Guerra di cifre fra il Governo Meloni e il sindacato Uil-Fpl in merito agli aumenti salariali del nuovo contratto nazionale della Sanità nel periodo 2022-2024. L’esecutivo parla di 135 euro aggiuntivi per infermieri, funzionari e altri appartenenti alla categoria D3, mentre le simulazioni mostrano un aumento salariale attorno ai 50 euro lordi, decurtati di fatto sotto i 40 euro netti a causa dell’inflazione. Oltre all’importo nettamente inferiore, si apre anche un altro problema: l’aumento potrebbe far perdere il beneficio del taglio del cuneo fiscale, portando addirittura a una riduzione dello stipendio.
Sindacato contro il Governo
La simulazione è stata pubblicata dal Messaggero. Dopo averne preso atto, il sindacato ha inoltre aggiunto che “non vi è traccia di modifiche all’orario di lavoro sempre più urgente e necessario. Manca a tutt’oggi una definizione della mensa e del buono pasto, la cui bozza ci verrà presentata successivamente”. Da tempo i sindacati di categoria chiedono un intervento in merito ai durissimi turni di lavoro affrontati dagli infermieri, giudicati per nulla adeguati alla retribuzione media. Per quanto riguarda poi i buoni pasto, il sindacato chiede di aumentarne il valore.
Viene inoltre evidenziato come degli 1,5 miliardi di euro stanziati, 836 milioni siano già stati erogati: gran parte degli aumenti sono già arrivati con l’indennità di vacanza contrattuale, erogata in busta paga per il ritardo dei quasi 3 anni di mancato rinnovo contrattuale.
A quanto ammontano gli aumenti
Gli aumenti di 50 euro lordi differiscono leggermente a seconda della categoria: si va da un minimo di 49 euro nell’area assistenti a un massimo di 51 per il personale di supporto. Oltre a tali cifre, il personale di pronto soccorso riceverà circa 13 euro lordi aggiuntivi al mese, pari allo 0,54% dello stipendio.
I calcoli contestati
Il sindacato contesta il modo in cui il governo ha effettuato i suoi calcoli. Si parte considerando l’aumento promesso del 5,20% sullo stipendio. Tale aumento viene suddiviso in due voci:
- il 3%, che corrisponde all’indennità di vacanza contrattuale (cioè una compensazione per il ritardo nel rinnovo del contratto). Questo equivale a 85 euro lordi al mese;
- e il 2,20% che è l’aumento effettivo dello stipendio dovuto al nuovo contratto, pari a 50 euro lordi al mese.
Quindi, tirate le somme, l’aumento dovuto solo al rinnovo contrattuale è di 50 euro lordi, a cui si aggiunge una piccola parte (0,58%) che corrisponde a circa 14,40 euro lordi. Il totale dell’aumento lordo è quindi di 64,40 euro al mese. Per ottenere l’aumento netto, quello che va davvero in tasca ai lavoratori, va poi sottratto il 35% di tasse e contributi. Poi, considerando l’inflazione che ha ridotto il potere d’acquisto dei lavoratori del 17% negli ultimi anni si ottiene un aumento medio netto di circa 37 euro al mese.
Manifestazione a Roma il 19 ottobre
Uil e Cgil hanno indetto una manifestazione il 19 ottobre a Roma, per protestare contro la mancata risposta del Governo su salari, diritti e sanità. L’agitazione arriva dopo lo sciopero dei medici e degli operatori sanitari del 23 settembre e dopo altri scioperi di categoria tenutisi nel 2023.