Con l’arrivo in Italia delle prime dosi del vaccino Pfizer-BioNTech è partita ufficialmente una delle più grandi vaccinazioni di massa del nostro Paese. Ma basterà per dirsi fuori dalla pandemia? Secondo Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, no.
Noi di QuiFinanza lo abbiamo intervistato per capire meglio quali potrebbero essere gli scenari futuri e come l’allentamento delle restrizioni influirà sulla diffusione del virus e, in generale, sull’epidemia da Covid in Italia.
Riguardo al vaccino, è sicuramente una bella notizia, tanto che ha contribuito a diffondere tra la gente entusiasmo e speranza che le cose possano cambiare. Ma quanto è importante capire che non bisogna abbassare la guardia?
Sono due i fattori che fondamentalmente incidono su questo. Il primo è che ci vorranno mesi prima che il vaccino venga distribuito ad un numero sufficiente di popolazione per arrivare alla cosiddetta immunità di gregge. E il secondo è che ancora non sappiamo se il vaccino protegge dal punto di vista microbiologico. Se cioè le persone sono protette dalla malattia ma non si infettano nemmeno, perché potrebbe anche essere che il vaccino protegge dalla malattia ma non dalle infezioni, quindi di fatto aumenterebbero gli asintomatici.
Quindi il problema continuerebbero ad essere gli asintomatici?
Sì, nel caso in cui il vaccino si comportasse in questo modo.
Si è parlato tanto di terza ondata, ma cosa ci dobbiamo aspettare?
Dipende moltissimo dal tipo di misure che verranno messe in campo dal Governo e dall’impatto delle scuole. Perché in questo momento non ci sono abbastanza persone vaccinate per impedire la terza ondata. Non avendo investito su misure di prevenzione e sorveglianza attiva per bloccare la trasmissione sul campo è chiaro che siamo in una situazione in cui chiaramente non abbiamo la possibilità di fare affidamento su di essere, l’unica speranza resta il comportamento delle persone e che le scuole non contribuiscano ad innescare nuovamente la trasmissione.
A proposito di scuole, si auspica una riapertura il 7 gennaio, c’è chi afferma che sarebbe il caso di imporre la vaccinazione, quindi renderla obbligatoria per alunni e personale scolastico. È d’accordo?
Innanzitutto non ci sono abbastanza vaccini per la vaccinazione obbligatoria, quindi non si pone proprio il problema. Eventualmente potrebbe porsi il problema tra qualche mese, quando si sarà verificato quante persone hanno aderito e quanti vaccini sono disponibili.
Cosa comporterebbe un allentamento delle restrizioni e quindi una riapertura non solo delle scuole ma anche di altri luoghi di incontro, come palestre, piscine, bar e ristoranti?
Purtroppo palestre, piscine, bar e ristoranti sono sicuramente una fonte di contagio. Rappresentano il problema principale. Lo dimostra il fatto che le zone rosse sono in grado di abbassare la trasmissione mentre le zone gialle no.
Come influirà il vaccino sulla terza ondata e, in generale, sulla pandemia?
Poco, non influenzerà per nulla, perché per influenzare dovremmo raggiungere una percentuale almeno del 70% di vaccinati entro il prossimo mese. Da quello che abbiamo capito tutti questo probabilmente è un obiettivo raggiungibile a settembre/ottobre del 2021.
Nessuna influenza quindi sulla terza ondata ma si spera che qualcosa cambi in primavera-estate?
Esatto, sì tra l’estate e l’inizio dell’inverno prossimo.
Cosa potrebbe andare storto nella distribuzione e somministrazione del vaccino?
Non pensiamoci, guardiamo con ottimismo al futuro, d’altronde l’Italia è uno dei paesi con il più alto tasso di vaccinazione in Europa.
Anche se ci sono persone scettiche che ancora oggi dicono che non vogliono vaccinarsi?
Bisogna capire perché sono scettiche e perché non vogliono vaccinarsi. Queste appartengono a diverse categorie di persone. Una persona che ha una motivazione religiosa non si può convincere in nessun modo, chi magari ha dei pregiudizi pure. Però ci sono persone che sono poco informate o che hanno paura e che sono sicuramente accessibili alla comunicazione fatta bene. Non deve essere una comunicazione improntata alla polarizzazione, ma al dialogo.
Ci faccia un esempio…
Quando io ho detto che mi sarei vaccinato dopo aver visto i dati tutti quanti si sono scatenati dicendo che io non mi sarei vaccinato. Questo, di fatto, ha avuto un effetto controproducente, perché un sacco di persone che erano in dubbio o che non erano certi hanno ricevuto come messaggio che io non mi vaccinavo. Io non ho detto che non mi sarei vaccinato, ho detto una cosa completamente diversa. Questa è proprio un esempio di pessima comunicazione.
Abbiamo capito che la terza ondata è inevitabile e che le cose cambieranno probabilmente non prima della primavera-estate. Ma è presto oggi dire che ci potrebbe essere una quarta ondata?
È presto, ma d’altronde l’Inghilterra è già in piena terza ondata, quindi non stiamo parlando di cose fuori dalle possibilità.