Lotta al fast fashion, certificazioni e trasparenza: cosa cambierà nella Moda italiana

Il ministro del Made in Italy Adolfo Urso ha annunciato un provvedimento contro la fast fashion con certificazioni per tutelare la moda italiana

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 15 Ottobre 2025 19:25

Adolfo Urso chiama a raccolta la moda italiana contro il fast fashion. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy ha convocato i rappresentanti dell’industria dell’abbigliamento in un incontro per delineare provvedimenti urgenti a tutela del settore dai prodotti tessili e calzaturieri stranieri a basso costo.

Il titolare del Mimit ha presentato le misure in materia già predisposte in un pacchetto approvato in Commissione al Senato, annunciando un provvedimento dedicato e convocando per il 17 novembre il Tavolo della Moda.

L’incontro con la Moda italiana

All’adunata suonata da Palazzo Piacentini da Urso hanno risposto i vertici delle principali associazione del settore, tra cui Carlo Capasa (Presidente Camera Nazionale della Moda Italiana), Luca Sburlati (Presidente Confindustria Moda), Matteo Lunelli (Presidente Fondazione Altagamma), Doriana Marini (Presidente Nazionale Federmoda CNA) e Moreno Vignolini (Presidente Federazione Moda Confartigianato Imprese).

La riunione è servita per discutere le contromisure al dilagare della fast fashion, che saranno incluse in un testo contro l’abbigliamento a prezzi stracciati prodotto all’estero.

Nei prossimi giorni presenteremo, a seguito del confronto odierno con le rappresentanze del settore, un provvedimento per fronteggiare il fenomeno dell’ultra fast fashion: un’invasione di prodotti stranieri a basso costo che danneggiano i nostri produttori e mettono a rischio i consumatori

Nell’incontro, il ministro ha presentato alle sigle il primo pacchetto di provvedimenti urgenti sul tema, nel solco della direttiva europea che estende la responsabilità del produttore (EPR) anche alle imprese che producono fuori dall’Unione europea ma vendono a compratori italiani.

Il pacchetto di misure anti fast fashion

Tra le principali novità che hanno ricevuto il via libera della IX Commissione del Senato c’è la certificazione del processo produttivo per le imprese del settore della moda, che potranno così ottenere il bollino di “Filiera della moda certificata”, di validità annuale e da mettere in mostra nell’ambito delle attività promozionali.

Il sistema anti fast fashion prevede che le aziende si sottopongano volontariamente alle verifiche da parte di soggetti abilitati sulla regolarità contributiva, fiscale e giuslavoristica lungo tutta la filiera, dalla capofila ai subfornitori.

I titolari e gli amministratori in materia di lavoro e sicurezza dovranno anche dimostrare di non aver ricevuto condanne o sanzioni e saranno obbligati, inoltre, ad aggiungere clausole nei contratti di filiera che garantiscano il rispetto delle regole anche da parte dei subfornitori: al momento della firma, la capofila dovrà richiedere tutti i documenti che attestino la regolarità contributiva e fiscale del resto dei soggetti della catena produttiva.

La certificazione sarà esibita in un registro pubblico del Mimit e sarà rinnovabile dopo aver confermato i requisiti. Chi utilizzerà la dicitura “Filiera della moda certificata” senza rispettare i criteri di trasparenza riceverà multe da 10mila a 50mila euro da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.