Opzione Donna, novità in vista dopo la stretta: cosa può cambiare

L'ultima legge di Bilancio ha prorogato di un anno Opzione donna ma con notevoli restrizioni e ora si cercano dei correttivi per uniformare la misura e renderla generalizzata.

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Emanuela Galbusera

Giornalista di attualità economica

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L’ultima legge di Bilancio ha prorogato di un anno Opzione donna ma con notevoli restrizioni e ora si cercano dei correttivi per uniformare la misura e renderla generalizzata.

Tra quelli che sperano in un intervento ad hoc per tornare alla vecchia versione, c’è il ministro del lavoro Marina Calderone che ha nuovamente sottoposto all’attenzione del Consiglio dei ministri la questione dell’allentamento della stretta su Opzione donna prevista dalla manovra: “Alcuni interventi non hanno portato consenso, come Opzione donna, ma vi è il massimo impegno per trovare misure con cui rivedere alcuni passaggi della norma“.

Opzione donna, la stretta

Se fino al 2022 una donna poteva andare in pensione a 58 anni (59 le autonome) con 35 anni di contributi, col nuovo anno si sale a 60 anni e l’accesso è consentito ad alcune categorie di lavoratrici come caregiver, invalide sopra il 74% o licenziate.
La manovra ha ridimensionato il meccanismo di flessibilità di Opzione donna e ha introdotto un intervento restrittivo legato al criterio dei figli. Le lavoratrici, dipendenti o autonome che hanno maturato i requisiti entro il 31 dicembre 2022 potranno accedervi a condizione di essere:

  • caregiver
  • invalide non inferiore al 74%
  • licenziate
  • dipendenti da aziende in crisi.

Cambiano anche i requisiti anagrafici:

  • 60 anni
  • 35 anni di contributi perfezionati entro il 31 dicembre 2022 con uno sconto di un anno per ogni figlio entro un massimo di due anni.

Per le licenziate o dipendenti di aziende in crisi i requisiti, invece, saranno diversi:

  • 58 anni
  • 35 anni di contributi (sempre perfezionati entro il 31 dicembre 2022).

Opzione donna, cosa potrebbe cambiare

La prima correzione potrebbe riguardare le condizioni di appartenenza a determinati ambiti, per renderla generalizzata. La seconda riguarderebbe l’eliminazione del vincolo dei figli. Il che significa, però, uniformare l’età per tutte a 60 anni. Il limite dei 60 anni potrebbe servire anche per trovare la copertura finanziaria adeguata per modificare il meccanismo.

“Va fatto un passo indietro su Opzione donna, con il ritorno al requisito dei 58 anni senza i vincoli introdotti in manovra. Ci sono poi da riconoscere forti incentivi alle madri lavoratrici, con uno sconto di almeno un anno di contributi per figlio” dicono dalla Cisl.

“C’è il massimo impegno per trovare misure con cui rivedere alcuni passaggi della norma”, assicura il ministro Calderone. Le incognite sono le eventuali tempistiche e le modalità con cui introdurre modifiche alla norma attuale.