Microsoft accusata dall’Antitrust di concorrenza sleale per Teams. Quali conseguenze

Secondo la Commissione Europea, Microsoft avrebbe violato le norme sulla concorrenza per aver incluso gratuitamente Teams nel pacchetto Office

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Pubblicato: 25 Giugno 2024 22:01

Nuovi problemi per Microsoft: l’Antitrust ha aperto un’indagine per concorrenza sleale di Teams. Secondo la Commissione Europea, il colosso di Mountain View avrebbe violato le norme europee includendo gratuitamente la sua applicazione nel pacchetto Office, che comprende alcuni dei software più utilizzati per la produzione di documenti e la gestione di dati. 

L’Ue contro Microsoft: “Un vantaggio indebito sui concorrenti”

Secondo la Commissione europea, Microsoft avrebbe avuto un vantaggio di distribuzione illecito rispetto a tutti gli altri competitor, impedendo a questi ultimi di farle concorrenza e violando le norme europee: “Temiamo che Microsoft possa dare al proprio prodotto di comunicazione Teams un vantaggio indebito sui concorrenti, legandolo alle sue popolari suite di produttività per le aziende”, spiega Margrethe Vestager, responsabile della politica di concorrenza in Europa.

“La tutela della concorrenza per gli strumenti di comunicazione e collaborazione a distanza è essenziale, in quanto favorisce l’innovazione su questi mercati. Se confermata, la condotta di Microsoft sarebbe illegale secondo le nostre regole di concorrenza. Microsoft ha ora la possibilità di rispondere alle nostre preoccupazioni”.

Il sospetto della Commissione è che dall’aprile 2019 Microsoft abbia collegato Teams alle sue principali applicazioni Saas, limitando la concorrenza e difendendo la propria posizione di mercato.

Cos’è Teams

Ma cos’è Teams? Tra le più famose applicazioni dell’azienda, permette di combinare diverse funzioni, come organizzare riunioni, chattare, fare videochiamate, condividere file o semplicemente rimanere in contatto con amici o familiari.

La famosa piattaforma si integra con le altre applicazioni della suite di produttività Microsoft 365 e anche con software di altre aziende grazie a una serie di estensioni.

I precedenti tra Antitrust e Microsoft

Non è la prima volta che Microsoft è costretta a difendersi dalle accuse proventi dalle autorità statunitensi ed europee. Già alla fine degli anni ’90, la multinazionale decise di inserire gratuitamente all’interno di Windows Microsoft Internet Explorer per impedire l’ascesa di Netscape e del suo browser Navigator.

Sul caso intervenne l’Antitrust, che costrinse Microsoft a concedere l’accesso alle proprie Api alle aziende terze, per cinque anni. Tuttavia, questo non impedì di spazzare via la sua concorrente, che nel 2008 uscì definitivamente dal mercato dopo diversi tentativi.

A fine 2022, l’Antitrust ha cercato di impedire l’acquisizione da parte di Microsoft del gigante dei videogiochi Activision Blizzard per 69 miliardi di dollari. I motivi? L’azione avrebbe potuto “soffocare la concorrenza”. Quasi un anno dopo, Microsoft ha avuto il via libera dopo la rinuncia ad acquisire i diritti sul cloud detenuti da Activision, venduti allo sviluppatore di giochi francese Ubisoft Entertainment.

E adesso che succede?

L’infrazione potrebbe condurre a un’ingente multa per Microsoft. Tuttavia, l’azienda può ancora evitare l’apertura di una procedura di infrazione apportando una serie di modifiche alla sua offerta, come già avvenuto a partire dal 2023 quando ha iniziato a offrire una serie di nuovi pacchetti senza includere Teams.

L’azienda Brad Smith, Presidente di Microsoft, ha dichiarato che l’azienda lavorerà per “trovare le soluzioni per rispondere ai dubbi rimanenti della Commissione”.  Nel caso in cui l’Ue non fosse soddisfatta, Microsoft potrebbe ricevere una multa fino al 10% dei suoi ricavi annui. Ma quali saranno le conseguenze per gli utenti della piattaforma? Si attende un comunicato ufficiale da parte dell’azienda, che non si è ancora pronunciata sulla questione.