In Italia ci sono molti immobili vecchi e inefficienti. Un recente report ha immortalato la situazione del parco case del nostro Paese, sottolineando che la maggior parte delle abitazioni è stata costruita prima del 1976. Questo comporta un grave livello di arretratezza per quanto riguarda l’efficienza energetica, che però sta progressivamente migliorando.
Quello dell’efficienza energetica degli immobili è un tema molto impellente, dato che nella scorsa legislatura europea la Commissione ha approvato una direttiva che impone scadenze molto strette per ridurre in maniera drastica le emissioni degli immobili dell’Unione europea, la cosiddetta direttiva Case Green.
Il rapporto sull’età delle abitazioni italiane
L’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, nota anche come Enea, ha stilato un rapporto sulla consistenza del parco immobiliare nazionale italiano, che si concentra principalmente su due aspetti, legati tra loro, delle abitazioni costruite e in uso nel nostro Paese. Da una parte c’è l’età delle case, dall’altra la loro efficienza energetica.
Il rapporto sottolinea la nota proporzionalità inversa di questi due parametri. Più una casa è vecchia, meno sarà efficiente dal punto di vista energetico. E l’età del parco immobiliare italiano è molto alta. Il 60% degli edifici adibiti a scopo residenziale, le abitazioni quindi, sono stati costruiti prima del 1976. Una data non scelta a caso, perché quello è l’anno in cui in Italia, per ragioni di austerity imposta per combattere l’inflazione fuori controllo, entra in vigore la prima legge sul risparmio energetico.
Questa percentuale si abbassa di molto se si guarda agli edifici non residenziali, fino al 12%, a sottolineare il recente sviluppo industriale del Paese rispetto a quello abitativo e una maggiore tendenza all’ammodernamento di edifici diversi dalle case. Questa situazione pone il nostro Paese ad alto rischio per quanto riguarda l’applicazione della normativa europea che da riferimento alla direttiva conosciuta con il nome di Case Green.
Il problema dell’efficienza e l’arrivo della direttiva Case Green
A livello globale, quasi il 40% delle emissioni di gas serra è prodotto dagli edifici. Per questa ragione l’Unione europea, impegnata a trovare una strada che coniughi la lotta al riscaldamento globale e la crescita economica, ha ideato una normativa che accompagna i Paesi membri verso un parco immobiliare che rispetti la neutralità carbonica durante il suo utilizzo. Da questa idea nasce la direttiva Case Green, che imporrà nei prossimi anni un ammodernamento rapido in senso energetico delle case di quasi tutto il continente.
L’obiettivo finale è fissato per il 2050 ma la norma prevede molti passaggi intermedi, tra cui quello del 2030. Entro meno di 6 anni le emissioni degli edifici andranno ridotte del 55% rispetto ai livelli del 1990. L’Italia avrà problemi seri a rispettare questa scadenza. I dati del rapporto dell’Enea confermano le stime fatte dall’Istat, che prevedono che 1,8 milioni di edifici su un totale di 12 milioni nel nostro Paese dovranno subire seri interventi di efficientamento. Si parla principalmente di un miglior isolamento dei muri, ma anche dell’installazione di pompe di calore per il riscaldamento.
La spesa per i privati e per lo Stato potrebbe essere ingente. Il Superbonus 110% ha pagato per la ristrutturazione in questo senso di meno di mezzo milione di edifici. Il suo impatto sui conti dello Stato è di circa tra i 130 e i 170 miliardi di euro, a seconda delle stime. Per rispettare gli obiettivi di Case Green, il parco immobiliare coinvolto dovrà essere più di tre volte superiore a quello che ha aderito al Superbonus.