Addio riforma pensioni e uscita anticipata? I numeri che inchiodano il governo

La spesa per le pensioni raggiungerà quota 65 miliardi di euro entro il 2026: difficile per il Governo mantenere le promesse sulla riforma.

E’ ripartito a fine giugno il confronto fra governo e parti sociali per trovare una soluzione che possa rimpiazzare Quota 103 – in scadenza alla fine dell’anno – evitando così al ritorno della controversa riforma Fornero, introdotta a suo tempo dal Governo Monti. La posizione delle organizzazioni sindacali è piuttosto critica sull’operato dell’esecutivo negli ultimi mesi: ritengono infatti che lo stallo sia durato troppo a lungo e che quindi ora c’è poco tempo per definire una riforma che superi, appunto, la “legge Fornero” e consenta una maggiore flessibilità in uscita, a partire dai 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, come da loro richieste.

E poi ci sono i numeri: la spesa per le pensioni è destinata a crescere progressivamente, raggiungendo quota 65 miliardi di euro entro il 2026, anche a causa delle caratteristiche della curva demografica della popolazione italiana. Il Governo è dunque chiamato a sostenere un’ardua sfida per mantenere gli impegni presi in tema di riforma (nello specifico, su nuove misure sulla flessibilità in uscita) e in tema di revisione degli importi destinati ai pensionati. Il rischio concreto è che non ci sia alcuna riforma né nuove misure di flessibilità in uscita.

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