Lavoro, i sindacati chiedono aumento dei salari e riduzione dell’orario a 35 ore

Nella piattaforma del rinnovo del contratto aziendale si propongono un aumento di 280 euro e la riduzione dell'orario per conciliare lavoro e vita

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

I sindacati dei metalmeccanici Fim, Cisl, Fiom, Cgil, Uilm e Uil hanno presentato la loro piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto. Il contratto nazionale dei metalmeccanici con Federmeccanica e Assistal, valido dal 30 giugno 2024 al 30 giugno 2027, si prepara a essere rinnovato attraverso un processo di consultazione certificata, con voto segreto dei lavoratori per l’approvazione finale.

La prossima scadenza del 30 giugno del contratto attuale coinvolge oltre 1,5 milioni lavoratori distribuiti in circa 30.000 aziende. Questo settore è di fondamentale importanza per l’economia italiana, rappresentando nel 2022 l’8% del Prodotto Interno Lordo (PIL) nazionale, il 6,2% dell’occupazione complessiva e ben il 45% delle esportazioni del Paese. Ecco i punti cruciali della questione.

Richiesta di aumenti del salario e riduzione dell’orario di lavoro

Una delle richieste centrali riguarda il fronte salariale, con una domanda di aumento medio di 280 euro sul trattamento economico minimo per il triennio. L’aumento di 280 euro nei minimi retributivi è destinato al livello C3 del nuovo inquadramento contrattuale. I sindacati hanno avanzato la proposta di aumentare a 700 euro l’importo annuo dell’elemento di perequazione destinato ai dipendenti delle aziende che non godono di un premio di risultato o di altri benefici retributivi derivanti dalla negoziazione interna aziendale.

Ma ciò che sta attirando particolare attenzione è la proposta di sperimentare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. “Chiediamo che si avvii una fase di sperimentazione contrattuale con l’obiettivo di raggiungere progressivamente una riduzione dell’orario di lavoro a 35 ore settimanali“, hanno dichiarato i sindacati.

Inoltre, le parti intendono coinvolgere il governo per individuare strumenti legislativi efficaci che favoriscano questa riduzione contrattuale dell’orario di lavoro, anche utilizzando le risorse attualmente impegnate in ammortizzatori sociali, al fine di sostenere la formazione e mitigare gli impatti della transizione ecologica, digitale e tecnologica.

Welfare e benefits

Per quanto riguarda il welfare integrativo, i sindacati chiedono un aumento dell’importo a 250 euro annui per i flexible benefits, totalmente esentasse. Riguardo all’occupazione, si impegneranno a mantenere il contratto a tempo indeterminato e di apprendistato come principali forme di assunzione e a definire una percentuale massima di utilizzo per rapporti di lavoro non a tempo indeterminato e per lo staff leasing, al fine di ridurre la precarietà.

La formazione è un altro punto chiave, con l’obiettivo di garantire il riconoscimento della piena retribuzione anche durante l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e di definire interventi specifici a livello aziendale nei processi di transizione che comportano un cambiamento nelle competenze richieste.

Lavoro e AI

In risposta alla crescente presenza dell’intelligenza artificiale nel settore, i sindacati chiedono la definizione di una normativa apposita per evitare abusi e violazioni normative/contrattuali e per favorire la partecipazione alla definizione della governance dei dati e degli algoritmi.

Tempo di vita e lavoro

Per quanto riguarda la conciliazione tra vita e lavoro, i sindacati suggeriscono di rendere i permessi retribuiti (PAR) più flessibili, consentendo il loro utilizzo anche per frazioni di ora. Questa flessibilità si applicherebbe sia ai lavoratori con orario fisso che a quelli che lavorano a turni. Inoltre, si propone di ridurre o eliminare il preavviso richiesto quando i permessi sono necessari per prendersi cura dei figli minori, dei genitori anziani o di familiari disabili.

Per quanto riguarda i congedi parentali, si propone di aumentare l’integrazione economica fino al 100% del reddito per ulteriori due mesi rispetto alla situazione attuale, che prevede un’integrazione dell’80% o del 60%. Anche in questo caso, si suggerisce di consentire l’utilizzo del congedo anche in ore anziché solo in giornate intere.