Mindfulness, la potenza della consapevolezza di sé

Francesco Solinas, Business Executive Coach e Docente, ci ha spiegato come è possibile allenare la mente e "ascoltare con attenzione il nostro corpo per guardare in profondità"

Foto di Barbara Del Pio

Barbara Del Pio

Giornalista

Responsabile editoriale dei magazine di Italiaonline. Scrive di attualità, innovazione e sport. Cerca e racconta storie ed idee notevoli

Obiettivi, scadenze, vuoti da riempire, stress, pressioni, decisioni da prendere, sfide da vincere. E poi tensioni, salti nel buio, passi più lunghi della gamba, incidenti di percorso. Il quotidiano di ciascuno di noi ha a che fare con almeno una di queste cose. A volte con tutte. Abbiamo chiesto a Francesco Solinas, Business & Executive Coach e Docente, di spiegarci come la Mindfulness può essere una luce in fondo ai tunnel in cui spesso entriamo. Ci ha raccontato qualcosa di straordinario, potentissimo, possibile.

Diciamo intanto cosa non è la Mindfulness. Per esempio – hai scritto – “non è un’americanata, una moda, una tecnica”
Credo si debba sdoganare il fatto che la Mindfulness sia un’americanata o un approccio esoterico/spirituale. Innanzitutto non è un’invenzione americana. Infatti, Mindfulness è la traduzione in inglese della parola “sati”, che in lingua pali, l’antica lingua delle filosofie orientali antiche, significa consapevolezza. La radice etimologica più precisa vuol dire memoria, ricordo. Ma ricordo di cosa? Di noi stessi, consapevoli di ciò che accade momento per momento. Ricordarci che esistiamo, che abbiamo un mondo interiore. La conosciamo col termine Mindfulness perché un medico e professore universitario statunitense, Jon Kabat Zinn, negli Anni ’70 ha fondato una clinica per la riduzione dello stress, utilizzando le antiche pratiche meditative orientali come strumento terapeutico e indicando il suo approccio, appunto, col termine Mindfulness, con notevole successo e moltissimo seguito. Quindi la Mindfulness fa riferimento all’antica saggezza orientale di circa 2.500 anni fa, incredibilmente ancor oggi attuale. Non è una tecnica di rilassamento particolare o un modo per svuotare la mente e nemmeno una “spa emozionale”. È una disciplina della qualità della mente, che aiuta le persone che la seguono ad avere una mente più calma, stabile e vigile.

Consapevolezza e padronanza di sè: pensieri ed emozioni. Una cosa potentissima
Quando si parla di Mindfulness è centrale la capacità di vivere l’esperienza momento per momento. Oggi si parla tanto dell’importanza di essere consapevoli e padroni di se stessi ma cosa vuol dire davvero? Per la Mindfulness è la capacità di cogliere nel qui e ora l’esperienza che stiamo vivendo. E già questo è di per sé trasformativo perché quando siamo in contatto pieno con le nostre sensazioni, emozioni e pensieri, con mente aperta e non giudicante, il nostro agire diventa più saggio e meno “reattivo”, senza dare potere agli eventi esterni e lasciare che siano loro a guidare la nostra vita e non viceversa. È il modo con cui noi usiamo la nostra attenzione che traccia la linea di demarcazione tra padronanza o non padronanza personale.

Il lavoro, la famiglia, lo stress, gli obiettivi, le continue sollecitazioni. Che effetto ha tutto ciò sulla nostra mente?
I Monaci buddhisti considerano la nostra mente come una scimmia impazzita, che salta da un ramo all’altro in continuazione e senza sosta. Durante le nostre attività quotidiane la nostra mente si comporta un po’ come una scimmia, proiettata o verso il futuro, con il suo carico di preoccupazioni e ansie, o verso il passato, con il suo peso di risentimenti, rimorsi, rimpianti, rabbie per torti subiti, ecc.. Secondo la Mindfulness, più siamo defocalizzati dal momento presente, cioè con la mente al passato o al futuro, più viviamo tensioni, disagi che a lungo andare si traducono in una bassa qualità della vita, dispendio di energia, stress e prestazioni non all’altezza del nostro reale potenziale.

Un consiglio pratico per chi in questo momento si sente una “scimmia impazzita”?
Coltivare la consapevolezza del momento presente, cioè quello che ci succede nell’esperienza che stiamo vivendo. Questo significa invece calmare la scimmia impazzita, cioè avere una mente più calma e lucida. Il valore di questa operazione è supportato da numerosi studi scientifici. Le neuroscienze, attraverso la risonanza magnetica funzionale, hanno dimostrato che chi pratica la Mindfulness ha meno attiva l’area di default, un’area cerebrale cosiddetta del rimuginio mentale, del dialogo interno o per dirla in modo più prosaico l’area delle “seghe mentali”. Si è scoperto che chi è allenato alla pratica della Mindfulness ha meno attiva questa parte del cervello. Il che significa che la mente è meno invitata a disperdersi e si ha più il controllo delle proprie azioni. Altri studi hanno dimostrato che si riduce la produzione del cortisolo, l’ormone dello stress, e aumenta l’attività nella corteccia prefrontale sinistra deputata alle sensazioni di benessere ed equilibrio emotivo. La mente può essere paragonata all’acqua di un lago. Se una cosa la sfiora diventa instabile, si increspa. Se il lago è calmo possiamo vedere il fondo. Se siamo nei ruminii mentali l’acqua è increspata in continuazione, e non possiamo avere chiarezza in noi.

Quando e come è entrata la Mindfulness nella tua vita?
È entrata nel 2005 in un momento difficile della mia vita personale e professionale. Avevo concluso una relazione sentimentale lunga in maniera burrascosa e in più in quel momento ero in un momento complicato nel mio ruolo di manager d’azienda che mi teneva mai come in altri momenti sotto pressione. In quel periodo così duro e stressante sentivo forte il bisogno di risollevarmi e trovare un po’ di armonia. Ebbi la fortuna di essere inviato da un amico a frequentare un gruppo di meditazione. Così cominciai a praticare la Mindfulness, dapprima con curiosità e anche con un po’ di scetticismo, poi sempre con più entusiasmo grazie ai benefici che ottenevo dalla pratica. L’incontro con la Mindfulness è stato fondamentale per portare benessere nella mia vita. Oggi tutte le volte che la pratico è un’occasione per calmare la mente e prendermi cura di me.

La Mindfulness è un allenamento. Ma cosa si allena esattamente: la mente, il cuore, l’anima?
Lo strumento naturale della Mindfulness è la meditazione, che significa familiarizzare con la mente, indirizzare l’attenzione da fuori a dentro di noi, ascoltare con attenzione il nostro corpo per guardare in profondità. La meditazione è una palestra davvero potente per la nostra mente, così come si allena un muscolo del corpo ad essere più forte, possiamo allenare la nostra mente ad essere più concentrata e nel pieno controllo di sé. La meditazione può essere formale o informale. Quella formale consiste nel dedicare ogni giorno in un luogo tranquillo e libero da disturbi un po’ di tempo all’ascolto di sé, per esempio prestando attenzione al proprio respiro o alle proprie sensazioni corporee. Basta cominciare con pochi minuti ogni giorno per poi aumentare progressivamente, magari facendosi aiutare da alcune meditazioni guidate; esistono moltissime app al riguardo. Come completamento della pratica formale possiamo allenarci a essere consapevoli del momento presente in qualsiasi azione del vivere quotidiano, attraverso la meditazione informale. Dobbiamo scegliere quali sono dei momenti durante la giornata, come dei check point, durante i quali fermarci per qualche istante e portare attenzione a noi stessi per essere nell’esperienza di ciò che si vive in quel preciso momento. Ad esempio mentre scendiamo le scale per andare al lavoro, mentre prepariamo il caffè, oppure quando sentiamo emergere un’emozione, come la rabbia per esempio.

Vivere l’esperienza e la vita “momento per momento”. È questo uno degli insegnamenti fondamentali della Mindfulness
Il qui e ora è l’insegnamento fondamentale. È una pratica semplice, che ci aiuta a stare con le cose così come sono. Ma a noi essere semplici riesce di solito difficili. Tendiamo a complicarci la vita e a perdere la bellezza del momento presente. Allenarci all’attenzione del momento presente ci apre ad apprezzare quello che c’è, a mantenere una mente meno carica di aspettative e più in sintonia col mutare degli eventi. Inoltre, ci porta a mettere una lente di ingrandimento quando proviamo disagio, ad esempio nella rabbia o nella paura. La Mindfulness ci insegna né a inibire né a sfogare le nostre emozioni, bensì ad aprire la porta a tutto ciò che sorge in noi, bello o brutto che sia, fare spazio, dare il benvenuto ai nostri “ospiti” interiori. Per essere felici, il primo passo è essere consapevoli e il secondo è guardarci in profondità. Grazie a questi due passi possiamo imparare a essere più gentili con noi stessi e a puntare meno il dito del giudizio su di noi e sugli altri. Ci vuole coraggio per vedere e accogliere quello che si presenta alla consapevolezza. Entro in una stanza buia con una lampada, illumino e osservo quello che c’è. È la mente che osserva la mente.

Tutto questo può portare beneficio sia nella sfera personale che in quella professionale, corretto?
La Mindfulness ci permette di essere più calmi, vigili e stabili. Praticandola, impariamo a mantenere la calma anche nelle situazioni difficili, emotivamente rilevanti, dove le emozioni prendono il sopravvento e tendiamo a reagire istintivamente. Pensiamo ai momenti di rabbia: quel fuoco dentro che se non contenuto ci fa diventare aggressivi. Oppure all’ansia, il timore di non essere all’altezza. Ecco, in quei momenti se siamo allenati alla presenza mentale evitiamo di innescare il “pilota automatico” sotto il dominio della nostra istintività e le nostre azioni sono il frutto della piena consapevolezza piuttosto che delle nostre viscere. Un altro grande beneficio è la concentrazione, cioè la capacità di rimanere focalizzati nel momento presente, senza lasciare che la mente si disperda da ciò che è importante in quel momento. Questa qualità della mente è importante sia nella relazione, sia nelle attività quotidiane, quando le cose da fare sono tante e mantenere il focus sulle priorità è fondamentale. Le persone concentrate perdono meno tempo, non si dimenticano le cose e fanno meno errori.

“Prendersi una pausa da tutto”, spesso partono da qui i vari contributi sulla Mindifulness che ho letto. Troppo riduttivo?
Oggi è molto difficile prendersi una pausa. La vera sfida è fare le stesse cose che si fanno ogni giorno ma con un benessere interiore. Fermarsi vuol dire portare l’attenzione a sé durante le nostre giornate indaffarate. Appoggiare la consapevolezza al momento presente è una pausa “sacra”, perché diamo tregua alla nostra mente che ci fa correre in continuazione dietro al desiderio di avere di più, trattenere quello che si ha, oppure evitare tutto quello che non ci piace. Con la Mindfulness possiamo invece allentare il continuo elastico del “mi piace” e “non mi piace” che causa stress e insoddisfazione. Prendere rifugio nella pratica della consapevolezza è efficace per agire proficuamente. perché si rimane nella sfera dell’essere e non del fare, imparando a dedicare tempo a noi stessi, a rallentare il ritmo quando serve e a evitare quindi le nostre abituali reazioni automatiche agli eventi, che ci fanno disperdere molta energia perché mettiamo continui giudizi su di noi e sugli altri.

Da dove si comincia: bisogna studiare, leggere, documentarsi?
C’è un’offerta letteraria davvero notevole al riguardo. Io suggerirei alcuni testi semplici per avvicinarsi all’argomento, anche se la lettura non basta, occorre praticare!
Kabat-Zinn  – Mindfulness per principianti
Matthieu Ricard – Il gusto di essere felici
Thich Nhat Hanh  – Il miracolo della presenza mentale
Thich Nhat Hanh – La pace è ogni passo
J. Kabat-Zinn – Vivere momento per momento
Daniel Goleman – La forza della meditazione
Dalai Lama – Felicità Emotiva