Transizione ecologica, digitale e sociale: cambia il modo di vivere gli spazi abitativi. Intervista

Il New Green Deal europeo e il nuovo Bauhaus europeo si propongono di connettere esperienze e nuovi modi di vivere gli spazi. Ne parliamo con Andrea Colombo, Co-Founder di Tulou

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Donatella Maisto

Esperta in digital trasformation e tecnologie emergenti

Dopo 20 anni nel legal e hr, si occupa di informazione, ricerca e sviluppo. Esperta in digital transformation, tecnologie emergenti e standard internazionali per la sostenibilità, segue l’Innovation Hub della Camera di Commercio italiana per la Svizzera. MIT Alumni.

Il nuovo Bauhaus europeo impone all’Unione europea di prendere importanti decisioni per mitigare, dove possibile, le dinamiche irreversibili dell’antropogenico cambiamento climatico e al tempo stesso evidenzia l’importanza di ridisegnare le nostre città, dal modo in cui costruirle, al modo in cui organizzarle, a come viverle, per implementare una bioeconomia rigenerativa e un sistema circolare del riuso dei materiali.

Nasce un nuovo modo di promuovere ed incentivare il ripristino e l’espansione di ecosistemi globali sani, dove l’insediamento umano non è più fonte di atteggiamento quasi predatorio, ma forza riparatrice del benessere globale: sinergia, simbiosi, socialità in luogo di conflittualità, sfruttamento ed individualismo.

Cosa vuol dire tutto ciò in un contesto italiano, in un tessuto sociale molto variegato e a tratti disomogeneo? Ne parliamo con Andrea Colombo, Co-Founder di Tulou.

Una urbanizzazione community-oriented come può, nel concreto, prendere vita?

Credo che in questo momento storico, vista la situazione ambientale e l’insoddisfazione derivante dalla mancanza, sentita da molti, di un senso di appartenenza ad una comunità, le persone possano essere disponibili ad un ripensamento del loro modello abitativo e delle loro abitudini, e che questo sia il primo importante passo. A questo punto si apre un interessante scenario in cui la riscoperta di antichi valori di vicinato, collaborazione e supporto reciproco si incontrano con le esigenze e gli strumenti disponibili oggi. Il secondo passo è che venga creato il contenitore giusto perché questo incontro avvenga. È necessario uno spazio abitativo disegnato per offrire spazi privati, spazi condivisi, e tutti gli strumenti necessari per supportare questo cambiamento. Questi strumenti spaziano dal supporto alla persona fino allo sviluppo di una tecnologia che permetta di avere un impatto sostanziale sull’ottimizzazione delle risorse, l’abilitazione delle relazioni e la riduzione degli sprechi.

Riscoprire i valori dell’abitare “collaborativo” non è semplicemente dare una nuova veste alla riqualificazione urbana, ma diventa un progetto ambientale, economico e culturale. È d’accordo?

Assolutamente. Ed aggiungerei anche sociale. Cambiando il contenitore e rendendosi disponibili a cambiare le abitudini e la visione dell’abitare si può creare un impatto dirompente, e positivo, sullo stile e la qualità della vita di molte persone.

Come è possibile coniugare tecnologia e sostenibilità in un nuovo living concept?

La tecnologia deve essere al servizio della sostenibilità. Per Tulou stiamo sviluppando una app che sarà disponibile per tutti i residenti che, oltre a facilitare la comunicazione, gli incontri e i progetti, permetterà di partecipare ad un gruppo d’acquisto per i generi alimentari e ai pasti condivisi. Un solo furgone opererà la consegna dei prodotti per tutti i residenti del palazzo migliorando la carbon footprint. Inoltre l’orto condiviso sarà a disposizione dei residenti, gestito tramite l’app, così da avere frutta e verdura a km0.

“Green and blue”. Possono essere questi i due colori che stimolano la sensorialità volta al benessere psico-fisico nei nuovi living space? Perché è, oggi più che mai, importante puntare su un bilanciamento degli elementi che compongono il nuovo modo di concepire la salute se si vuole che la casa diventi un intelligente sistema di well-living?

Potrebbero esserlo, anche se per Tulou puntiamo principalmente su colori caldi per comunicare l’accoglienza e il legame alla terra che vogliamo mantenere vivo. Lo stato di salute, come sta diventando sempre più chiaro a tutti, dipende sicuramente dall’alimentazione e dall’attività fisica, ma altrettanto dall’igiene mentale, dallo stile di vita, dal livello di soddisfazione delle persone. Le persone che vivono in comunità vivono più a lungo, questo è provato da uno studio di Harvard sulla longevità. Perché in una comunità in cui le vite dei membri sono interconnesse ci si sente parte di un organismo più grande di sé e ci si sente davvero utili. Utili come genitori, amici, vicini: la sociologia definisce questo nucleo famigliare allargato come “chosen family”. È essenziale che gli elementi fondamentali per una vita sana siano a portata di mano. Buon cibo, buona compagnia, una rete di aiuto ed assistenza, spazio per l’attività fisica e per lo svago, uno spazio adeguato per il lavoro e il contatto con la natura, anche se è un po’ difficile da mantenere vivendo in città.

In un momento fortemente trasformativo per la nostra società, sollecitata da numerosi fattori esogeni, che hanno scardinato e rimodulato vecchi e nuovi paradigmi, la casa può diventare, finalmente, un habitat in cui poter crescere come individui e come comunità e non più una pura commodity?

Assolutamente sì, e non vediamo l’ora che lo diventi. È necessario allargare la visione di casa, e non limitarla più alle mura dell’appartamento privato ma includere i vicini, gli spazi condivisi e le attività di questa comunità che si viene a creare naturalmente quando lo spazio è progettato per questo.

Il rapporto annuale di Ipsos, che ha l’obiettivo di raccontare l’Italia e le reazioni degli italiani, nella sua edizione del 2022, identifica 10 temi chiave. Tra questi, il quinto evidenzia che per l’80% degli italiani oggi c’è un urgente bisogno di fare crescere il senso di comunità, mentre è vivo il sentimento di vivere in una fase complessa, fluida, ricca di fenomeni, di aperture e chiusure. Cosa vuol dire per il vostro progetto questo dato?

Questo dato conferma il nostro sentimento / la nostra intuizione e ci motiva ancora maggiormente a creare strutture che offrano tutti gli spazi, i servizi e il supporto necessario per far crescere il senso di comunità. Sicuramente stiamo vivendo una fase complessa e ricca di fenomeni contrastanti, e mi auguro che questa complessità crei l’occasione per guardarsi dentro e fare delle scelte sane, che possano davvero migliorare la qualità della vita propria e quella degli altri. Credo che il metro di una scelta sana sia proprio questo: è sana quando fa bene anche a chi abbiamo intorno.

Andrea Colombo
Andrea Colombo, Co-Founder di Tulou