È stato siglato ieri, 5 novembre, presso l’ARAN, il tanto atteso rinnovo della parte economica del Contratto Collettivo Nazionale del comparto Istruzione e Ricerca. L’accordo, che giunge a quasi un anno dalla scadenza naturale, garantirà aumenti in busta paga e arretrati ai docenti del comparto Scuola per circa 1,2 milioni di dipendenti, di cui 850mila insegnanti.
Si auspica che tali somme, comprensive degli arretrati, vengano erogate tra dicembre e gennaio. La parte normativa del contratto sarà invece affrontata nel prossimo rinnovo relativo al triennio 2025-2027, con l’avvio delle trattative previsto per l’inizio del 2026, senza alcuna sequenza contrattuale.
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A quanto ammontano le risorse
Le risorse stanziate nelle precedenti Leggi di bilancio ammontano a circa 3 miliardi di euro, a cui vanno aggiunti 240 milioni previsti nel Decreto Maturità approvato il 28 ottobre scorso dalla Camera.
Stando all’accordo, gli aumenti medi previsti sono di circa 150 euro per 13 mensilità, con punte di 185 euro per gli insegnanti, in base all’anzianità di servizio, e 240 euro per ricercatori e tecnologi. Il contratto consentirà il pagamento di arretrati che per i docenti possono raggiungere circa 2mila euro.
Quando arriveranno gli arretrati
Ma sul quando ci sono ancora molti dubbi. Vito Carlo Castellana, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, ha fornito alcune informazioni interessanti:
Siamo consapevoli che le risorse non sono sufficienti per coprire l’inflazione del triennio e che questo contratto non copre il gap salariale che c’è nel mondo della scuola, ma siamo anche consapevoli che non ci sarebbero state risorse aggiuntive a questo 2022/24. Tutto quello che doveva andare ad incrementare il fondo d’istituto, quasi 110 milioni di euro, è andato direttamente a chi lavora nella scuola, in RPD e nella CIA. Questi soldi ci auguriamo che arrivino tra dicembre e gennaio, anche con gli arretrati.
Infine, sulla parte normativa, Castellana ha aggiunto che non si è discussa, ma “tratteremo questi aspetti con il rinnovo ad inizio anno 2026. Non ci sarà una sequenza contrattuale”.
Gli aumenti di stipendio
Le risorse totali ammontano a circa 3 miliardi di euro, integrati da ulteriori 240 milioni del “Decreto Maturità”. A influenzare l’entità degli aumenti saranno gli anni di anzianità e l’ordine e il grado delle scuole nelle quali si lavora, oltre al proprio titolo di studio:
- docente di scuola dell’infanzia ed elementare, tra i 110,12 e i 159,38 euro di aumento;
- docente diplomato negli istituti secondari di secondo grado, tra i 110,12 e i 164,47 euro di aumento;
- docente di scuola media, tra i 119,20 e i 176,61 euro di aumento;
- docente laureato negli istituti secondari di secondo grado, tra i 119,20 e i 185,31 euro.
Ci saranno poi da considerare gli arretrati, che per i docenti sono stimati in una media di 1.450 euro, con picchi fino a circa 2.000 euro.
Le reazioni dei sindacati: soddisfatti a metà
L’accordo però spacca le associazioni sindacali. Per Giuseppe D’Aprile, segretario generale della Uil Scuola Rua, si tratta di “una risposta concreta al personale”. Parole condivise anche dalla segretaria Cisl Scuola, Ivana Barbacci: “Siamo molto soddisfatti del risultato raggiunto, non avrebbe avuto alcun senso, e nessuna utilità per lavoratrici e lavoratori, perdere altro tempo rinviando”.
Di diverso avviso la Flc Cgil. Il sindacato non ha firmato perché, spiegano in un comunicato,
gli incrementi stipendiali previsti e, per oltre il 60% già erogati in busta paga sotto forma di indennità di vacanza contrattuale, coprono neanche un terzo dell’inflazione del triennio di riferimento e sanciscono la riduzione programmata dei salari del Comparto. È necessario fermare la deriva di una politica che sottrae risorse alla Scuola, all’Università, alla Ricerca e all’Alta Formazione Artistica e Musicale e impoverisce chi vi lavora.