Inps chiede 17mila euro a pensionato per un lavoretto da 518 euro: il caso

La Corte dei Conti ha annullato un provvedimento dell'Inps che aveva imposto una sanzione da 17mila euro a un pensionato

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 26 Aprile 2024 12:16

La Corte dei Conti ha annullato un provvedimento dell’Inps che aveva chiesto un intero anno di pensione a un anziano, che aveva smesso di lavorare con Quota 100, per un lavoretto dichiarato che gli aveva fruttato 518 euro. La sentenza ha ridotto l’importo che il pensionato ha dovuto restituire, pur mantenendo la logica del provvedimento intatta.

I giudici hanno infatti riconosciuto un errore in buona fede per l’uomo, che faceva lavori saltuari mentre già riceveva l’assegno pensionistico. È infatti possibile integrare il reddito derivante dalla pensione con un’attività lavorativa, purché si rispettino alcuni parametri definiti dall’Inps che, se vengono superati, possono comportare la restituzione anche di un intero anno di pensione.

L’Inps chiede 17mila euro indietro: il caso

Nelle scorse settimane era emerso il caso di un uomo a cui l’Inps aveva imposto una sanzione pari all’intero introito annuale della pensione, 17mila euro, e la sospensione dell’assegno per tre mesi a causa di un lavoretto che aveva fruttato al pensionato 518 euro. L’uomo aveva fatto ricorso e la Corte dei Conti ha riconosciuto che la sanzione era del tutto sproporzionata all’errore commesso. Il problema infatti stava nel fatto che il contratto di lavoro era dipendente, non autonomo.

“l’interpretazione dell’Inps, secondo cui l’effetto della percezione di redditi da lavoro dipendente nell’arco di un anno sarebbe quello di rendere indebito l’intero trattamento pensionistico percepito nella stessa annualità, a prescindere dalla durata dell’attività lavorativa svolta, non trova fondamento normativo e risulta eccedente rispetto alla previsione dell’incumulabilità” dice la sentenza che dà ragione al pensionato.

“Nei casi in cui l’attività di lavoro dipendente abbia avuto durata inferiore all’anno il regime di incumulabilità va applicato solo al periodo di concomitanza tra pensione e lavoro, non potendo essere esteso all’intero anno in cui il pensionato ha svolto l’attività” conclude il commento dei giudici, che non hanno quindi confermato la sanzione, ma l’hanno fortemente ridotta confermando quindi comunque che il pensionato aveva violato la legge.

Gli altri redditi mentre si riceve una pensione

La nuova sentenza della Corte dei Conti condanna l’uomo a rivestiture soltanto la pensione percepita tra il 21 maggio e il 30 giugno 2023, quindi circa 2.400 euro netti all’Inps, a fronte di un lavoro che gli aveva fruttato poco più di 500 euro. Da parte sua l’Inps dovrà però versargli le tre mensilità dello stesso anno che gli aveva sospeso, portando quindi di fatto i conti a pendere a favore dell’imputato, almeno per quanto riguarda la sentenza del processo.

“La Corte dei Conti ha convenuto sull’erroneità della pretesa dell’Inps di trattenersi la pensione di un anno intero, il pericolo di doverla restituire tutta è scampato, rideterminando la sanzione per il solo periodo in cui il mio cliente è stato assunto, anche se resta sproporzionata: perdere tre mensilità per poche centinaia di euro è ingiusto. Alla luce di tutto questo valuteremo se proporre appello” ha concluso l’avvocato dell’uomo.

La legge prevede infatti che una persona che percepisce una pensione di anzianità possa continuare a lavorare, ma solo rispettando determinati parametri. In particolare non può superare i 5.000 euro lordi all’anno di compensi e deve assicurarsi che i suoi contratti sia no da lavoro autonomo.