Caricatore universale obbligatorio dal 28 dicembre per tutti i dispositivi elettronici

Dal 28 dicembre in tutti i Paesi Ue, e dunque anche in Italia, scatta l'obbligo del caricabatterie universale: cosa cambia e tutti i vantaggi

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Pubblicato: 27 Dicembre 2024 16:03

Domani sabato 28 dicembre entra in vigore la direttiva approvata dall’Unione europea due anni fa che mira a ridurre la quantità di rifiuti elettronici in circolazione e allo stesso tempo a semplificare gli acquisti dei consumatori. Una delle novità principali riguarda l’introduzione del caricatore universale USB-C per tutti i dispositivi elettronici vendenti nei Paesi Ue, che permetterà di utilizzare lo stesso cavo di ricarica per un numero sempre maggiore di apparecchi.

La direttiva europea potenzialmente è dirompente, perché potrebbe influenzare anche altri Paesi, fissando magari uno standard globale e spingendo gli altri Paesi a seguire le stesse orme. Questo, semmai si avverasse, riposizionerebbe anche Bruxelles, restituendole un po’ di autorevolezza – seppur ancora troppo blanda – sul piano internazionale.

Il caricatore universale

La direttiva Ue approvata nel 2022 stabilisce che tutti i dispositivi elettronici venduti nell’Unione devono ora essere dotati di una porta USB-C per la ricarica, creando così un unico standard che sostituirà le innumerevoli (troppe) varianti di cavi e adattatori in commercio.

Questa piccola grande rivoluzione interesserà dispositivi di ogni tipo. La normativa, che entra in vigore dal 28 dicembre 2024 e che si applica a smartphone, tablet, fotocamere digitali, cuffie, auricolari, altoparlanti portatili, e-reader, tastiere, mouse e sistemi di navigazione, ha come obiettivo di fatto quello di semplificare la vita dei consumatori, riducendo la necessità di acquistare nuovi cavi ogni volta che si compra un nuovo dispositivo.

Ma soprattutto ha un impatto green per nulla trascurabile: Bruxelles stima che questa misura contribuirà a ridurre sensibilmente i rifiuti elettronici generati dai caricatori inutilizzati, che ogni anno ammontano a circa 11mila tonnellate.

L’altro aspetto importante è che la velocità di ricarica non cambia. La nuova normativa prevede che i dispositivi compatibili con il caricabatterie universale possano essere ricaricati alla stessa velocità, indipendentemente dalla marca del caricatore. In questo modo, tutti noi avremo più flessibilità, evitando di doverci preoccupare delle differenze di performance e durata dei caricabatterie dei vari produttori.

Stop alla vendita obbligatoria di nuovi cavi dal 2026

Ma le novità non finiscono qui. Dal 28 aprile 2026 ne scatterà un’altra: i produttori non saranno più obbligati a includere un nuovo caricabatterie in ogni confezione di telefoni, pc, tablet e in tutti gli altri dispositivi. Ciò significa che potremo continuare ad utilizzare i nostri cari vecchi cavi per ricaricare anche i nuovi device, contribuendo così a ridurre la quantità di plastica e di materiali elettronici destinati allo smaltimento.

Altro plus: questa misura dovrebbe portare a un risparmio di circa 250 milioni di euro l’anno per le famiglie europee, evitando acquisti superflui di caricabatterie.

Teniamo presente che la sola opzione di riparare gli smartphone allungandogli la vita di un anno anziché buttarli ci farebbe ridurre i rifiuti elettronici di ben il 20%.

Il caso Apple

Come ovvio, di fronte alla novità targata Ue non tutte le aziende hanno gioito, anzi. Tra queste, l’opposizione più dura l’ha mossa Apple. Ma la direttiva è inflessibile e stabilisce che anche i dispositivi della “mela morsicata” si devono adeguare alla nuova normativa.

Come dichiarato dal commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, l’introduzione del caricatore universale è una misura che riguarda tutti i produttori e non è pensata per colpire alcuni colossi in particolare. “Non costringiamo nessuno a entrare nel mercato interno, ma le regole devono essere le stesse per tutti”, aveva dichiarato durante la presentazione della direttiva nel 2022.