Colf, badanti e babysitter più care a partire dal mese di gennaio a causa dell’inflazione e del mancato accordo fra le associazioni datoriali e sindacali presso il ministero del Lavoro, dove si è riunita come ogni anno la Commissione nazionale per l’aggiornamento retributivo. In caso di mancata intesa, l’articolo 38 del Ccnl prevede infatti l’adeguamento delle retribuzioni minime all’80% dell’inflazione rilevata dall’Istat al 30 settembre di ogni anno e delle indennità di vitto ed alloggio al 100% dell’inflazione rilevata. Ciò significa che le retribuzioni minime aumenteranno da gennaio del 9,2%.
La tabella degli aumenti
Gli aumenti, per le famiglie che applicano ai collaboratori domestici la retribuzione minima contrattuale, si parla di aumenti che vanno da 109 euro a 145 euro a seconda del profilo del lavoratore domestico e della mansione.
Secondo i calcoli formulati da Assindatcolf gli aumenti saranno per i lavoratori conviventi e per le baby sitter a tempo pieno. Nel caso di una badante non convivente assunto per 30 ore settimanali, l’adeguamento all’80% equivale a 85 euro in più al mese con uno stipendio minimo che mensile che passa da 926,9 euro a 1012 euro, cui vanno aggiunti il rateo del Tfr e le ferie.
Per la badante a tempo pieno convivente l’aumento sarebbe di oltre 94 euro, con una retribuzione minima che passerà da 1.026,34 euro a 1.120,76 euro, cui si aggiungerà l’aumento dei contributi che porta il totale annuo da 17.177 a 18.752 euro (1.575 euro in più).
Ancora più pesante l’impatto sulle baby sitter assunte a tempo pieno (40 ore) non conviventi: lo stipendio minimo passerà da 1.234 a 1.348,53 euro, quasi 115 euro in più a mese, mentre il costo totale annuo (comprensivo anche di contributi, tfr, ferie e tredicesima) subirà un incremento di 1.743 euro.
Non è allarmismo, sono aumenti concreti
“I sindacati, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl, Uiltucs e Federcolf, non hanno voluto accettare la proposta avanzata dalle associazioni datoriali rappresentate dalla Fidaldo di scaglionare gli aumenti dovuti a colf, badanti e baby sitter nel corso dell’anno, un modo per limitare l’impatto economico dei rincari sui budget familiari già gravati dal caro bollette e da quello benzina”, spiega Finaldo.
“Aumenti concreti, non un mero allarmismo come più volte è stato sostenuto dai sindacati, con il rischio che molti dei lavoratori oggi in regola scompaiano nel nero”, sottolinea Assindatcolf.
Un modo per alimentare il mercato nero
Il lavoro nero nel settore dei collaboratori domestici è grandissimo: il tasso di irregolarità ammonta al 52,3% contro una media nazionale del 12%. I lavoratori domestici totali sono 2 milioni e meno della metà è in regola.
A fine 2021, i lavoratori domestici dichiarati erano infatti 960 mila, in aumento rispetto alll’anno precedente ed in crescita del 12% rispetto al 201, grazie alla sanatoria che ha portato all’emersione del lavoro nero. Questo aggravio dei costi potrebbe di nuovo far invertire il trend di emersione.