Taglio dei tassi Bce, la decisione a settembre: le ipotesi

Con l’economia europea in affanno e prezzi instabili, la Bce resta prudente e valuterà ogni mossa sui tassi in base ai dati, mentre i tassi rimangono invariati

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

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Si torna immancabilmente a parlare dei tassi di interesse, nodo imprescindibile quando si fa il conto col muto, con quella speranza molto velata di poterne riparlare a settembre. A tal proposito la Banca Centrale Europea ha emesso una nota ufficiale dove ha specificato che le scelte sui tassi dell’Eurozona verranno valutate di volta in volta, in base alle informazioni economiche più aggiornate. Quindi, per ora rimangono invariati.

La Bce ha spiegato anche che continuerà a seguire un’impostazione flessibile, evitando di fissare in anticipo un calendario. A pesare in questo momento è la situazione incerta dei mercati, a causa della situazione dei dazi e della crisi geopolitica. L’istituto non esclude, però, che ci possano essere novità a settembre.

L’economia dell’Eurozona sta rallentando: Bce preoccupata

L’analisi della Bce fotografa un’economia che nel secondo trimestre ha rallentato visibilmente il passo, e non sembra pronta a riprendere velocità nel breve periodo. I sondaggi più recenti parlano di un’Eurozona che cresce a fatica, con industria e servizi che avanzano a rallentatore. Pesano i dazi con gli Usa, un euro che si rafforza e un panorama geopolitico agitato.

Questi fattori spingono gli investitori a fare marcia indietro. Anche le proiezioni sui prezzi restano in equilibrio instabile, appese alle incognite del commercio internazionale.

La Bce interverrà sui tassi solo all’occorrenza

La Banca Centrale, quindi, ricorda che continuerà a muoversi solo sulla base dei numeri, decidendo caso per caso a ogni riunione. Un refrain che il Consiglio direttivo ripete da mesi e che segnala la volontà di non incastrarsi in un percorso prestabilito.

Nel bollettino si legge anche la determinazione a tenere l’inflazione al 2% nel medio periodo, con la promessa di tirare fuori dalla cassetta degli attrezzi qualsiasi strumento serva. L’idea è di intervenire solo quando necessario e, soprattutto, di mantenere in salute il meccanismo che trasmette all’economia reale le decisioni di politica monetaria.

I fattori che orienteranno le prossime mosse

L’orientamento della politica monetaria, si legge ancora nel bollettino, sarà legato a tre variabili principali:

  • le prospettive sull’andamento dei prezzi;
  • l’analisi dei rischi connessi;
  • l’evoluzione dell’inflazione di fondo.

La Bce valuterà anche quanto rapidamente e con quale forza le proprie mosse arrivano all’economia reale. Occhio sempre puntato sull’andamento dei prezzi, sulle abitudini di spesa e sull’accesso al credito: parametri che, se dovessero cambiare direzione, potrebbero convincere Francoforte a mettere mano agli strumenti o a lasciare tutto com’è.

Cosa aspettarsi a settembre: gli scenari

Ma arriviamo al punto più importante: cosa potrebbe accadere a settembre? Sul tavolo, il dossier tassi di interesse spacca in due il fronte degli osservatori. Ad esempio, un sondaggio condotto da Reuters mostra che poco più della metà degli economisti si aspetta una sforbiciata.

Da un lato, Generali Investments parla di un taglio da 25 punti base come di un’“assicurazione” contro ulteriori rallentamenti. Dall’altro, UBS raffredda gli animi, stimando solo un 15% di probabilità. Unicredit si colloca nel mezzo: considera credibile una riduzione fino all’1,75%, ma non ci metterebbe la firma.