Certificato di malattia telematico, via alla televisita per le assenze lavorative

Il decreto semplificazioni introduce la telecertificazione, ma manca l’accordo Stato-Regioni per renderla operativa. Cosa prevede la norma

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

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Da metà dicembre il medico di famiglia potrà rilasciare certificati di malattia anche attraverso la televisita, senza l’obbligo di una visita in presenza, sia essa in ambulatorio o a domicilio. La certificazione effettuata da remoto viene equiparata, a tutti gli effetti, a quella tradizionale. Lo spiega il nuovo decreto legge sulle semplificazioni, che è stato recentemente pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

I numeri record delle assenze

Una novità che giunge in un momento cruciale, mentre il sistema delle assenze per malattia mostra segnali di forte pressione. Secondo i dati Inps del primo semestre 2025, sono stati inviati 16,5 milioni di certificati di malattia, con un incremento del 5% rispetto allo stesso periodo del 2024. Di questi, il 76% proviene dal settore privato.

Questi numeri non descrivono solo un aumento fisiologico o contingente, ma dipingono il quadro di un meccanismo amministrativo e sanitario costantemente sotto sforzo. Una situazione dove ogni possibilità di snellimento può tradursi in un respiro più leggero per gli studi medici, intasati di pratiche.

Manca ancora l’accordo Stato-Regioni

Tuttavia, tra l’intenzione legislativa e la pratica quotidiana si staglia, almeno per il momento, un ostacolo non trascurabile. Perché la norma diventi operativa, c’è bisogno di un accordo nella conferenza Stato-Regioni che ne definisca criteri applicativi, casistiche ammissibili e modalità tecniche dettagliate.

Senza questo accordo, la promessa di semplificazione rischia di rimanere lettera morta. Per vedere attuata una norma che dovrebbe sveltire le procedure, servirà probabilmente altro tempo.

La posizione dei medici

Le reazioni dal mondo della medicina generale sono caute ma aperte. La Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) accoglie la misura, sottolineando però che la responsabilità del medico rimane inalterata, che la visita sia fisica o digitale.

La lotta ai certificati falsi, un fenomeno purtroppo non marginale, resta una priorità assoluta e dovrà essere gestita con uguale rigore anche nella nuova modalità. Per la Fimmg, la passata esperienza della pandemia ha dimostrato che la telemedicina può funzionare, ma necessita di regole chiare e uniformi su tutto il territorio nazionale.

Il paradosso dei controlli: più certificati, meno verifiche

Mentre il numero dei certificati cresce, un altro dato Inps del primo trimestre 2025 accende i riflettori su un tema parallelo e cruciale: quello dei controlli. Le cosiddette “visite fiscali” effettuate dagli ispettori dell’Istituto sono diminuite, attestandosi a circa 223mila, con un calo del 3% rispetto all’anno precedente. Questo decremento è particolarmente marcato nel settore privato (-11,4%), mentre nel pubblico si registra un lieve aumento (+7,9%).

Ancora più significativo è il rapporto tra controlli e certificati emessi: nel privato si è passati da 20 a 15 visite ogni mille certificati; nel pubblico, da 46 a 44. Una tendenza che rilancia il dibattito sulla necessità di coniugare una reale semplificazione per i cittadini onesti con controlli moderni ed efficaci, in grado di tutelare l’integrità del sistema.

L’altra novità: ricette annuali per i cronici

La riforma non si ferma ai certificati di malattia. Secondo l’articolo 62 del decreto, i pazienti affetti da patologie croniche potranno beneficiare di ricette con validità estesa fino a 12 mesi. Un decreto attuativo, previsto entro 90 giorni, dovrà disciplinare i dettagli.

Sarà compito del medico curante indicare i medicinali utilizzabili, fermo restando la facoltà di modificare o sospendere la terapia in qualsiasi momento, in base alle condizioni del paziente. Una misura che punta a migliorare la qualità della vita di chi deve convivere con malattie di lungo periodo, riducendo la frequenza degli adempimenti amministrativi.