Variante Covid, boom di casi: le regioni a rischio

Sono ben otto le regioni italiane in cui i dati portano a pensare ad un’estate difficile nella lotta alla pandemia: la sottovariante di Omicron spinge il Covid

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Redazione

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L’ultimo monitoraggio sull’andamento pandemico pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità, integrato con i dati diffusi dal ministero della Salute, ci restituisce un quadro davvero allarmante: l’indice di trasmissibilità Rt medio nell’ultima settimana è pari a 1,07, ha superato dunque la fatidica soglia epidemica di 1 e preoccupa tutti gli scienziati più esperti in materia, a partire dal fisico Roberto Battiston, che al Corriere della Sera ha dichiarato come “non è chiaro cosa possa limitare la diffusione del virus in queste condizioni, con numeri che potrebbero anche peggiorare nelle prossime settimane”.

L’esperto – tra le voci più ascoltate dell’intero panorama nazionale ed europeo – fa riferimento alle condizioni inevitabili di minor attenzione dovute all’arrivo dell’estate: mascherine sempre meno presenti sui volti delle persone, purtroppo anche in luoghi molto affollati, e occasioni di frequentazione che appunto si moltiplicano in ogni città italiana. Sono ripartiti concerti e fiere, manifestazioni di piazza e grandi eventi, sono in corso le elezioni amministrative e i comizi pullulano da Nord a Sud.

Covid, forte crescita dei casi: quali regioni sono a rischio

L’incidenza dei nuovi casi, 504 ogni 100 mila abitanti, è cresciuta in una settimana del 62 per cento. La variante corre in 8 regioni, con la Sardegna in testa (680,7 casi su 100 mila abitanti), ma sono a rischio alto anche l’Abruzzo (533,1 casi), l’Emilia-Romagna (512), il Friuli-Venezia Giulia (552,4), il Lazio (672,7), la Sicilia (563,2), l’Umbria (560,9) e il Veneto (623). In particolare, ci sono due regioni che vedono la loro situazione ancora più a rischio: si tratta della Sicilia e dell’Umbria, che hanno superato pure la soglia di allerta (15%) per l’occupazione di posti letto riservati ai malati Covid.

La soglia delle terapie intensive a livello nazionale ora è al 2,2%, un dato mai raggiunto nell’ultimo periodo e che tutti speravamo di esserci lasciati definitivamente alle spalle. Preoccupa moltissima la velocità con cui si sta impennando: solo una settimana fa il valore si attestava all’1,9%. La colpa è principalmente della più contagiosa sottovariante del virus, la Omicron BA.5, che ha fatto riacquistare vigore e forza all’epidemia.

L’arrivo del sesto vaccino per contrastare l’impennata delle varianti

Sul fronte vaccinale, poi, sono ancora 6,85 milioni le persone che attualmente residenti in Italia non hanno ricevuto nemmeno una dose di vaccino. Negli ultimi giorni (in particolare nel pomeriggio di giovedì 23 giugno) dall’Agenzia europea dei medicinali (Ema) è arrivato il via libera al vaccino Valneva, somministrabile per la fascia d’età che va dai 18 ai 50 anni. Si tratta del sesto vaccino autorizzato dall’inizio della pandemia ed è stato prodotto dall’omonima casa farmaceutica francese, che però vanta sedi anche in Scozia, in Austria, in Canada e negli Stati Uniti.

La buona notizia è che contro le sottovarianti di Omicron avrebbe un effetto particolarmente severo che permetterebbe di ridurre al minimo effetti e sintomi. Ma molto presto potrebbe tornare utile anche un siero a mRNA italiano messo a punto dalla start-up Fondo Ricerca Medica, di cui si attendono gli ultimi verdetti della sperimentazione sull’uomo. Se a livello generale, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), i casi nel mondo continuano a calare, purtroppo in Europa c’è una ripresa e l’Italia non fa eccezione.