pensionato. L'Inps sospende la pensione e pretende la restituzione di migliaia di euro

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Luca Incoronato

Giornalista

Giornalista pubblicista e copywriter, ha accumulato esperienze in TV, redazioni giornalistiche fisiche e online, così come in TV, come autore, giornalista e copywriter. È esperto in materie economiche.

Pubblicato: 28 Gennaio 2024 13:29

Ha dell’incredibile la storia di un pensionato altoatesino, Robert Stark, che è infatti rapidamente divenuta virale. Per un giorno si è cimentato nel mondo della recitazione, facendo la comparsa nei panni di un avvocato. Totale del compenso? 77 euro. Nonostante la cifra esigua, però, l’uomo si è ritrovato incastrato nelle maglie della burocrazia dell’Inps. A causa della Quota 100, infatti, quest’esperienza gli è costata ben 19mila euro.

Le pretese dell’Inps

L’Inps ha provveduto al taglio di cinque mesi della pensione di Robert Stark, chiamato inoltre a restituire il denaro ricevuto grazie agli assegni previdenziali dei mesi precedenti dell’anno. Ecco la sua versione dei fatti: “Ho fatto l’avvocato per un giorno al Tribunale di Trento, in qualità di comparsa in un film. Ho guadagnato 77 euro netti e ho anche le buste paga. L’Inps però mi ha bloccato la pensione per cinque mesi. Inoltre rivuole indietro anche i mesi precedenti”.

Calvario rivelato a L’Aria Che Tira, programma di La7, evidenziando i rischi di Quota 100, al quale il residente di Merano, nella Provincia autonoma di Bolzano, aveva fatto ricorso dopo più di 30 anni di lavoro.

In pensione circa cinque anni fa, dopo una vita trascorsa in una ditta di commercio di termoidraulica. Un riposo meritato ma interrotto drasticamente dalla decisione dell’Inps, che di fatto lo ha punito per aver ceduto alla tentazione di un giorno sul set.

La pellicola è Trafficante di Virus, che adatta in maniera libera il libro della virologa Ilaria Capua. Appena 77 euro netti per il giorno di lavoro nel 2021, che hanno però fatto scattare il meccanismo punitivo, è il caso di dirlo.

Il divieto della discordia

Tutto ruota intorno al divieto di cumulo di reddito, tra pensione e lavoro dipendente. Andare in pensione con Quota 100, infatti, prevede l’assoluta impossibilità di svolgere attività dipendente, di qualsiasi entità. È consentito unicamente ottenere guadagni da lavoro autonomo ed entro la soglia massima di 5mila euro lordi annui.

Sono dunque bastati pochi euro per indicare l’uomo come un lavoratore dipendente nuovamente attivo. Un cavillo che costa molto caro, per una questione che ha dell’assurdo ma che, al tempo stesso, è tremendamente reale e passerà nelle mani di avvocati e tribunali.

Una situazione che si è già verificata. Il caso di Stark non è infatti isolato. Il suo corregionale Angelo Menapace, infatti, ha dovuto gestire una richiesta identica da parte dell’Inps, circa 19mila euro. Il tutto dopo una prestazione isolata di 30 ore, per un importo di appena 280 euro. Tutto ciò dovrebbe chiarire l’intenzione dell’Inps di non fare alcun passo indietro. La norma vince sulla ragione, in questi casi, e la situazione è anche peggiore di quanto si possa pensare. Robert Stark è stato infatti anche denunciato dall’Istituto, il che porta la somma richiesta a superare quota 20mila euro.

“Il 23 marzo il tribunale di Lucca ha emesso una sentenza che ha definito illegale la sanzione comminata a un pensionato nella mia sessa situazione. L’assurdo è che per ottenere ragione si debba passare dal giudice. Dovrò quindi spendere soldi per un avvocato”. Il riferimento che Stark fa è proprio ad Angelo Menapace. La speranza, oggi, è che la politica possa intervenire in maniera adeguata, riconoscendo l’assurdità di dover pagare spese legali per ottenere ragione di una richiesta tanto spropositata.