Vietato andare in bagno a lavoro: cosa dice davvero la legge

Le pause bagno sono un diritto dei lavoratori, ma in alcuni casi i datori di lavoro le limitano

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Giorgia Bonamoneta

Giornalista

Nata ad Anzio, dopo la laurea in Editoria e Scrittura e un periodo in Belgio, ha iniziato a scrivere di attualità, geopolitica, lavoro e giovani.

La pausa bagno durante l’orario di lavoro è un diritto dei lavoratori. Esistono però dei casi specifici in cui non è previsto tale diritto o viene negato dal datore di lavoro in maniera illegale. Per questo persistono molti dubbi su quante volte si possa usufruire del bagno, cioè di una vera e propria “pausa” e se un datore di lavoro o un responsabile di negozio può davvero limitarne l’uso. Cosa dice la legge?

Quante volte è possibile andare in bagno?

Non esiste una normativa specifica che stabilisca un numero massimo o preciso di volte in cui un lavoratore può andare in bagno durante l’orario di lavoro. Non esiste perché la necessità di utilizzare i servizi igienici può variare da persona a persona (e anche di molto). La risposta dipende quindi da diversi fattori, tra cui salute, età e condizioni lavorative.

La legge sull’orario di lavoro prevede 10 minuti di pausa ogni sei ore consecutive di turno. La pausa è però generica e comprende i pasti, la sigaretta, il caffè, il bagno, la lettura del giornale o una passeggiata.

Per chi lavora al computer per almeno 20 ore medie settimanali è prevista invece una pausa di 15 minuti ogni 2 ore di turno. Anche in questo caso, è generica.

La norma generale prevede però dei casi “tipo”, dati per esempio dalle vittorie in Cassazione dei dipendenti. Da questi si possono estrarre alcune realtà accettate. Sappiamo infatti che la legislazione sul lavoro non impone limiti specifici al numero di pause bagno; e sono gli enti di regolamentazione del lavoro a stabilire che i datori devono garantire condizioni di lavoro sicure e salubri, il che include l’accesso ai servizi igienici.

Il datore di lavoro può vietare le pause bagno?

La risposta è più complessa di quanto ci si aspetti. Infatti non si trova solo nella regolamentazione delle pause dal lavoro nazionali, come nei contratti. Esistono norme internazionali, come quelle previste dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) che sottolineano come i lavoratori devono avere accesso a servizi igienici puliti e accessibili durante l’orario di lavoro.

A questo si aggiunge ovviamente la legislazione nazionale, che prevede che i datori di lavoro non possano impedire ai dipendenti di utilizzare i servizi igienici quando necessario. In Italia è il Decreto Legislativo 81/2008 a stabilire che i datori di lavoro devono garantire condizioni di lavoro sicure e dignitose, il che include (come abbiamo già detto) l’accesso ai servizi igienici.

Cosa fare in caso di abuso e negazione del diritto?

Se un datore di lavoro o un responsabile di negozio vieta o limita ingiustificatamente le pause bagno, questo può essere considerato un abuso dei diritti dei lavoratori. In tali casi, i lavoratori hanno il diritto di segnalare il comportamento alle autorità competenti o ai sindacati.

Infatti, anche se è comprensibile che i datori di lavoro debbano mantenere operativa l’azienda, questo non deve andare a scapito della salute e della dignità dei lavoratori. Se si nota un abuso da parte del datore, sarà contro di lui che si avanzeranno delle segnalazioni agli enti competenti.

Il caso del supermercato: cosa chiedono i dipendenti

Un recente episodio avvenuto in un supermercato di Brandizzo, nel Torinese, ha sollevato la questione dei diritti dei lavoratori in merito alle pause bagno. La direttrice del punto vendita ha inviato un messaggio audio alle dipendenti, in cui vietava l’uso del bagno, affermando che le cassiere avrebbero dovuto “farsela addosso” piuttosto che utilizzare continuamente i servizi igienici. Questo caso ha portato alla protesta dei dipendenti, supportati dal sindacato Uiltucs di Ivrea, che ha richiesto un incontro con la direzione del supermercato per discutere la situazione.

Secondo Francesco Sciarra, segretario generale territoriale della Uiltucs Ivrea, i problemi con la responsabile del punto vendita durano da tempo e le lavoratrici hanno chiesto l’intervento del sindacato per porre fine a queste limitazioni ingiustificate.