L’agroalimentare in Italia genera valore, occupazione e competitività. A confermarlo è il rapporto Ismea Qualivita 2025. Un documento che fotografa una crescita strutturale di un settore che vale oggi 20,7 miliardi di euro, segnando un +25% rispetto al 2020. Con oltre 864.000 lavoratori coinvolti, il settore rappresenta una delle principali industrie del Paese, contribuendo a mantenere vivo un patrimonio culturale e produttivo che il mondo continua ad apprezzare e a cercare.
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I numeri, di successo, dell’agroalimentare in Italia
Grazie alle Indicazioni Geografiche (prodotti DOP, IGP e STG) il settore agroalimentare ha consolidato nel 2024 una crescita costante, pari al 3,5% su base annua, segnando valori positivi per il quarto anno consecutivo. Il settore del cibo ha superato 9,6 miliardi di euro (+7,7%), mentre il vino si conferma stabile a 11 miliardi.
Il dato più forte del 2024 riguarda però l’internazionalizzazione. Le esportazioni dei prodotti DOP e IGP raggiungono 12,3 miliardi di euro (+8,2% sul 2023). Un risultato costruito su due accelerazioni parallele.
Sono infatti aumentate sia le esportazioni di cibo DOP e IGP, raggiungendo oltre 5,15 miliardi (+12,7%), sia quelle di vino DOP e IGP, arrivando a 7,19 miliardi (+5,2%). Per entrambi si tratta di valori mai raggiunti prima.
La crescita si registra sia nei mercati Ue (+5,9%) sia negli Extra Ue (+10,4%). Gli Stati Uniti restano il primo mercato di destinazione, assorbendo il 22% dell’export totale.
Filiere produttive: più occupati e più innovazione
L’economia in salute spinge anche l’occupazione.
Nel 2024 si registrano 183.823 operatori della filiera DOP e IGP, in lieve calo del 5,6% rispetto al 2023. Questa riduzione è compensata da un aumento dell’occupazione: 864mila addetti (+1,6%), grazie al potenziamento delle fasi di trasformazione e alla maggiore specializzazione delle imprese.
Le aziende della cosiddetta DOP economy sono guidate da imprenditori più giovani, più formati e con una maggiore propensione all’innovazione rispetto alla media nazionale. Questa combinazione porta a risultati economici migliori.
Non a caso, la produzione standard media è oltre tre volte superiore a quella delle altre imprese agricole italiane. Si tratta quindi di un settore che riesce a combinare tradizione e innovazione di prodotti, tecniche colturali, packaging e processi.
Territori in movimento: cresce il 65% delle province
Questa dinamica positiva è pervasiva, toccando la maggioranza delle province italiane. Il 65% ha infatti visto aumentare il valore delle proprie produzioni IG. Il 2024 è stato un anno di espansione, con ben 14 regioni su 20 che hanno registrato una crescita complessiva.
La leadership in termini di valore e crescita rimane saldamente nelle mani del Nord Italia, che ha generato un valore aggregato di 11,24 miliardi di euro.
Il Veneto è un gigante in questo scenario, avvicinandosi alla soglia dei 5 miliardi di euro. Anche le performance delle altre regioni sono eccellenti, in particolare l’Emilia-Romagna che segna un +3,0% e il Friuli-Venezia Giulia che spicca con un impressionante +8,1%.
Ottime performance e crescita sostenuta (+7,1%) anche nel Nord-Ovest.
La Lombardia si impone come la protagonista assoluta in questa area, contribuendo con 2,9 miliardi di euro e registrando un’espansione vigorosa del +13,1%.
Pure il Sud e le Isole mostrano una dinamica complessivamente positiva, con una crescita totale del +3,4%. Il traino è assicurato soprattutto da Puglia (+12,2%), Calabria (+8,2%), Sicilia (+4%), Abruzzo (+4,1%) e Campania (+3,1%).
L’unica nota stonata in questo quadro di generale prosperità si registra nel Centro Italia, un’area che purtroppo appare ancora in difficoltà e non riesce a intercettare pienamente il trend positivo degli altri distretti produttivi.
La macro-area resta l’unica in calo (0,9%), nonostante segnali di recupero da Toscana (+0,5%) e Umbria (+3,4%).