La bresaola finisce al centro della guerra commerciale fra Italia e Stati Uniti.
Il ministro dell’Agricoltura in quota FdI, Francesco Lollobrigida, ha lanciato la proposta di produrre bresaola in Italia utilizzando carne bovina made in Usa, così da esportarla nuovamente verso il mercato americano. Secondo il ministro, questo permetterebbe di aggirare i dazi imposti da Trump e, effetto non secondario, gratificherebbe l’alleato-avversario.
La proposta di Lollobrigida sulla bresaola con carne Usa
L’occasione per l’annuncio è stata il forum “L’agricoltura italiana tra innovazione, crisi idriche e valorizzazione della filiera” a Manduria, in Puglia.
Qui, Lollobrigida ha illustrato un possibile schema di accordo bilaterale con Washington: importare carne bovina statunitense per realizzare insaccati come la bresaola destinati esclusivamente all’export verso gli stessi Stati Uniti. Trump, però, spinge affinché i partner commerciali comprino carne Usa trattata con gli ormoni.
È ipotizzabile – ha detto Lollobrigida – usare carne statunitense per produrre bresaola destinata agli Stati Uniti, seguendo il loro modello alimentare, ma io lo sconsiglio… Se tu dagli Usa mi dai la carne per fare la bresaola, io poi la reimporto negli Stati Uniti. E questo è un accordo vincolato che permette di aumentare l’importazione di carne dagli Usa.
Il ministro ha tenuto a fare alcune precisazioni:
Non significa accettare carne ormonata, sulla salute non si transige.
Si ricorda che dal mercato Usa oggi riceviamo 1,7 miliardi di euro di prodotti agroalimentari, a fronte degli 8 miliardi che esportiamo. E oltre alla carne, Lollobrigida ha proposto di riequilibrare la bilancia commerciale Italia-Usa comprando soia statunitense, necessaria per gli allevamenti italiani, in modo da creare un circolo economico che giustifichi la rimozione di barriere doganali per alcuni prodotti di punta del made in Italy, come il Parmigiano Reggiano e, appunto, la bresaola.
La proposta di Lollobrigida ha diviso: da un lato, associazioni di categoria come Assica la giudicano tecnicamente percorribile. Dall’altro, l’opposizione parla apertamente di compromesso inaccettabile, una resa agli Usa.
Il caso della Bresaola Igp con carne dal Brasile
La proposta di Lollobrigida ha fatto saltare sulla sedia i difensori del food 100% made in Italy, ma non tutti sanno che Bresaola della Valtellina Igp, marchio sinonimo di qualità e territorialità, è già oggi prodotta anche con carne estera.
Il disciplinare dell’Indicazione Geografica Protetta, infatti, non impone l’uso di carne italiana. Stabilisce solo che la trasformazione e la stagionatura debbano avvenire nella provincia di Sondrio, lasciando ampia libertà sull’origine della materia prima. Dall’Articolo 2 del Disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta Bresaola della Valtellina:
La “Bresaola della Valtellina” viene elaborata nella tradizionale zona di produzione che comprende l’intero territorio della provincia di Sondrio.
Seguono indicazioni sui tagli di carne da utilizzare e sulla lavorazione. L’origine delle carni non influisce. E sul sito del Consorzio di tutela bresaola della Valtellina si legge:
I produttori aderenti al Consorzio utilizzano principalmente carne proveniente da allevamenti europei e sudamericani… Vengono usate le migliori razze di bovini da carne, da cui si ottengono tagli magri e consistenti, come previsto dal Disciplinare e da una tradizione secolare. Tra le razze di origine europea si privilegiano la Charolaise, la Limousine, la Blonde d’Aquitaine e le Garonnesi. Tra le italiane la razza Piemontese. Dal Sudamerica arrivano invece le razze pure di Zebù. Tra queste spicca lo Zebù Nellore – le cui carni sono molto magre – che è l’animale più diffuso nei vasti pascoli del Brasile…
Essendo ininfluente l’origine della carne, tirando le somme la proposta di Lollobrigida di utilizzare carne Usa per fare la bresaola potrebbe non incontrare ostacoli economici o ideologici.