Piano Ocse sul debito dell’Italia: taglio alle pensioni per i redditi più alti

L'organizzazione per lo sviluppo economico richiama il nostro Paese sulla spesa previdenziale e raccomanda tagli per il percorso di rientro del debito pubblico

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Ridurre le pensioni dei redditi più elevati e tassare i patrimoni per contenere il rapporto debito/Pil. La ricetta dell’Ocse per il rientro del debito pubblico italiano non è un piano tutto lacrime e sangue, ma l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo internazionale raccomanda misure decise, dirette a riportare in un percorso virtuoso e sostenibile i conti del nostro Paese.

Il rapporto

Gli analisti dell’organizzazione con sede a Parigi ricordano nell’Economic Survey che il debito pubblico dell’Italia, “quale percentuale del Pil, è tra i più elevati dell’Ocse” e che “viste le forti pressioni sul bilancio all’orizzonte, occorrono riforme fiscali e della spesa per contribuire a portare il debito su un percorso più prudente”.

“In assenza di variazioni delle politiche, il rapporto debito/Pil andrà ad aumentare”, è l’avvertimento dell’Ocse che aggiunge come, “per riportare il rapporto debito/Pil su un percorso più prudente, sostenere i costi futuri e rispettare le regole fiscali europee, sarà necessario un duraturo aggiustamento di bilancio“.

Il documento dà atto all’economia italiana di aver tenuto botta alle crisi degli ultimi anni, riconoscendo che “la crescita è stata resiliente” ma anche che “sta rallentando” a causa “dell’inasprimento delle condizioni finanziarie” e le stime per il 2024 e il 2025 “sono contenute”.

Gli economisti dell’Ocse sottolineano, in linea con le previsioni della Banca d’Italia, uno 0,7 per cento di crescita del Pil atteso per il 2023 e il 2024, con una stima del +1,2 per cento nel 2025.

Ma lo scoglio insormontabile per la crescita dell’economia italiana continua ad essere rappresentato dal rapporto debito/Pil, arrivato al 140 per cento: “La spesa pubblica derivante dai costi legati all’invecchiamento della popolazione e al servizio del debito in percentuale del Pil dovrebbe aumentare di circa 4,5 punti percentuali nel periodo compreso tra il 2023 e il 2040“.

Gli interventi

Tra le soluzioni indicate dall’Ocse per sistemare i conti pubblici italiani sono compresi gli interventi sulle pensioni . “Riducendo la generosità delle pensioni per le famiglie a reddito più elevato, si potrebbe limitare l’incremento della spesa, mantenendo allo stesso tempo adeguati servizi pubblici e protezione sociale” si legge nell’Econoic survey, dove si evidenzia inoltre la necessità di “eliminare gradualmente i regimi di pensionamento anticipato”, come già fatto con Quota 100 (qui abbiamo spiegato come cambiano le pensioni con la stretta ai pensionamenti anticipati).

Oltre a sottolineare l’importanza di “contrastare con fermezza l’evasione fiscale”, l’organizzazione internazionale suggerisce anche una tassazione maggiore sui patrimoni, proprietà e successioni: ”Lo spostamento dell’imposizione dal lavoro alle successioni e ai beni immobili renderebbe il mix fiscale più favorevole alla crescita, consentendo al contempo di incrementare le entrate” scrivono gli economisti.

“In assenza di variazioni delle politiche di spesa e fiscali – è l’analisi dell’organizzazione internazionale – l’aumento della spesa per pensioni, sanità e assistenza di lungo termine, nonché l’incremento dei costi del servizio del debito, porterebbero il debito pubblico a circa il 180 % del Pil entro il 2040 e continuerebbero ad aumentare rapidamente in seguito. Tale aumento renderebbe l’Italia sempre più vulnerabile agli shock di bilancio e comporterebbe probabilmente un ulteriore incremento del premio di rischio sul debito pubblico” (qui abbiamo spiegato cosa attendersi dal debito pubblico nel 2024).

La lente d’ingrandimento dell’Ocse si concentra anche sulle riforme necessarie al nostro Paese che, in particolare sulla giustizia, deve “continuare a rafforzare la correlazione tra la performance dei giudici, la progressione di carriera e la loro retribuzione, e garantire che la valutazione della loro performance sia pienamente attuata” (qui tutte le misure approvate in Manovra).

Il sistema giudiziario è caratterizzato da una scarsa efficienza, che concorre a una bassa crescita della produttività. L’ampia riforma della giustizia civile attualmente in corso – ricorda l’Ocse – mira a promuovere la digitalizzazione, a semplificare le procedure e ad alleggerire le mansioni dei dei giudici attraverso la creazione di uffici per il processo (UPP)”.