Un altro gestore rende lo Spid a pagamento: si tratta di InfoCert, che ha deciso di seguire l’esempio già adottato da Aruba nei mesi scorsi. Il servizio ora prevede un canone annuo di 5,98 euro Iva inclusa (4,90 euro al netto). Il rinnovo a pagamento di InfoCert non è automatico: chi non esprime il consenso non vedrà addebitato nulla, ma non potrà utilizzare il servizio.
Come recedere il contratto
Il rinnovo del servizio InfoCert ID avverrà solo su esplicita conferma dell’utente. Per recedere dal contratto è possibile:
- inviare una Pec all’indirizzo revoca.spid@legalmail.it;
- inviare una raccomandata a/r all’indirizzo InfoCert S.p.A., – Direzione Generale e Amministrativa – Piazzale Flaminio 1/B 00196 Roma.
Sul portale ufficiale è presente anche una sezione di supporto con Faq, una chat online con un operatore e i riferimenti per contattare il call center al numero 049 78 49 360. È possibile consultare in qualsiasi momento le condizioni generali di contratto, che restano invariate rispetto al passato. Se lo Spid scade senza rinnovo, sarà comunque possibile richiederne la riattivazione. La procedura prevista da InfoCert comporta una nuova verifica dell’identità.
Gli altri servizi gratuiti
La decisione di InfoCert, come detto, segue quella di Aruba, che nei mesi scorsi ha già introdotto un canone per lo Spid. A oggi, tutti gli altri gestori mantengono la gratuità del servizio.
Una scelta criticata dalle associazioni di consumatori, come il Codacons, che ha affermato che la situazione è “gravemente lesiva dei diritti dei consumatori” che sono stati incentivati negli anni ad attivare lo Spid per accedere ai servizi pubblici digitali. L’associazione si dice pronta a intraprendere azioni legali per ottenere rimborsi a causa dei ritardi nei finanziamenti pubblici.
Tuttavia, finché molti altri servizi restano gratuiti, l’impatto sui cittadini sarà limitato. Oltre a InfoCert e Aruba, tutti gli altri provider sono a costo zero, come
- Lepida;
- Intesi Group;
- InfoCamere ID;
- TeamSystem ID;
- Tim ID;
- Namirial ID;
- PosteID;
- Spid Italia Register;
- SielteID;
- Etna ID.
Attualmente in Italia sono circa 40 milioni le identità digitali attive, il 70% delle quali gestite da PosteID. Finché Poste Italiane manterrà il servizio gratuito, l’impatto per i cittadini sarà quindi limitato.
L’allarme di Assoutenti
Assoutenti teme che anche altri operatori possano seguire l’esempio di Aruba e InfoCert, introducendo costi a carico dei titolari di identità digitale. Così dice il presidente Gabriele Melluso:
Il rischio concreto è che ora anche gli altri fornitori potrebbero adattarsi al nuovo scenario introducendo costi a carico dei 40,5 milioni di titolari di Spid in Italia.
Per Assoutenti, alla base di questi nuovi balzelli addebitati agli utenti c’è l’insostenibilità economica del modello di Spid gratuito e i ritardi nella concessione dei finanziamenti alle società fornitrici da parte del governo, una situazione che, prosegue Melluso,
rischia di portare ad una vera e propria commercializzazione di un servizio pubblico come l’identità digitale, oramai indispensabile per compiere una miriade di operazioni. Per questo è necessario accelerare il passaggio alla Carta di identità elettronica (Cie) e la diffusione di tale strumento presso i cittadini, in modo da garantire il diritto all’identità digitale e assicurare che il servizio sia del tutto gratuito per gli italiani.
Il futuro dello Spid, cosa verrà dopo
Da tempo, il governo intende pensionare lo Spid; l’intenzione del Dipartimento per la trasformazione digitale, guidato dal sottosegretario Alessio Butti, è quella di puntare con decisione alla Carta di identità elettronica (Cie). La Carta è emessa dal Ministero dell’Interno in collaborazione con il Dipartimento per la Trasformazione Digitale ed è realizzata dal Poligrafico e Zecca dello Stato. È dotata di codici Pin e Puk per l’accesso. È inoltre disponibile un’app, CieID, che consente di usarla in assenza del lettore Nfc (Near Field Communication) e il cui uso è stato sostenuto dal governo.
Inoltre, i rapporti tra lo Stato e i gestori delle identità elettroniche sono da sempre piuttosto complessi. Quando i gestori privati di Spid hanno richiesto un sostegno economico per coprire i costi operativi e di manutenzione del sistema, il governo ha promesso un finanziamento di 40 milioni di euro, inserito in un emendamento al decreto sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che però non è stato subito erogato.
Le aziende hanno firmato le nuove convenzioni nell’ottobre 2023, ma il decreto attuativo per lo sblocco dei fondi è stato firmato solo nel marzo 2025, dopo due anni di attesa.