Allarme siccità: mancano le risorse e le città corrono ai ripari. Il Governo pensa a un piano per contrastare le conseguenze negative dei cambiamenti climatici, riconoscendo – in alcuni casi – un risarcimento per i danni subiti.
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Siccità: cosa sta succedendo nelle città e perché è scattato lo stato di emergenza
L’Italia è di nuovo in uno stato di emergenza, e questa volta non è per l’emergenza Covid. La pandemia, nonostante i numeri della curva dei contagi stiano di nuovo preoccupando gli esperti, questa volta non c’entra niente.
L’allarme è scattato per una carenza di risorse, soprattutto idriche, a cui stanno andando incontro diverse città Italiane. Il problema con cui dover fare i conti ora è la siccità: manca l’acqua e sono diversi i Comuni che rischiano di doverla razionare.
E così, dopo numerosi decreti ad hoc varati per regolare l’inasprimento o il rallentamento delle restrizioni anti contagio, il Governo si è messo a lavoro per far fronte a un’altra emergenza: dallo stop dell’acqua nelle ore notturne ai fondi da destinare agli indennizzi per chi sta subendo ingenti danni da questa situazione.
Allarme siccità: chi può chiedere il risarcimento
Gli indennizzi in arrivo con la conferma dello stato di emergenza non sono da confondersi con bonus o aiuti inviati indistintamente alle città in difficoltà. Come spiegato, infatti, i fondi per contrastare la crisi idrica in Italia andrebbero ad agire come dei veri e propri risarcimenti, destinati a chi a causa di questa emergenza – come azienda o come imprenditore – sta subendo dei danni (legati alla mancanza di acqua in città o nel territorio dove ha sede la propria attività).
Non è ancora chiaro come andranno ad agire in questo senso, se si dovrà fare domanda o se invece seguiranno la stessa logica degli aiuti riconosciuti durante il lockdown.
Quello che sappiamo per certo, a oggi, è che il risarcimento dovrebbe scattare quando chi ha subito uno stop lavorativo o un danneggiamento ai propri prodotti potrà dimostrare un danno pari o superiore al 30 per cento del fatturato della propria azienda.
Crisi idrica: le Regioni che rischiano di rimanere senza acqua
Come segnalato da Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, ci sono oggi delle regioni che rischiano veramente di rimanere senza acqua.
La crisi idrica sta interessando soprattutto:
- Lombardia;
- Piemonte;
- Emilia Romagna;
- Umbria.
Ci sono inoltre alte probabilità che l’emergenza in questo caso si estenda anche a Veneto e Lazio.
Saranno allora questi i territori destinatari degli aiuti al vaglio dell’Esecutivo? Anche in questo caso, la strategia è ancora da definire (mentre non è da escludere che altre regioni vadano ad aggiungersi, purtroppo, a quelle appena elencate).
Fino a oggi iniziative del genere erano state per lo più circoscritte e promosse dalle amministrazioni territoriali. In Toscana per esempio, nel 2018, era stato approvato un riconoscimento del carattere di eccezionalità per la siccità. L’anno scorso degli indennizzi erano stati riconosciuti dalla regione Umbria per lo stesso motivo. Nelle Marche, invece, nel 2017 è stato possibile richiedere degli aiuti per far fronte alle calamità naturali (tra cui anche periodi di siccità).
È la prima volta, però, che l’emergenza si è manifestata (nello stesso momento) su tutto il territorio nazionale, costringendo il Governo centrale a intervenire.
E tra crisi del grano, taglio delle materie prime e cambiamenti climatici c’è chi parla già della tempesta perfetta.