Terremoto nella Big Tech che ha cambiato il mondo: che succede

Sam Altman è stato licenziato da OpenAI e nel giro di poco tempo ha trovato un lavoro in Microsoft. Ora 600 dipendenti di OpenAI minacciano di licenziarsi per seguirlo

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Nel loro braccio di ferro con il fondatore Sam Altman, i dirigenti di OpenAI non avevano messo in conto alcuni risvolti inaspettati: il papà di ChatGPT, da poco estromesso dal board, ha immediatamente trovato una nuova famiglia in Microsoft. E non solo: 600 dipendenti di OpenAI minacciano le dimissioni se l’ex capo Sam Altman non verrà riassunto.

La lettera aperta dei dipendenti di OpenAI

Con l’accelerazione impressa al settore dell’intelligenza artificiale, OpenAI ha già cambiato il mondo e ha aperto la strada a centinaia di altre aziende che sono spuntate come funghi nei cinque continenti. Ora però la startup è a un bivio.

“Al Consiglio di Amministrazione di OpenAI”, si apre la lettera dei dipendenti. La missiva contiene un durissimo attacco alla dirigenza: “Il processo attraverso il quale avete licenziato Sam Altman e rimosso Greg Brockman dal consiglio ha messo a repentaglio i risultati raggiunti e minato la nostra missione e la nostra azienda. La vostra condotta ha reso chiaro che non avete la competenza per supervisionare OpenAI”.

La dirigenza viene accusata di non essere in grado “di svolgere i propri compiti” e di avere “negoziato in malafede”.

Infine la minaccia: “Noi sottoscritti possiamo scegliere di dimetterci da OpenAI e unirci alla filiale Microsoft appena annunciata che verrà gestita da Sam Altman e Greg Brockmann. Microsoft ci ha assicurato che ci sono posizioni per tutti i dipendenti di OpenAI in questa nuova filiale qualora dovessimo scegliere di aderire. Faremo questo passo a breve, a meno che tutti gli attuali membri del consiglio non si dimettano e il consiglio nomini due nuovi amministratori indipendenti, come Bret Taylor e Will Hurd”.

E non solo: i dipendenti chiedono anche il reintegro di Sam Altman e Greg Brockman.

Timori fra gli investitori di OpenAI

L’agitazione non serpeggia solo fra i dipendenti: anche alcuni investitori di OpenAI sarebbero sul piede di guerra e starebbero meditando di fare causa alla dirigenza. Il loro timore è che la fuoriuscita di Sam Altman e Greg Brockman (così come la paventata emorragia di dipendenti) possa portare al collasso della società di intelligenza artificiale, bruciando i milioni da loro investiti.

Perché Altman è stato estromesso

Tutti gli occhi del mondo sono puntati su quanto sta avvenendo in casa OpenAI, ma i veri motivi alla base del licenziamento di Sam Altman non sono ancora chiari. Altman non era solo il cofondatore e il volto dell’industria dell’intelligenza artificiale, ma era anche l’interlocutore con il mondo della politica e il promotore di una serie di iniziative legislative volte a regolare l’intelligenza artificiale.

Microsoft e OpenAI

C’è un doppio filo che lega Microsoft a OpenAI: l’azienda fondata da Bill Gates è il principale investitore di OpenAI, con una quota del 49%. Un collasso della strartup si risolverebbe in una colossale perdita per Microsoft. Per questo motivo Satya Nadella, amministratore delegato di Microsoft, ha cercato la mediazione per riportare Altman alla guida. Ma la precondizione espressa da Altman per tornare in OpenAI è la rimozione dell’intero consiglio di amministrazione.

Il braccio di ferro fra il papà di ChatGPT e la dirigenza di OpenAI continua.