Cinema nel mirino di Sangiuliano: i registi che hanno incassato compensi stratosferici

Secondo un report riservato, ci sarebbe una sproporzione tra contributi pubblici e risultati in sala dei film finanziati, oltre a sottolineare i compensi molto alti di alcuni registi

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Negli ultimi quattro anni, si è assistito a un aumento dei finanziamenti pubblici destinati al settore cinematografico in Italia. Tuttavia, questa crescita è stata accompagnata da pagamenti milionari ai registi, un aumento nella produzione di opere, ma con incassi inferiori rispetto a Francia e Germania. Inoltre, la domanda di agevolazioni fiscali, come il tax credit, è quadruplicata rispetto al 2019. Un altro aspetto preoccupante riguarda il destino dei film che hanno ricevuto finanziamenti significativi ma che poi vengono proiettati in sala per un numero molto limitato di giorni, attirando un pubblico estremamente esiguo, talvolta inferiore a trenta spettatori.

Il caso del tax credit: a quanto ammontano i contributi pubblici

Ed è proprio il tema del tax credit che ha acceso la polemica tra il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, e i cineasti italiani. Durante l’evento “L’Italia vincente – Un anno di risultati,” che celebrava un anno di governo, il ministro ha dichiarato di essere stato oggetto di una campagna diffamatoria nei media da parte di una casta molto ricca, a causa delle sue osservazioni critiche sul cinema italiano.

Il tax credit è un meccanismo di credito d’imposta progettato per sostenere le imprese coinvolte nella produzione di film e serie TV in Italia. Attualmente, i produttori possono beneficiare di un credito pari al 40% dei costi ammissibili di produzione (per quelli non indipendenti, il credito è del 25%).

La controversia è iniziata a seguito di una lettera, resa pubblica dal quotidiano Domani, inviata dal ministro Sangiuliano al Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. In questa lettera, Sangiuliano ha richiesto una riduzione dei finanziamenti al settore cinematografico di 100 milioni di euro, triplicando il taglio previsto dalla spending review.

La polemica riflette un dibattito in corso sul bilancio e l’efficacia del tax credit nel settore cinematografico italiano, con una parte che sostiene la sua importanza per la creazione di produzioni culturali e l’occupazione, mentre altri sottolineano la necessità di controlli più rigorosi per garantire un uso efficiente delle risorse pubbliche.

I compensi da capogiro per i registi

Questo quadro del settore cinematografico e dell’audiovisivo italiano emerge da un documento riservato consultato dall’Adnkronos. In particolare, secondo il documento, i finanziamenti pubblici provenienti dal Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo sono notevolmente aumentati nel corso degli anni.

Nel 2017, ammontavano a 423,5 milioni di euro, ma nel 2022 hanno raggiunto la cifra di 849,9 milioni, per poi scendere a 746 milioni nel 2023. Tuttavia, il documento riservato mette in evidenza i compensi estremamente elevati percepiti dai registi di film o serie TV finanziate con il Fondo.

Ad esempio, per la seconda stagione della serie ‘A casa tutti bene’, diretta da Gabriele Muccino e finanziata con 2,1 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta, il regista avrebbe dichiarato un compenso di 2,2 milioni di euro. Altri registi citati nel documento comprendono Paolo Genovese, il regista della serie ‘I Leoni di Sicilia’, basata sulla saga dei Florio e prevista per l’uscita su Disney+ il 25 ottobre. Questa serie ha ricevuto finanziamenti per un totale di 8,7 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta, e il regista avrebbe indicato un compenso di 1,4 milioni di euro.

Altri registi menzionati nel documento includono Luca Guadagnino ed Edoardo Gabbriellini, che avrebbero richiesto un compenso di 2,4 milioni di euro ciascuno per la serie ‘We are who we are’, finanziata con 13,2 milioni di euro dal Fondo tramite il credito d’imposta. Saverio Costanzo, regista della serie ‘L’amica geniale – Storia del nuovo cognome’, finanziata con 10,5 milioni di euro dal Fondo attraverso il credito d’imposta, avrebbe dichiarato un compenso di 1,4 milioni di euro. Infine, Joseph Maximilian Wright avrebbe richiesto un compenso di 1,7 milioni di euro per la regia di ‘M – Il figlio del Secolo’, finanziato con un totale di 14,9 milioni di euro dal Fondo tramite il credito d’imposta.

E un film ha registrato meno di 30 spettatori in sala

Conforme al documento riservato, alcune opere cinematografiche che hanno beneficiato del tax credit per la produzione nazionale nel periodo dal 2019 al 2022 hanno ricevuto contributi pubblici di valore milionario, ma hanno ottenuto incassi estremamente modesti.

In particolare, un film diretto da un regista emergente intitolato ‘Prima di andare via’, diretto da Massimo Cappelli, ha ricevuto un contributo pubblico di 700.000 euro, ma ha registrato solo 29 spettatori in sala. Inoltre, ben venti film hanno attirato meno di mille spettatori ciascuno, accumulando incassi medi di poco più di 2.000 euro, nonostante abbiano ricevuto contributi pubblici per un totale di 11,5 milioni di euro.

È importante notare che l’incasso in sala rappresenta solo una parte delle entrate generate da un film, e alcune produzioni possono necessitare del sostegno pubblico per ragioni artistiche e culturali. Tuttavia, i dati riportati nel documento riservato suggeriscono la necessità di un cambiamento deciso e rapido. Si evidenzia la necessità di garantire un uso appropriato delle risorse pubbliche, dato il divario evidente tra i finanziamenti erogati e i risultati ottenuti sul mercato.

Venti opere sotto la lente della Guardia di Finanza

Secondo quanto riportato da Adnkronos, il ministero della Cultura avrebbe recentemente individuato circa una ventina di opere con budget elevati che, sebbene formalmente rispettino i requisiti, suscitano sospetti riguardo alla loro effettiva coerenza con tali requisiti. La documentazione relativa a queste opere sarebbe stata quindi sottoposta a un esame congiunto da parte del Ministero della Cultura, del Mic (Ministero per i Beni e le Attività Culturali), e della Guardia di Finanza. L’esito di questa valutazione dovrebbe essere reso noto nelle prossime settimane.

Inoltre, il documento indica che la dotazione del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, stabilito dall’articolo 13 della legge 14 novembre 2016, n. 220, è cresciuta significativamente negli ultimi anni.

Questo aumento di fondi è stato particolarmente pronunciato nel 2020 (+125 milioni di euro), nel 2021 (+133,6 milioni di euro) e nel 2022 (+25 milioni di euro) a causa delle risorse straordinarie allocate in risposta alla pandemia di Covid-19. Tuttavia, nonostante l’Italia abbia prodotto un numero elevato di opere di lungometraggio (239 nel 2021), gli incassi sono notevolmente inferiori rispetto a paesi come la Francia, il Regno Unito e la Germania.

Inoltre, in merito alle richieste di tax credit per la produzione nazionale, emerge un notevole aumento nel numero complessivo di opere ammissibili negli ultimi quattro anni. Si passa da una richiesta per opere di animazione nel 2019 a 15 nel 2021, per poi scendere a 10 nel 2022. Nel caso dei documentari, le richieste aumentano da 48 nel 2019 a 152 nel 2022. Le opere di finzione, tra film e serie, vedono un incremento dalle 73 richieste del 2019 a 247 nel 2022. In totale, nel corso di quattro anni, sono state presentate 1.188 domande per l’accesso al tax credit.