L’accordo di libero scambio tra l’Unione Europea e l’India, previsto per la fine del 2025, potrebbe rappresentare una minaccia per l’agroalimentare italiano e, più in generale, per la sostenibilità del sistema agricolo europeo.
Le preoccupazioni, sollevate in particolare da Coldiretti e Filiera Italia, riguardano principalmente la possibilità che il mercato europeo venga inondato da prodotti agricoli a basso costo provenienti dall’India, senza alcun impegno reciproco per garantire che tali prodotti rispettino gli elevati standard di qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale e sociale richiesti agli agricoltori europei.
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Cosa prevede l’accordo tra Unione Europea e India
L’India, con il suo vasto settore agricolo, ha chiesto a Bruxelles l’accesso facilitato al mercato europeo, un passo che, senza adeguati contrappesi, rischia di mettere in pericolo la competitività del sistema agroalimentare italiano.
L’Unione Europea, infatti, sta negoziando un accordo che permetterebbe ai produttori indiani di esportare i loro beni agroalimentari senza vincoli simili a quelli che gli agricoltori europei devono rispettare, come le norme ambientali e quelle riguardanti la sicurezza alimentare.
Lo scenario solleva una serie di preoccupazioni legate alla concorrenza sleale, spinta dai prodotti indiani che potrebbero essere offerti a prezzi significativamente più bassi rispetto ai prodotti locali, che devono far fronte a costi più elevati per rispettare gli standard europei riguardanti la sicurezza alimentare.
Il rischio per l’Italia
Secondo Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, senza una reciproca applicazione delle normative, l’accordo potrebbe avere effetti devastanti su settori chiave dell’agricoltura italiana, come il riso, l’ortofrutta e i prodotti trasformati del Made in Italy. La previsione è che i consumatori europei possano preferire i prodotti più economici provenienti dall’India, a discapito di quelli italiani, con ripercussioni gravissime per le aziende agricole europee.
Luigi Scordamaglia, amministratore delegato di Filiera Italia, sottolinea che una simile apertura commerciale potrebbe inondare il mercato europeo di prodotti a basso costo, contribuendo alla creazione di una concorrenza sleale insostenibile per le nostre imprese. Il rischio sarebbe quello di compromettere la competitività delle filiere agroalimentari italiane, che sono già sottoposte a sfide dovute ai costi di produzione elevati e a una crescente pressione fiscale.
Inoltre, c’è il concreto rischio di un “effetto domino”, secondo Scordamaglia. Se l’Unione Europea non dovesse stabilire ora un principio di reciprocità chiaro e vincolante nell’ambito di questo negoziato, si aprirebbe la porta a una serie di accordi commerciali rischiosi per l’agroalimentare europeo, come già accaduto con l’accordo Mercosur.
Una politica commerciale che non rispetti principi equi rischia di esporre i produttori europei a una concorrenza ingiusta e di danneggiare la qualità e la sicurezza delle filiere agroalimentari.
Per questo motivo è stato chiesto al Governo, insieme alle istituzioni europee, di opporsi a qualsiasi intesa commerciale che non metta al centro della trattativa il principio di reciprocità, ovvero che porti alla promozione di un sistema di controlli efficaci per garantire che tutti i prodotti che entrano nel mercato europeo rispettino le stesse regole.
Un accordo commerciale che non tuteli adeguatamente l’agroalimentare italiano potrebbe compromettere la qualità e la sicurezza del cibo europeo e minare la competitività dei nostri prodotti, che sono riconosciuti in tutto il mondo per il loro valore, qualità e sostenibilità.