Palazzo Chigi, un’altra riunione veloce del Consiglio dei Ministri e arriva il via libera a un decreto-legge che affronta uno dei problemi più urgenti della sanità italiana: le aggressioni a medici e infermieri.
Il provvedimento introduce una novità importante: l’arresto differito, una misura che permette di fermare chi aggredisce un operatore sanitario anche nelle 48 ore successive all’episodio, qualora ci siano prove videofotografiche che certifichino l’accaduto. La risposta del Governo arriva in un momento in cui le violenze all’interno delle strutture ospedaliere sono in aumento e si chiede sempre più sicurezza per chi lavora in prima linea.
L’inasprimento delle pene e l’arresto differito
Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha presentato il decreto con parole decise: “Oggi abbiamo dato un’altra risposta concreta a tutela di medici, infermieri e di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari”. Il decreto introduce misure immediate, tra cui l’arresto differito per chi commette atti di violenza contro il personale medico: “Con l’approvazione del decreto legge sulle aggressioni è immediatamente applicabile l’arresto in flagranza di reato, anche differita, per chi aggredisce un operatore sanitario”, ha spiegato Schillaci.
Ma non si parla solo di arresti. Il decreto va oltre, inasprendo le pene per chi danneggia beni mobili o immobili all’interno delle strutture sanitarie, sia pubbliche che private. Le sanzioni per questi reati prevedono pene severe, con reclusione da uno a cinque anni e multe che possono arrivare fino a 10.000 euro. Il provvedimento varato oggi al Consiglio dei Ministri mira a prevenire non solo le aggressioni fisiche, ma anche il vandalismo e i danni che compromettono il funzionamento delle strutture, mettendo a rischio il servizio pubblico.
Il provvedimento interviene modificando gli articoli 380 e 382 bis del codice di procedura penale, estendendo l’arresto obbligatorio in flagranza anche ai casi di violenza che causano lesioni personali al personale sanitario o che comportano danni materiali alle strutture ospedaliere. La vera novità, però, è l‘arresto in flagranza differita: una misura pensata per permettere alle forze dell’ordine di intervenire anche fino a 48 ore dopo l’aggressione, purché la colpevolezza dell’aggressore sia inequivocabilmente dimostrata da prove video o fotografiche. Questo intervento punta a ridurre le scappatoie legali per chi si rende responsabile di atti di violenza nei confronti dei professionisti della sanità.
Videosorveglianza e prevenzione: il piano del Governo
Non è tutto. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha annunciato che il governo sta lavorando a un piano per estendere la videosorveglianza nelle strutture sanitarie più esposte agli episodi di violenza. “L’intenzione del Governo è di prevedere nella prossima legge di bilancio una norma che ovviamente avrà adeguata copertura finanziaria per l’installazione di sistemi di videosorveglianza nelle parti delle strutture sanitarie maggiormente interessate dalle aggressioni”, ha dichiarato Mantovano.
Questa misura, che non è stata inclusa nel decreto attuale a causa della necessità di un confronto con le Regioni e il Garante della privacy, prevede un aumento dei sistemi di controllo all’interno degli ospedali. La questione della privacy, infatti, è cruciale in strutture come quelle sanitarie, dove la videosorveglianza deve essere gestita con estrema cautela. Tuttavia, secondo Mantovano, dal primo gennaio saranno posti i presupposti per attuare questo piano, con un’attenzione particolare alle aree maggiormente colpite dagli episodi di aggressione.