Suino nero e nocciola di Sicilia verso i marchi Dop e Igp

Due nuovi prodotti siciliani candidati alle denominazioni europee Dop e Igp. Un passo cruciale che rafforzerebbe l'economia e la competitività dei territori

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Federica Petrucci

Editor esperta di economia e attualità

Laureata in Scienze Politiche presso l'Università di Palermo e Consulente del Lavoro abilitato.

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L’Italia è patria di eccellenze agroalimentari riconosciute in tutto il mondo, e ogni nuovo traguardo in termini di tutela e valorizzazione del Made in Italy rappresenta non solo un successo culturale, ma anche un volano economico per i territori coinvolti. In questa direzione si muove la recente iniziativa che vede protagonisti due prodotti simbolo del Paese:

  • il suino nero dei Nebrodi;
  • la nocciola di Sicilia.

Entrambi sono candidati a ottenere il riconoscimento europeo delle denominazioni Dop e Igp.

Un passaggio non formale, ma cruciale, poiché i marchi di qualità certificata hanno un impatto diretto sul posizionamento di mercato, sulla competitività delle filiere e sull’attrattività internazionale.

Chi ha richiesto il riconoscimento Dop e Igp

Le iniziative per avviare il percorso di riconoscimento Dop e Igp sono state promosse dal Gruppo di Azione Locale Nebrodi Plus, che ha raccolto le istanze dei produttori del territorio e coordinato la predisposizione del dossier tecnico-scientifico.

Il Gal ha creato un gruppo di lavoro interno, portavoce delle esigenze del comparto produttivo, che ha seguito l’iter e le tappe per presentare la documentazione necessaria.

A partire da questo lavoro, la domanda è stata trasmessa alle autorità ministeriali e regionali, le quali – dopo l’analisi preliminare – dovranno inoltrarla alla Commissione europea per l’esame finale.

Suino nero dei Nebrodi: un prodotto da tutelare

Il percorso avviato per il suino nero dei Nebrodi prevede il marchio Dop per le carni fresche e trasformate di questa razza autoctona, allevata allo stato semi-brado, sulle montagne del messinese.

In particolare, per la prima volta, sotto un’unica domanda, si richiede la protezione per carne, capocollo, lardo, guanciale, prosciutto crudo e cotto.

La particolarità del suino nero sta non solo nella sua genetica, ma anche nel legame con l’ambiente: un ecosistema fatto di boschi, ghiande e pascoli che conferisce alle carni caratteristiche uniche.

Negli ultimi anni, la norcineria locale ha fatto passi da gigante in termini di professionalizzazione, con aziende capaci di coniugare saperi antichi e tecniche moderne.

Il riconoscimento Dop avrebbe due effetti immediati:

  • consolidare la reputazione del prodotto sui mercati nazionali e internazionali;
  • fornire ai produttori uno strumento legale per combattere imitazioni e concorrenza sleale.

La Dop, inoltre, porterebbe benefici diretti alla filiera occupazionale, dando prospettive stabili a centinaia di aziende agricole e artigianali che oggi operano con margini ridotti.

La nocciola di Sicilia: da mercato locale a brand internazionale

Accanto al suino nero, il dossier include la richiesta di marchio Igp per la nocciola di Sicilia, un prodotto che ha radici storiche e culturali profonde.

Le aree interne dell’isola, in particolare i Nebrodi, rappresentano da sempre un territorio vocato alla coltivazione del nocciolo, con produzioni che si distinguono per qualità organolettiche, resa e versatilità d’uso.

La nocciola siciliana è oggi impiegata sia dall’industria dolciaria locale sia da grandi marchi nazionali, ma soffre di una forte concorrenza da parte di produzioni estere, spesso a prezzi inferiori.

Il riconoscimento Igp servirebbe a dare un’identità forte al prodotto, valorizzandone la tipicità e garantendo ai consumatori trasparenza sull’origine.

Per il settore, significherebbe uscire dalla condizione di commodity per entrare nel club dei prodotti a marchio certificato, con un conseguente aumento di valore e margini più sostenibili.

Le conseguenze economica della tutela

L’impatto economico di un eventuale riconoscimento Dop e Igp va ben oltre la singola azienda.

Secondo le stime di Coldiretti e Ismea, i prodotti a marchio europeo Dop e Igp generano un valore della produzione che, in media, è oltre il doppio rispetto a quello dei prodotti non certificati.

La Sicilia, che già oggi vanta marchi di eccellenza come il pistacchio di Bronte e l’arancia rossa di Sicilia potrebbe così rafforzare ulteriormente la propria posizione nella geografia del Made in Italy agroalimentare.

Il lavoro del Gal Nebrodi Plus in questo caso è stato determinante, a partire dalla raccolta delle istanze fino alla coordinazione del gruppo di lavoro, tutti passaggi necessari a predisporre la documentazione tecnico-scientifica per la domanda.

Senza un coordinamento territoriale, infatti, spesso le filiere locali rischiano di restare frammentate e incapaci di competere a livello istituzionale.

Il riconoscimento inoltre non è solo un fatto commerciale, ma porta con sé ricadute significative sul territorio.

Spesso la presenza di prodotti certificati accresce l’appeal delle aree rurali, favorendo percorsi turistici enogastronomici legati a degustazioni e itinerari del gusto e stimolando nuove iniziative imprenditoriali e cooperative, soprattutto tra giovani che vedono nel ritorno alla terra un’opportunità di lavoro qualificato.

Il percorso verso il riconoscimento Dop e Igp richiede tempi lunghi e il vaglio della Commissione europea, ma l’inserimento dei due prodotti nel dossier rappresenta un primo passo storico.

In un contesto in cui il falso Made in Italy sottrae ogni anno miliardi all’economia nazionale, strumenti di tutela come questi diventano strategici. Non si tratta solo di protezione, ma di posizionamento competitivo: per i produttori significa poter vendere meglio, non necessariamente di più, e garantire un valore aggiunto stabile nel tempo.