Acciaierie d’Italia, la società di proprietà dello Stato in amministrazione straordinaria che gestisce gli impianti che furono dell’Ilva, ha richiesto una modifica dell’istanza di cassa integrazione già presentata, che porta il numero di dipendenti che usufruiranno dell’ammortizzatore sociale da 4.050 a 4.550.
Di questi, più di 3.800 saranno a Taranto, sede del principale stabilimento dell’azienda e al centro dei progetti del Governo, che vorrebbe trovare un compratore per l’intera azienda che garantisca investimenti e la ripresa della produzione di acciaio in grandi quantità in Italia.
Indice
500 operai in più in cassa integrazione all’Ilva
La richiesta di aumento del numero di operai in cassa integrazione da parte di Acciaierie d’Italia colpisce principalmente proprio lo stabilimento pugliese. A Taranto saranno infatti circa 300 i lavoratori che dovranno rimanere a casa, con uno stipendio ridotto, a causa dei problemi che attanagliano lo stabilimento.
L’azienda ha parlato di “fattori produttivi e finanziari sopravvenuti nel corso della procedura” di richiesta della cassa integrazione, per giustificare la modifica alla domanda originale. Operai senza lavoro anche in Liguria e negli altri stabilimenti di Acciaierie d’Italia, dove a rimanere a casa saranno circa in 200 in più del previsto.
A Taranto fermo l’altoforno 4
Proprio nelle ore in cui l’azienda annunciava la nuova cassa integrazione, i sindacati hanno denunciato che l’altoforno 4 (Afo 4), l’ultimo funzionante a Taranto, si è fermato a causa di un guasto nel nastro trasportatore che lo alimenta. Le sigle hanno commentato:
Abbiamo appreso che il suddetto impianto risulta momentaneamente fermo a causa di problematiche impiantistiche e non per una fermata programmata. Per tali ragioni, si chiede di ricevere con urgenza informazioni dettagliate circa le cause tecniche che hanno determinato l’arresto dell’impianto Afo 4, nonché chiarimenti in merito alle contromisure adottate dall’Azienda al fine di garantire la sicurezza dei lavoratori e la salvaguardia degli impianti.
Il guasto è stato riparato nel pomeriggio, in coincidenza con l’inizio del secondo turno di lavoro all’interno dell’acciaieria.
Le trattative per la cessione dell’ex Ilva
Da quando, nel gennaio del 2024, il Governo ha deciso di estromettere ArcelorMittal dalla gestione dell’ex Ilva e di commissariare Acciaierie d’Italia, è cominciata la ricerca di un nuovo partner privato che possa investire il denaro necessario per recuperare l’impianto di Taranto, passando da un’acciaieria a carbone a una a forni ad arco elettrico.
Il 7 agosto scorso è stato pubblicato un bando di gara pubblica che fissava al 15 settembre la data ultima per la presentazione delle offerte. I commissari hanno però deciso di far slittare questa data di una decina di giorni, con una proroga al 26 settembre. La dirigenza dell’azienda ha spiegato:
La proroga, hanno spiegato, è stata assunta con l’obiettivo di consentire ai proponenti di completare la documentazione necessaria, nel pieno rispetto dei principi di trasparenza e parità di trattamento tra gli operatori coinvolti.
Nel frattempo però gli azeri di Baku Steel, che sembravano vicini a un accordo, si sono defilati.
Le offerte rimaste dovrebbero essere quelle di Jindal Steel, gruppo indiano, e di Bedrock, uno dei più grandi fondi di investimento statunitensi. Le loro proposte però potrebbero puntare solo ad alcuni degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia e non a tutta l’azienda, come vorrebbe il governo.