Una tempesta si avvicina nel mondo del commercio internazionale e le sue radici affondano nel cuore della transizione ecologica. Una guerra commerciale tra Washington, Bruxelles e Pechino è sul punto di esplodere, alimentata da accuse reciproche di sovvenzioni sleali e pratiche commerciali scorrette.
Una di queste riguarda le importazioni di veicoli elettrici dalla Cina e offerte sospette in gare d’appalto in Bulgaria e Romania per le quali Unione Europea ha avviato delle indagini.
Europa: la Cina è un concorrente economico
La tensione è salita di livello negli ultimi mesi, con la Commissione europea che ha puntato il dito contro il governo cinese per le sue politiche di esportazione, accusandolo di minacciare la sicurezza economica del Vecchio Continente. Margrethe Vestager, Commissaria europea per la concorrenza, ha dichiarato senza mezzi termini che la Cina non è più da considerarsi un partner, bensì un concorrente economico e un rivale sistemico. Lo ha detto dal palco dell’Università di Princeton, lanciando un appello urgente: in un ordine economico globale sempre più instabile, avere partner affidabili è un vantaggio competitivo importante.
Una delle principali cause di frizione è rappresentata dai sussidi cinesi a settori chiave della transizione ecologica, come l‘industria automobilistica e la produzione di turbine eoliche. La Commissione europea ha avviato un’indagine su questi sussidi, paventando la possibilità di imporre dazi commerciali per correggere gli squilibri di mercato.
Vestager ha smascherato il metodo utilizzato dalla Cina per dominare l’industria dei pannelli solari, evidenziando la necessità di evitare che simili pratiche dannose si ripetano in settori cruciali come veicoli elettrici e turbine eoliche.
L’Ue è ora alla ricerca di “partner affidabili” e propone lo sviluppo di criteri di affidabilità per le tecnologie pulite critiche, che potrebbero essere utilizzati come condizioni per determinati incentivi o negli appalti pubblici.
Anche negli Stati Uniti la situazione è tesa
Ma le tensioni non si limitano solo all’Europa. Anche gli Stati Uniti hanno mosso accuse simili contro la Cina, con la segretaria al Tesoro Janet Yellen che ha recentemente sollevato preoccupazioni riguardo al sostegno pubblico fornito dal governo cinese alle proprie aziende. Yellen ha auspicato una relazione economica più equilibrata tra Pechino e Washington, ma ha anche chiesto alla Cina di garantire condizioni di parità per le imprese di entrambi i Paesi.
La Cina respinge le accuse
La risposta di Pechino non si è fatta attendere, con il ministro cinese del Commercio Wang Wentao che ha respinto le accuse, sostenendo che il vantaggio competitivo della Cina non è dovuto alla sovraccapacità produttiva, ma all’innovazione e all’efficienza industriale.
Un recente rapporto del Kiel Institute ha gettato ulteriore luce sul fenomeno dei sussidi cinesi, rivelando che essi sono da tre a nove volte superiori rispetto a quelli di altri Paesi Ocse. Questi sussidi, secondo l’istituto tedesco, hanno permesso alle aziende cinesi di acquisire una posizione dominante in settori cruciali della transizione ecologica.
Il rapporto mette anche in guardia dall’adozione di misure troppo aggressive da parte dell’Unione europea, avvertendo che senza le tecnologie importate dalla Cina, i prodotti chiave della transizione ecologica potrebbero diventare più costosi e più difficili da reperire.