Il 26 settembre Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell’Unione Europea, in un aggiornamento sull’ anti-disinformation Code, dichiarava che X, ex Twitter, è “la piattaforma con il maggior numero di post con informazione scorretta o disinformazione”. Tra fake news e smentite inizia così il rapporto controverso tra Elon Musk e la Commissione europea, che formalmente ha inviato al proprietario di X una richiesta di informazioni secondo quanto stabilisce il Digital Service Act.
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Digital Service Act, X e fake news
Le affermazioni di Vera Jourova, alla fine di settembre, sono frutto di un’analisi condotta dalla Commissione Europea, che ha esaminato oltre 6000 post unici su Facebook, Instagram, LinkedIn, TikTok, X e YouTube nei paesi in cui la diffusione di fake news sembra emergere con forte propensione, ovvero Spagna, Polonia e Slovacchia.
Da qui il susseguirsi di notizie che volevano Elon Musk chiudere X in Europa, fino alla smentita di quest’ultimo, via X, che definisce la notizia riportata da Business Insider “assolutamente falsa”.
Tutto nasce dal fatto che il Digital Service Act stabilisce che i social media devono impegnarsi ad adottare misure volte a mitigare e ridurre la disinformazione, presentando alla Commissione Europea segnalazioni su eventuali comportamenti scorretti a cui si assiste all’interno della community di interesse.
I servizi della Commissione europea, pertanto, hanno formalmente inviato a X, ex Twitter, una richiesta di informazioni, secondo quanto stabilisce il Digital Service Act, riconducibile al fatto che i servizi della Commissione hanno ricevuto indicazioni circa la presunta diffusione di contenuti illegali e di disinformazione ed in particolare la diffusione di contenuti terroristici e violenti e di incitamento all’odio, dopo l’attacco di Hamas in territorio israeliano.
X e il conflitto tra Israele e Hamas
Il conflitto tra Israele e Hamas sta suscitando forti emozioni. Video di ostaggi, corpi decapitati. I social network sono stati inondati da immagini di violenze e tentativi di disinformazione.
«In seguito agli attacchi terroristici perpetrati da Hamas contro Israele, abbiamo indicazioni che la sua piattaforma è utilizzata per diffondere contenuti illegali e disinformazione nella Ue», si legge nella lettera, pubblicata su X, che Breton ha inviato a Musk chiedendogli di prendere provvedimenti immediati.
Centinaia di account legati a Hamas sono stati rimossi da X. La Ceo della piattaforma, Linda Yaccarino, ha fatto sapere che la piattaforma ha anche intrapreso “azioni per rimuovere o etichettare decine di migliaia di contenuti, dopo l’avvio dell’escalation nella Striscia di Gaza”, smorzando i toni che lo stesso Musk aveva, invece, rafforzato pubblicando una risposta polemica sul suo social: “La nostra politica è che tutto è open source e trasparente, un approccio che so la Ue supporta. Per favore elenchi le violazioni a cui fa riferimento, così che il pubblico possa vederle. Molte grazie”.
DSA, il primo procedimento è proprio contro X
La richiesta della Commissione, tuttavia, non rimane circoscritta a queste fattispecie, ma riguarda anche il rispetto di altre disposizioni del Digital Service Act, come la gestione dei reclami, valutazione dei rischi e misure volte ad attenuare i rischi individuati.
Quello rivolto a X è il primo procedimento sulla base di quanto disposto dal Digital Services Act (DSA) e segue, appunto, una prima lettera di avvertimento inviata dal Commissario europeo per il Mercato interno e i servizi, Thierry Breton.
La richiesta d’informazioni inoltrata a X è un primo passo per accertare violazioni sistematiche e sistemiche sulla base del Digital Service Act, ma potrebbero esserci ulteriori e pesanti sanzioni pecuniarie. Le multe possono arrivare al 6% del fatturato dell’azienda responsabile.
La richiesta di informazioni
La richiesta di informazioni è un documento di circa 40 pagine, che contiene una serie di domande specifiche. La risposta di X deve pervenire entro il 31 ottobre per le richieste meno urgenti.
Di fronte a questi accadimenti Thierry Breton ha dichiarato: “L’obiettivo è proteggere i nostri cittadini e le nostre democrazie, garantendo agli utenti un ambiente sicuro e fonti d’informazione affidabili, anche in tempi di crisi”.
Gli altri social
La Commissione ha lanciato degli avvertimenti preliminari anche al gruppo statunitense Meta, ovvero a Facebook e Instagram, l’11 ottobre e a TikTok il 12 ottobre.
Con riferimento a Meta, Thierry Breton ha citato la disinformazione riguardo a elezioni nei paesi europei, soffermandosi sulle elezioni legislative del 15 ottobre avvenute in Polonia e sulle elezioni europee del giugno 2024.
Verso Tik Tok la Commissione ha affermato che “essendo la piattaforma molto usata da bambini e adolescenti, avete il dovere di proteggerli da contenuti violenti, che invece sembrano circolare senza controlli di sicurezza”.
Cosa deve fare X
Prima dell’entrata in vigore del Digital Service Act, X si era ritirata da un gruppo europeo di supervisione e a settembre Elon Musk comunicava di aver dimezzato il team interno che si occupava di monitorare e limitare la disinformazione e i tentativi d’influenzare le elezioni in vari paesi.
Le principali disposizioni introdotte dal Digital Service Act sono gli obblighi in materia di valutazione e attenuazione dei rischi connessi alla diffusione di contenuti illegali, alla disinformazione, alla violenza di genere e agli eventuali effetti negativi sull’esercizio dei diritti fondamentali, sui diritti dei minori, sulla sicurezza pubblica e sul benessere mentale.
I servizi della Commissione hanno la facoltà di chiedere ulteriori informazioni a X al fine di verificare la corretta attuazione del regolamento.
X deve fornire ai servizi della Commissione le informazioni richieste in queste ore per quanto riguarda le domande relative all’attivazione e al funzionamento del suo protocollo di crisi ed entro il 31 ottobre 2023 per le altre domande. Sulla base dell’esame delle risposte di X, la Commissione valuterà le prossime tappe, che potrebbero includere l’avvio formale di un procedimento a norma dell’articolo 66 del regolamento sui servizi digitali.
A norma dell’articolo 74, paragrafo 2, del Digital Service Act, la Commissione può infliggere sanzioni pecuniarie per la fornitura di informazioni inesatte, incomplete o fuorvianti in risposta a una richiesta di informazioni. In caso di mancata risposta da parte di X, la Commissione può decidere di chiedere le informazioni mediante decisione. In tale circostanza la mancata risposta entro il termine potrebbe comportare l’imposizione di penalità di mora.
Il Digital Service Act
Il Digital Service Act, che comprende i principi generali e solide garanzie per la libertà di espressione e altri diritti degli utenti, è uno dei pilastri della strategia digitale dell’UE e stabilisce nuovi standard di forte rilevanza in materia di responsabilità delle piattaforme online per quanto riguarda:
- la disinformazione
- i contenuti illegali, tra cui forme illegali di incitamento all’odio
- altri rischi per la società.
Il 25 aprile 2023 la Commissione ha designato 19 piattaforme online di dimensioni molto grandi e motori di ricerca online di dimensioni molto grandi sulla base del fatto che il loro numero di utenti è superiore a 45 milioni, equivalente al 10% della popolazione dell’Unione.
Alla fine di agosto 2023 il Digital Service Act è diventato giuridicamente vincolante per le piattaforme online di dimensioni molto grandi designate e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi designati.
Il Digital Service Act mira a rafforzare la posizione degli utenti online e a proteggerli, imponendo ai servizi designati di valutare e attenuare i rischi sistemici e di fornire strumenti solidi di moderazione dei contenuti.
In base al Digital Service Act gli Stati membri devono designare entro il 17 febbraio 2024 il coordinatore dei servizi digitali, un’autorità indipendente incaricata di vigilare sulla conformità dei servizi online stabiliti nel loro territorio. A tempo debito l’autorità indipendente designata dagli Stati membri in conformità alla raccomandazione potrà assumere il ruolo di coordinatore dei servizi digitali ai sensi del Digital Service Act.
Gli Stati membri devono rafforzare la risposta ai contenuti illegali online
La Commissione ha pubblicato poche ore fa una serie di raccomandazioni per gli Stati membri, invitandoli a coordinare la loro risposta alla propagazione e all’amplificazione di contenuti illegali quali i contenuti terroristici o le forme illegali di incitamento all’odio, prima che possano portare a una grave minaccia per la sicurezza pubblica.
L’obiettivo è che gli Stati membri sostengano la Commissione nel garantire che le piattaforme e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi si conformino pienamente ai nuovi obblighi previsti dal Digital Service Act, in anticipo rispetto al termine entro il quale gli Stati membri devono attivarsi per l’applicazione del regolamento stesso.
Il regolamento stabilisce una serie di norme per un ambiente online sicuro, prevedibile e affidabile nell’UE, in cui siano rispettati i diritti fondamentali, in particolare la libertà di espressione e di informazione.
Coordinamento dell’azione per contrastare i contenuti illegali
Mediante la raccomandazione la Commissione incoraggia gli Stati membri a designare fin d’ora, prima del termine legale del 17 febbraio 2024, un’autorità indipendente che partecipi a una rete di potenziali coordinatori dei servizi digitali.
La Commissione propone un meccanismo di risposta agli incidenti che definisce a grandi linee la cooperazione tra la Commissione e tale rete in risposta alla diffusione di contenuti illegali online, in particolare nel caso in cui presentino un evidente rischio di intimidazione di gruppi della popolazione o di destabilizzazione delle strutture politiche e sociali nell’Unione.
Il meccanismo includerebbe:
- riunioni periodiche sulla risposta agli incidenti per discutere le buone pratiche e le metodologie
- una comunicazione e uno scambio a cadenza periodica di informazioni raccolte a livello nazionale
Le informazioni ricevute dalla rete possono fornire alla Commissione elementi di prova per esercitare i suoi poteri di vigilanza e di indagine a norma del regolamento sui servizi digitali.
Laddove ciò sia giustificato da circostanze eccezionali quali un conflitto armato internazionale o attacchi terroristici, la Commissione incoraggia le piattaforme online di dimensioni molto grandi e i motori di ricerca online di dimensioni molto grandi a elaborare protocolli per gli incidenti che siano pertinenti per la situazione specifica.
La raccomandazione si applicherà fino al 17 febbraio 2024. Dopo tale data sarà pienamente applicabile il quadro di esecuzione stabilito nel Digital Service Act, compreso il comitato per i servizi digitali, che sarà composto da coordinatori indipendenti dei servizi digitali degli Stati membri.