Esplosione alla Toyota, chiude la fabbrica: 850 in cassa integrazione e scatta lo sciopero

L'azienda ha comunicato a tempo indeterminato la sospensione di tutte le attività e la cassa integrazione per gli 850 dipendenti della fabbrica Toyota esplosa a Bologna

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Pubblicato: 24 Ottobre 2024 22:03

Chiude a tempo indeterminato la fabbrica della Toyota Material Handling di Bologna interessata dall’esplosione che ha provocato due vittime e 11 feriti. Con il sequestro dell’impianto disposto dalle autorità per permettere le indagini, tutte le attività produttive e di logistica dello stabilimento sono state sospese, e per gli 850 dipendenti è scattata la cassa integrazione. A comunicarlo ai lavoratori è stata la stessa azienda al termine di un incontro con i sindacati, che hanno confermato lo sciopero generale programmato per la giornata di venerdì 25 ottobre.

La cassa integrazione

Lo stop alle attività, anche da remoto, fino a nuova comunicazione, è arrivato in seguito al sequestro dell’impianto dovuto dall’apertura del fascicolo, al momento contro ignoti, per le ipotesi di omicidio colposo e lesioni colpose gravissime.

Nell’ennesimo incidente sul lavoro, le cui cause sono ancora in fase di accertamento da parte degli inquirenti, sono rimasti uccisi due giovani operai, Fabio Tosi, 34 anni, e Lorenzo Cubello, 37; altri 11 sono rimasti feriti, uno dei quali si trova ricoverato in gravi condizioni all’ospedale Maggiore di Bologna.

Al termine della riunione fra i rappresentanti sindacali, l’amministratore delegato Michele Candiani e il responsabile delle risorse umane Michele Furzetti, è stata comunicata la cassa integrazione retroattiva al 23 ottobre, che non riguarderà però il sito di Crespellano, dove la produzione continuerà regolarmente.

“Abbiamo richiesto di attivare l’ammortizzatore sociale anche per i lavoratori somministrati – hanno informato i rappresentanti sindacali di Fim, Fiom e Uilm – abbiamo sollecitato la stabilizzazione dei due contratti interinali in scadenza al 31 ottobre (tutti gli altri hanno invece scadenza il prossimo 30 novembre, ndr) e l’integrazione al 100% a carico dell’azienda del trattamento di cassa integrazione”.

Lo sciopero

In attesa del prossimo incontro tra le parti programmato per il 29 ottobre, i rappresentanti del sindacato di base Usb presenti alla riunione hanno confermato lo sciopero generale per l’intera giornata di venerdì 25 ottobre.

L’agitazione sarà affiancata alla protesta dei metalmeccanici di Fiom-Cgil, Fim-Cgil, Uilm-Uil, Sgb e Ugl, che hanno indetto una mobilitazione di otto ore per tutta l’area metropolitana di Bologna, con un presidio davanti all’azienda, ma nessun corteo in centro per “senso di responsabilità” rispetto anche ai problemi di mobilità dei cittadini dovuti agli effetti dell’alluvione.

“Ma faremo un’esposizione di drappi a lutto nelle aziende metalmeccaniche”, ha spiegato il segretario provinciale Fiom Simone Selmi, secondo cui è impensabile che “nell’era digitale siamo ancora di fronte ad episodi di questo tipo. Abbiamo necessità di porre un freno, ma anche di costruire un meccanismo che preveda la partecipazione di istituzioni, organizzazioni di impresa e sindacali, per alzare il livello di attenzione”.

“Credo si confermi l’assoluta inadeguatezza che c’è sul tema della salute e della sicurezza, che in realtà continua a essere considerato un costo e non invece un elemento di priorità” ha commentato il segretario della Cgil, Maurizio Landini.

“Bisognerà fino in fondo capire bene cosa è successo, perché è avvenuta quella cosa lì, ma credo che questo debba essere un monito” ha aggiunto, sottolineando che “se oggi siamo di fronte a una situazione di questo genere vuol dire che si è affermato in questi anni un’idea di fare impresa in cui la sicurezza continua ad essere un costo, non un vincolo, non un elemento su cui tu organizzi il lavoro”.

Sulla stessa linea il segretario della Cisl, Luigi Sbarra, per il quale “bisogna intensificare i controlli, effettuare la manutenzione quotidiana degli impianti, fare molta più prevenzione e formazione sia per gli imprenditori sia per i lavoratori”.