Eberhard&co, tra innovazione e ricerca

L’incontro tra tecnica ed estetica di uno dei brand storici di orologeria Svizzera.

Foto di Paolo Gelmi

Paolo Gelmi

Esperto di moda e lifestyle maschile

Esperto di moda e lifestyle, è stato direttore di svariate riviste cartacee nel settore luxury.

Una storia lunga più di 130 anni, quella di Eberhard & co. brand di orologeria Svizzera fondata dal ventiduenne Georges Eberhard nel 1887. Un’azienda, questa, che nel tempo ha saputo rinnovarsi puntando sempre sull’innovazione e la ricerca. Dal primo cronografo da polso con fondello e cerniera e anse snodate, lanciato nel lontano 1919, ad oggi, la strada è stata lunga e ricca di soddisfazione, con alcuni momenti anche di difficoltà. Ma le notevoli capacità imprenditoriali della famiglia e successivamente dei componenti della nuova compagine societaria, hanno permesso ad Eberhard di arrivare ai giorni nostri con orologi iconici e importanti ed un posizionamento davvero esclusivo. L’assetto societario cambierà 2 volte nel corso della sua storia: la prima con il passaggio generazionale negli anni trenta al figlio Maurice, la seconda con l’acquisizione della maison di orologeria Svizzera alla fine degli anni 60 da parte di Palmiro Monti, un giovane e rampante brianzolo che era già da tempo distributore del brand.

Iconici sono alcuni modelli che segneranno la storia ed il valore di questa maison di orologeria, nel 1935  verrà lanciato sul mercato un cronografo a 2 pulsanti con start-stop, ma la svolta avviene negli anni 40 con la creazione del modello Extra-Fort con l’azzeramento a slitta. Eberhard nel 2001 porterà sul mercato un modello unico nel suo genere, il Chrono4, un cronografo con 4 contatori allineati, diventando immediatamente l’orologio di punta del loro catalogo. Questa azienda creatrice di innovativi ed eleganti orologi, ha da sempre puntato sulle collaborazioni sin dai suoi albori, quando ha creò i modelli per la Regia Marina Militare. Famosa è anche la linea di orologi dedicata a Tazio Nuvolari, oppure i modelli realizzati per le Frecce Tricolore, mentre storico è il suo legame con la manifestazione sportiva internazionale  l‘Americas Cup.

Proprio per la leggendaria storia di questo brand, QF Lifestyle ha deciso di incontrare Mario Peserico, Ceo di Eberhard Italia, per farci raccontare aneddoti e novità di questo storico brand di orologeria.

Mario, cosa significa essere custodi di una storia così importante come la vostra?
Per prima cosa è una grande responsabilità, la sento sulle spalle e nei propositi che mi devo fissare, le radici e l’Heritage sono fondamentali ma diventano nulla se non c’è una visione presente e futura. Noi abbiamo la fortuna di avere una grande storia e delle radici importanti che acquistano valore se si dà una prospettiva al brand, da solo lo storytelling non basta, il prospettico del brand è la vera soluzione ed è fondamentale per una crescita futura.

Dal primo orologio da taschino agli ultimi orologi presentati all’ultima edizione di Ginevra quale è il reale DNA dalla vostra azienda?
Il nostro DNA è duplice, da un lato un imprinting dedicato all’uomo e alla cronografia in quanto espressione di un certo tipo di orologeria e dall’altro un’attenzione ad una unicità tecnica ed estetica. Oggi il mercato è cambiato e per rimanere a galla devi avere una unicità di prodotto e una riconoscibilità che noi abbiamo sviluppato in modo importante dal dopo guerra in poi. Ciò che oggi ci contraddistingue dagli altri competitors, sta proprio in questi elementi voluti e ricercati anche dal fatto che per scelta siamo tra i pochi brand storici ad essere rimasti indipendenti, non facendo parte di nessuno dei grandi gruppi del settore; gli elementi estetica e meccanica si devono fondere in un’unica soluzione per darci quel valore aggiunto di riconoscibilità sul mercato, direi che questo sia il nostro vero DNA.

Nella vostra storia sono state molte le collaborazioni, parto da quelle con la Regia Marina Militare per arrivare al settore velico, automobilistico e aeronautico quali sono le motivazioni che vi legano a questi settori?
La nostra filosofia sta nella traduzione in prodotto di quanto detto prima, i riferimenti a questi mondi partono negli anni 20, quando il signor Eberhard sostenne una manifestazione in Svizzera che metteva in competizione una macchina che correva sulle colline svizzere e un aliante che dall’alto faceva lo stesso percorso. Da lì nasce il legame con le competizioni, negli anni 50 si aggiunge il mare ed il settore velico e da lì la realizzazione di modelli ad hoc; per farvi un altro esempio, nel 1942 viene prodotto in “edizione limitata” un orologio dal nome “Magini”, per evitare di essere intercettati dai radar durante un volo a bassa quota tra Roma e Tokio. Tra le tante collaborazioni che ci legano al settore delle competizioni sportive, ci tengo a sottolineare che siamo stati i primi a legarci alla Coppa America di vela con il successivo successo a livello mondiale di “Azzurra”. Ogni nostra collaborazione con creazioni di modelli dedicati a questi settori sono durature nel tempo, crediamo che la continuità sia un valore importante.

Quanto sono importanti oggi le fiere del vostro settore?
Le fiere dal punto di vista economico hanno decisamente perso valore, venti anni fa alcuni mercati aspettavano le fiere per incontrare i brand di orologeria, i distributori ordinavano per tutto l’anno ed avevi la sensazione che tutto girasse bene ed avesse un senso. Oggi tutto è cambiato, gli ordini si fanno via mail, se vuoi parlare con l’azienda lo puoi fare con estrema facilità ed il web con i social in questo senso hanno cambiato le regole e reso le fiere da questo punto di vista meno interessanti, perché la fruibilità del prodotto non è più una sua esclusiva. Anche il consumatore è cambiato, ha delle altre esigenze, se un brand presenta un modello in fiera il cliente lo vuole trovare in negozio per poterlo acquistare immediatamente e non dopo dei mesi; per questo motivo abbiamo deciso di non fare più la fiera di Basilea, rimanendo solo su Ginevra. Oggi le aziende possono comunicare quotidianamente con i distributori e clienti senza dover aspettare delle date specifiche per far vedere novità ed evoluzioni dei propri prodotti. La fiera diventa fondamentale per raccontare il sistema produttivo; a Ginevra abbiamo customizzato un nostro punto vendita, ma dal prossimo anno saremo a “Watches and Wonders” . Devo aggiungere che da quando Rolex è entrata nella gestione dell’evento fieristico di Ginevra questo ha ripreso visibilità, valore, ed esclusività. Il modo di comunicare anche per l’orologeria è radicalmente cambiato, l’orizzonte temporale deve essere breve, il prodotto Svizzero ha sempre fatto poco sistema in passato, invece oggi si cerca di fare squadra cosa impensabile sino a solo un decennio fa.

Quanto la tecnologia ed i suoi cambiamenti hanno inciso ed incidono sul vostro percorso?
Come ho detto tutto è cambiato, la tecnologia negli ultimi decenni e poi durante la pandemia ha fatto cambiare radicalmente le cose; gli smartwatch hanno avuto una grande crescita e creato dei seri problemi a chi, producendo orologi, si posizionava sul mercato con una fascia di prezzo non superiore a mille euro. Questo fenomeno però ha permesso alle aziende di sviluppare modelli di orologi di fascia alta, aumentando anche il prezzo medio, dando al consumatore la percezione che oggi l’orologeria meccanica sia molto più alta, quindi, per chiudere, direi che l’avvento di Apple e altri brand in concreto ci hanno reso più autorevoli ed esclusivi.

Com’è il vostro rapporto con i millennials e la generazione Z?
Il nostro prodotto è rivolto a un target esclusivo in parte maturo; queste generazioni le andiamo ad intercettare in un momento successivo, quando questi giovani sentono l’esigenza di avere un oggetto che rappresenti un senso di appartenenza, esclusività ed unicità; allora in quel momento questi si rivolgono al settore dell’orologeria meccanica di alto livello, lì noi li andiamo a conquistare con modelli che uniscano tecnologia, estetica e anche sostenibilità, perché in questo senso i nostri orologi non hanno nulla d’inquinante e nel produrli stiamo attenti nel non creare danni all’ambiente. La Svizzera da sempre ha un grande rispetto dell’aspetto ecologico, in più i nostri orologi durano nel tempo e con il suo trascorrere acquisiscono ulteriore valore, questi sono elementi amati dai consumatori, soprattutto dalle nuove generazioni che crescendo ne apprezzano il significato più profondo.

Chi è l’uomo che compra Eberhard?
Sono 32 anni che lavoro in questa azienda e posso dire che rappresento questa categoria in pieno, gli uomini che comprano il nostro brand sono persone che amano “scegliere”, uomini cosmopoliti attenti ai dettagli, rigorosi e sportivi, dai 30 anni in su direi. I nostri clienti sono ovunque nel mondo ma la maggior parte è concentrata in Europa, ci scelgono non solo per il marchio ma soprattutto per le caratteristiche tecniche. Noi amiamo lavorare con i negozi multimarca, lavoriamo anche con alcuni concessionari da anni, per non appiattirci, ma crediamo che i negozi multimarca siano un valore aggiunto non solo per i brand, ma anche per le città, perché permettono al consumatore di avere la possibilità di mettere a confronto varie aziende.

Mi dice 2 vostri modelli iconici?
Un modello iconico è quello storico che da sempre ci segue nelle nostre collezioni con vari modelli che è l’Extra-Fort, lo si trova tra l’altro in tutte le aste di modelli di orologi storici; l’altro modello iconico anche lui, ma più recente rispetto al primo è il Chrono4, quello con i 4 contatori allineati, che da 22 anni ha un peso importante sul nostro fatturato.

L’ultima novità presentata a Ginevra?
Abbiamo presentato due prodotti in particolare, una è una estensione della nostra linea “Scafograf”, il nostro volto subacqueo che uscirà nella nuova versione quadrante e lunetta marroni; l’altro era una pre/preview, una novità a tutti gli effetti, il “Chrono dello Scientigraf” che è il nostro orologio antimagnetico storicamente automatico, lo abbiamo rivisitato cronograficamente ed uscirà a settembre 2023.