Licenziamento categorie protette, quando è possibile

Cosa sono le categorie protette, come fare per iscriversi al collocamento mirato e quando è possibile il licenziamento

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Alessandra Di Bartolomeo

Giornalista di economia

Giornalista esperta di risparmio, ha maturato una vasta esperienza nella divulgazione di questioni economiche.

Pubblicato: 13 Gennaio 2025 10:30

La Legge prevede che le persone iscritte nell’elenco provinciale delle categorie protette e dei disabili abbiano il diritto di accedere a posti di lavoro a loro riservati nelle aziende private con più di 15 dipendenti.

Devono infatti inviare entro il 31 gennaio di ogni anno un prospetto informativo relativo al personale dipendente, che indichi eventuali posizioni da assegnare a lavoratori che appartengono alle categorie protette (secondo l’articolo 9 comma 6 della Legge 68/99). Ma chi fa parte esattamente di queste ultime e quando può scattare il licenziamento?

Chi fa parte delle categorie protette

Fanno parte delle categorie protette le persone che hanno particolari difficoltà a entrare o restare nel mondo del lavoro. Ad esempio, soggetti con disabilità fisiche/mentali o che hanno subito gravi infortuni sul lavoro.

Più nel dettaglio, possono beneficiare delle tutele previste dalla Legge 68/99:

  • gli invalidi civili ovvero le persone che hanno una disabilità che riduce la loro capacità di lavorare di più del 45%;
  • gli invalidi del lavoro ovvero coloro che hanno avuto un incidente o una malattia sul lavoro e hanno un’invalidità più alta del 33%;
  • i non vedenti o le persone che vedono molto poco, meno di 1 un grado su 10 con entrambi gli occhi anche con gli occhiali;
  • i non udenti ovvero coloro che sono sordi dalla nascita o quelli che hanno perso l’udito prima di imparare a parlare e gli invalidi di guerra o di servizio.

I requisiti per accedere al collocamento mirato sono poi i seguenti:

  • avere almeno 16 anni (chi ha meno di 16 anni deve aver assolto l’obbligo scolastico) e non aver ancora raggiunto l’età per andare in pensione;
  • non avere un lavoro o averne uno il cui reddito annuo massimo è di 8500 euro se si è lavoratori dipendenti o 5500 se si è lavoratori autonomi eccetto gli orfani o coniugi di persone morte sul lavoro, le vittime di terrorismo o della criminalità organizzata.

Quando è possibile il licenziamento di chi fa parte delle categorie protette

La Legge prevede che non si possa licenziare una persona disabile solo per la sua condizione, soprattutto se è stata assunta per la sua disabilità. Il licenziamento, infatti, può avvenire solo per le stesse ragioni applicabili ad altri lavoratori:

  • per giusta causa ovvero se il lavoratore commette un comportamento scorretto o una violazione delle regole aziendali;
  • per giustificato motivo soggettivo oppure oggettivo. Il primo riguarda problemi legati alla condotta del dipendente mentre il secondo è legato a motivi economici o riorganizzazioni aziendali.

Si può licenziare in caso di superamento del comporto?

Un’altra domanda che ci si pone è: si può licenziare in caso di superamento del comporto? (periodo massimo di assenza che si può effettuare per colpa di una malattia o infortunio).

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali comunica che durante tale periodo (definito dai contratti di lavoro) il lavoratore non può essere licenziato. È importante poi sapere che l’assenza di quest’ultimo, nonostante sia per malattia, viene conteggiata come parte della sua anzianità di servizio. Solo dopo tale periodo, quindi, il lavoratore potrà essere licenziato.

Il periodo di comporto viene di solito diviso in due categorie nei contratti di lavoro:

  • secco, che si applica se un lavoratore ha una malattia lunga e in questo caso è il contratto a stabilire quanto quest’ultimo potrà restare in malattia senza essere licenziato;
  • sommatoria, si applica se un lavoratore ha più malattie durante l’anno e anche in questo caso è il contratto a stabilire il tempo totale in cui l’impiegato potrà essere assente a causa delle varie malattie.

In ogni caso, il periodo di assenze per un lavoratore disabile non sarà uguale a quello di altri lavoratori. L’azienda dovrà infatti riconoscere che la persona con disabilità potrebbe avere bisogno di più tempo per la malattia e le cure e offrire, quindi, un periodo di comporto più lungo se previsto dai contratti collettivi. Dovrebbe inoltre evitare di assegnare al lavoratore delle mansioni che potrebbero peggiorare la sua condizione fisica.

Se le condizioni del lavoratore disabile cambiano nel tempo che succede?

Chi rientra nelle categorie protette ha una disabilità che può anche peggiorare nel tempo. In questo caso, il licenziamento del lavoratore può avvenire lo stesso? Secondo l’articolo 10 comma 3 della Legge 68 del 1999, il licenziamento per peggioramento della disabilità può avvenire ma solo in questi casi:

  • il lavoratore non deve essere più in grado di svolgere nessuna attività lavorativa;
  • la disabilità può mettere in pericolo la salute degli altri lavoratori o la sicurezza dell’azienda. Tale situazione, però, deve essere confermata da una commissione medica dell’Asl che è l’unica che può accertare tali problemi.

In ogni caso, un’azienda, prima di licenziare un lavoratore disabile deve dimostrare che non ci sono altre mansioni che quest’ultimo può svolgere. Tale processo è chiamato “repechage” e vuol dire che prima del licenziamento il datore di lavoro deve trovare alternative anche se comportano lavori diversi e uno stipendio più basso. Qualora non si dimostri di aver tentato tale strada, il licenziamento viene considerato illegittimo secondo quanto afferma la sentenza numero 8450 del 10 aprile 2014 della Cassazione.

Perché importante iscriversi al collocamento mirato e chi vi può accedere

L’iscrizione al collocamento mirato è importante, perché consente di farsi trovare dalle aziende. Esiste infatti una lista unica nella quale sono inserite tutte le persone con disabilità. Il Centro per l’Impiego utilizza tale elenco quando un’azienda chiede di assumere un lavoratore disabile. Ecco in che modo la legge obbliga le aziende all’assunzione:

  • devono assumere 1 lavoratore disabile le aziende con 15-35 dipendenti;
  • 2 lavoratori disabili quelle che hanno tra i 36 e i 50 dipendenti;
  • il 7% di disabili quelle che hanno più di 50 dipendenti.

Ovviamente la propria posizione nella lista di collocamento mirato dipende da alcuni fattori. In primis dal tempo in cui si è iscritti e poi da quante persone si hanno a carico. Inoltre dalla difficoltà di muoversi, dalla situazione economica, dalla percentuale di invalidità e da altri elementi decisi dalla propria regione.

Iscrizione al collocamento mirato

Ci si può iscrivere al collocamento mirato presso il Centro per l’Impiego della provincia nella quale si vive o si ha il domicilio.

Per effettuare l’iscrizione, è necessario sottoscrivere la dichiarazione di disponibilità al lavoro che è obbligatoria per essere considerati disoccupati. Chi fa parte delle categorie speciali come le vittime della criminalità organizzata del terrorismo non deve fare tale sottoscrizione.

Va poi compilata la domanda di iscrizione nella quale si devono indicare i propri requisiti ovvero le condizioni grazie alle quali si ci può iscrivere all’elenco. Infine, dopo la compilazione, la domanda va consegnata, inviata per Pec o spedita al Centro per l’Impiego. Il consiglio è quello di rivolgersi direttamente a quest’ultimo onde evitare di commettere errori.

I documenti che andranno presentati o allegati sono la carta di identità in corso di validità o il permesso di soggiorno nonché la copia del codice fiscale. Servirà anche l’attestazione del certificato di invalidità rilasciato dall’Inps in originale oppure in copia conforme all’originale e l’autocertificazione (se non si è in possesso della documentazione) del titolo di studio, dei corsi di formazioni e /o la qualifica.

Qual è la procedura per il licenziamento di una persona iscritta alle categorie protette

Licenziare un lavoratore che fa parte delle categorie protette è possibile e lo ha confermato anche la Cassazione. La sentenza numero 10576/17 spiega infatti che il licenziamento può avvenire solo dopo la conferma da parte della commissione medica che il lavoratore non può essere reinserito in azienda per l’aggravamento del suo stato di salute. Tale peggioramento, però, deve rendere il lavoratore incapace di poter svolgere il suo incarico o di mettere a rischio la sicurezza degli altri lavoratori. Non basta il parere di un solo medico ma è necessaria la valutazione da parte di una commissione medica.

In ogni caso, qualora si decida di licenziare un lavoratore disabile, è necessario seguire una specifica procedura prevista dalla Legge 68/1999. In primis, l’azienda deve richiedere, come spiegato, l’intervento di una commissione medica specializzata che avrà il compito di capire se il lavatore può essere reinserito in un’altra attività lavorativa sempre all’interno dell’azienda (anche con uno stipendio più basso) o se le sue condizioni sono talmente peggiorate da non poter più lavorare. Solo dopo che la commissione medica certificherà che il lavoratore non può essere reinserito, l’azienda potrà procedere con il licenziamento. Quest’ultimo sarà quindi possibile solo seguendo tale iter. Sarà infatti obbligatorio dare tutte le possibilità al lavoratore disabile di adattamento e reinserimento.