Referendum Jobs Act della Cgil: dove firmare e quali sono i 4 quesiti

La Cgil ha dato il via alla raccolta di firme per richiedere il referendum abrogativo del Jobs Act. L'obiettivo è raggiungere 500.000 sottoscrizioni, poi potrà avere luogo il referendum vero e proprio

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

La Cgil ha messo il Jobs Act nel mirino: la più importante sigla sindacale d’Italia ha indetto una raccolta di firme per un referendum di modifica della riforma del lavoro voluta a suo tempo dal governo Renzi. I quesiti sono quattro e vanno a riscrivere i capisaldi dei rapporti di forza fra datori di lavoro e lavoratori. Lo slogan dell’iniziativa è “Per il lavoro stabile, dignitoso, tutelato e sicuro ci metto la firma”.

Cos’è il Jobs Act

Sotto il nome di “Jobs Act” va quella serie di riforme attuate fra il 2014 e il 2016 con le quali il governo guidato da Matteo Renzi ha introdotto il concetto di un contratto unico con tutele crescenti. In sintesi, in caso di licenziamento illegittimo l’ex lavoratore riceve una tutela proporzionale agli anni di anzianità in azienda. Il Jobs Act andò a modificare lo statuto dei lavoratori e, in particolare, l’articolo 18 che permette il licenziamento solo per giusta causa. Con la riforma, venne imposto un periodo di 3 anni in cui ai contratti a tempo indeterminato non si applicavano le vecchie tutele. Ma il Jobs Act conteneva poi tutta una serie di altre innovazioni.

La ratio del provvedimento era quella di rendere più flessibile e dinamico il mondo del lavoro, così da offrire un volano alle aziende che, a loro volta, avrebbero prodotto più ricchezza per il Paese e, in ultima istanza, anche per i ceti meno abbienti. Per la Cgil il Jobs Act fu invece il colpo di grazia ai già tartassati lavoratori dipendenti, soprattutto ai più fragili.

I 4 quesiti del referendum della Cgil sul Jobs Act

Il primo quesito si intitola “Abrogazione delle norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamenti illegittimi“. Il quesito punta a cancellare quelle norme sui licenziamenti del Jobs Act che consentono alle imprese di non reintegrare un lavoratore licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015.

Il secondo quesito è “Abrogazione delle norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese“. Chi firma per il “sì” intende cancellare il tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato nelle piccole aziende, affinché sia il giudice a determinare il giusto risarcimento senza alcun limite.

Il terzo quesito si intitola “Abrogazione delle norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine“. Lo scopo di chi vota “sì” è quello di cancellare la liberalizzazione dei contratti a termine per limitare l’utilizzo a causali specifiche e temporanee.

Il quarto e ultimo quesito è “Abrogazione delle norme che impediscono, in caso di infortunio sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante“. Si punta a cancellare la norma che esclude la responsabilità solidale delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto, in caso di infortunio e malattia professionale del lavoratore.

Dove votare per il referendum sul Jobs Act

Attenzione: al momento è attiva la raccolta di firme per chiedere il referendum. Se la Cgil, che ha ricevuto il sostegno del Pd, riuscirà a ottenere 500.000 firme (come prevede l’articolo 75 della Costituzione), si passerà poi al referendum vero e proprio.

La firma per chiedere il referendum abrogativo di quattro punti del Jobs Act può essere richiesta presso i banchetti disposti dalla Cgil in vari punti delle principali città. In alternativa è possibile firmare comodamente da casa propria collegandosi al sito https://www.cgil.it/referendum e compilando il form. Dopo la compilazione, si dovrà seguire l’iter proposto. Il cittadino verrà instradato alla sottoscrizione di un contratto gratuito per il rilascio di un certificato di firma elettronica qualificata. Per procedere occorrerà loggarsi tramite Spid o Cie. Alla fine dell’iter, si riceverà un mail attestante l’avvenuto voto. In alternativa, è possibile recarsi presso una sede della Cgil per chiedere di poter votare o di essere assistiti durante l’iter del voto elettronico.